Capitolo 21.2

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CATHERINE

Era passata un'ora da quando ero arrivata al pronto soccorso e non desideravo altro che andarmene.

<<Harry, novità?>> Il mio collega si trovava vicino a me, con la giacca appoggiata alla sbarra in metallo e le maniche della camicia arrotolate per farsi prelevare il sangue; mi aveva raggiunto dopo circa venti minuti ed era rimasto al mio fianco per il resto del tempo, anche se occasionalmente era andato a controllare lo stato di salute dei nostri colleghi. La squadra stava bene ma l'attacco aveva sorpreso tutti.

<<Nulla di utile... nell'abitazione di quel pazzo non hanno trovato niente. Ora si stanno concentrando sui filmati con Jane Denver. Abbiamo inviato alcuni agenti a Gilbert per controllare la situazione: tutto nella norma. Sembra che il laboratorio non si mai esistito... non è possibile. Per quanto riguarda l'incendio dovremo aspettare che la struttura sia messa in sicurezza.>>

Annuii ascoltandolo distrattamente: in verità mi aspettavo di ricevere questo tipo di risposta.

<<Harry riesci a scoprire chi è stato selezionato per la custodia di Marc D'Owel? Voglio accertarmi che si tratti di qualcuno di competente. Non devono lasciarlo da solo nemmeno per un minuto.>>

<<Ci metterò un secondo.>> E si allontanò dal pronto soccorso, raggiungendo il corridoio adiacente dove si trovava la sala d'attesa.

Nel frattempo giunsero anche Isabella, Lilith e Tara in ospedale, accompagnate da Victoria Morales che stava parlando con sua figlia, dietro alle altre due donne. Victoria indossava il suo camice ma non l'avevo vista in pronto soccorso quel giorno.

<<Catherine come stai?>> Lilith mi raggiunse subito, cercando con lo sguardo anche Diana.

<<Siamo sani e salvi, a parte qualche graffio.>>

Guardai anche il mio collega che era ancora al telefono, poi mi rivolsi alle donne che mi erano intorno: Victoria Morales in particolare si teneva distante da me e cominciai a pensare che il motivo di tale comportamento fosse che avesse agito senza consultarsi con me.

Era sparita per alcuni giorni, quindi quella era la mia unica ipotesi. Tara invece la vedevo persa, ma poteva essere colpa di tutto quello che stava affrontando.

<<Dovevamo aspettarci qualcosa del genere.>> Isabella, l'amica di Tara, mi guardò dispiaciuta. Lilith continuò a rimanere al mio fianco, osservandomi con cautela, come se potessi spezzarmi da un momento all'altro, ma sapeva bene che non sarebbe successo.

Il piano aveva incontrato un ostacolo improvviso ma ci stavamo ancora muovendo.

<<Come faremo adesso?>>

<<Dopo che la struttura sarà messa in sicurezza potremo cercare prove... quelle rimanenti. Per quanto riguarda le celle, non dovrebbero esserci stati danni->> ma prima che potessi terminare la mia frase, Tara mi fissò e disse: <<Potrebbero... se i circuiti si sono fusi. Erano nascoste dietro alle pareti.>> A quel punto dubitai persino della possibilità che il laboratorio fosse ancora utile per il processo, ma non avrei perso la speranza: <<Cercheremo comunque.>>

La ragazza bruna sospirò e lanciò un'occhiata alla madre che annuì: <<Io e Victoria abbiamo qualcosa che dobbiamo dirvi.>>

La dottoressa a quel punto si fece avanti e ci spiegò il motivo della sua assenza, confermando i miei dubbi e le mie preoccupazioni: era andata a parlare con l'ex marito, sperando di poterlo fare confessare, ma mettendo, in quel modo, a rischio la sua vita. Aveva chiesto a Tara di non dire nulla a nessuno proprio perché sapeva che non le avremmo permesso di farlo. La sua impulsività però aveva ripagato.

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now