Capitolo 5.2

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LILITH

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LILITH

Quando riaprii gli occhi delle luci bianche e intense colpirono le mie iridi ancora deboli e un bip continuo minacciava di scatenare un altro mal di testa insopportabile: mi lamentai silenziosamente quando alzando il capo, cominciò a dolermi.

<<Dovresti riposare, hai preso un brutto colpo...>> la voce consolante e dolce di Diana accompagnò il mio stato di confusione dopo il risveglio, poi quando la stanza si fece meno sfuocata, vidi le mie due amiche accanto al lettino di quello che doveva essere l'ospedale.

Ci mancava solo questo...

<<Tranquilla, ci siamo assicurati che non ci fossero notizie dell'aggressione, per evitare di dover scacciare giornalisti che voglio assillarti>> disse Catherine portando la mano alla mia spalla e stringendola in un gesto di conforto: mi sorrise con cautela e guardò Diana che stava controllando una cartella medica.

<<Non ci sono danni permanenti, nemmeno gravi... un leggero trauma cranico che dobbiamo però tenere sotto controllo...>> commentò la bionda osservando me e la detective dopo aver consultato il suo tablet, in cui dovevano essere tenute tutte le cartelle mediche che le servivano.

Ero sollevata dall'udire buone notizie sul mio stato fisico, ma lo shock degli eventi recenti mi colpii in pieno, lasciandomi di nuovo in uno stato di agitazione viscerale. Quell'uomo che mi aveva aggredito doveva essere uno scagnozzo di Marc D'Owel.

Credeva di essere astuto? Avevo notato che le minacce per posta e fisiche erano iniziate dopo che mi ero rifiutata di approvare dei progetti di questo scienziato da quattro soldi. Marc D'Owel era un megalomane, machiavellico ma in modo negativo e delle volte persino infantile ed impulsivo, che non tollerava sentirsi dire di no.

Quello stesso anno avevo partecipato al consiglio scientifico della New Science Society di Phoenix per i finanziamenti di progetti e sperimentazioni nei limiti del territorio dell'Arizona, era stato un obbligo come scienziata quello di essere presente durante le riunioni e quello di votare per le varie proposte... se solo avessi saputo che avrei ottenuto questo orrore da un semplice no. Più volte mi ero rivolta alla polizia e più volte nessuno era stato capace di fare nulla: per fortuna Catherine aveva pensato di occuparsi lei stessa di investigare sul mio caso ed era decisa a portare dietro le sbarre chiunque fosse il responsabile dei miei tormentati estenuanti.

Avevo paura a tornare a casa da troppo tempo e volevo sentirmi di nuovo al sicuro, proprio come mi aveva fatto sentire lei.... Tara. La stessa Tara che quel giorno mi aveva salvato la vita ma anche stravolto l'esistenza.

La sua giacca che mi aveva prestato per tenermi al caldo, si trovava appoggiata ad una sedia: la osservai con attenzione, sperando che mi fossi sbagliata; purtroppo io avevo una buona memoria.

Cominciai a riflettere per non essere avventata: la giacca era poco comune, ma questo non voleva dire che nessun altro l'avesse indossata il giorno dell'incidente. Nonostante questo, dovevo ammettere che il centro era un posto frequentato quotidianamente da Tara e sapevo che adorava camminare quando aveva tempo, persino tardi la notte.

Injection: Phoenix RiseOnde histórias criam vida. Descubra agora