Capitolo 7.1 - "Attrazione febbrile"

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 Mi scuso in caso ci siano errori. Mi impegnerò a sistemare tutto (se volete avvertirmi, apprezzo molto). Buona lettura!

***

<<Lilith sei ferita anche tu... non me la sento di->>

<<Non sto male, credimi. Lei ha bisogno d'aiuto- adesso>>

<<Dovrebbe andare in un ospedale!>>

<<No- sembrava terrorizzata.>>

<<... tornerò domani...>>

Le mie orecchie percepirono quelli che dovevano essere i frammenti di una conversazione; sentii una porta chiudersi e un sospiro debole alla mia destra: ero sistemata sopra qualcosa di morbido, forse un materasso, le mie dita accarezzarono delle lenzuola e mi rilassai istintivamente. Il materasso si piegò vicino a me e una mano entrò in contatto con la mia guancia e le sue dita toccarono dolcemente la pelle accaldata. Quando aprii le palpebre lentamente la prima cosa che vidi mi riempii il cuore d'emozione, non mi aspettavo di vedere Lilith seduta accanto a me: mi guardava preoccupata, con i suoi occhi verdi che mi facevano impazzire e che desideravo vedere da giorni; la sua fronte era increspata da linee di stanchezza, perciò alzai la mia mano verso di lei, toccandola delicatamente e facendo scivolare l'indice sul naso, poi le sorrisi con innocenza quando arrossì e ruppe il contatto visivo:

<<Preferisco vederti sorridente anche se sei bella in ogni istante>> sussurrai fissandola come incantata. Non doveva essere all'ospedale?

Trattenni il fiato iniziando ad allarmarmi, ma bastò un suo sorriso a rincuorami e calmare ogni ansia: <<Non c'è nessuno che ti può aiutare..?>> mi domandò con cautela, ma sapevo che la sua era gentilezza.

<<Isabella è fuori città>> le risposi a bassa voce, quasi temendo di rompere quel momento di intimità che mi stava concedendo. Mi trovavo nella sua stanza? Era troppo buio per delineare gli oggetti della camera, ma la finestra coperta dalla tenda era colpita dai raggi lunari e mi permetteva almeno di vedere il volto del mio angelo: dopo averla osservata per bene, grazie anche alla sua distrazione nel riflettere, notai il cerotto che portava alla fronte e cominciai ad agitarmi ripensando a quel bastardo che aveva tentato di farle del male, peggio, ucciderla!

<<Come ti senti?>> mi permisi di stringere la mano che aveva lasciato sul materasso accanto al mio corpo e mi sistemai per essere più comoda mentre la guardavo. Non stavo bene, ma almeno con lei al mio fianco diventava tutto più tollerabile: possibile che lei fosse come una sorta di cura o calmante per me? Era evidente ormai che riuscissi a controllare i miei poteri in sua presenza e che i sintomi dei miei malesseri si attenuassero nello stesso modo.

Erano i deliri che parlavano?

<<Meglio... mi aspettavo che sarebbero arrivati a questo punto prima o poi. Mi minacciavano da settimane, non so se si trattasse sempre di quell'uomo o qualcun altro, poco importa. Ciò che vale è essere vivi>> mi rispose con calma, mostrando tutto il suo coraggio e non fu forzato, si vedeva che fosse una donna forte e che avesse affrontato già varie difficoltà.

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now