Capitolo 12.3

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Il giorno fatidico del mio incontro con Marc, aveva portato con sé la scoperta che l'incontro sarebbe avvenuto proprio nel Phoenix Pillar, ovvero la sede a Phoenix della Morales Company. La scelta di invitarmi nel suo ufficio, rendeva difficile che si verificasse un omicidio, d'altronde avrebbe rischiato grosso con tutte le telecamere in zona e i registri delle presenze o semplicemente i testimoni oculari. La notizia, per quanto rassicurante per certi aspetti, non mi aveva aiutato a superare quella profonda inquietudine che mi diceva che sarebbe successo qualcosa di terribile da lì a poco.

La mattina parlai con Isabella spiegandole i piani, andai all'università, poi al lavoro e finalmente fu il momento di terminare le preparazioni con Catherine, Harry e Jane, che mi fornirono un microfono, nascondendolo sotto i miei vestiti e mi diedero istruzioni per l'incontro. Avrei potuto usare una parola d'ordine per comunicare l'allarme anche a loro e si trattava proprio di fenice, qualcosa di piuttosto chiaro e non troppo evidente. Era stata Jane ad insistere sulla parola, affermando che fosse perfetta per la città in cui ci trovavamo; il suo tentativo di alleggerire la situazione era apprezzabile.

Prima che si facessero le dieci di sera, salutai anche Lilith, che aveva insistito a rimanere con il team nei dintorni del Phoenix Pillar. Jane e il detective Stewart sarebbero rimasti un furgoncino a bordo della strada, con l'apparecchiatura registrare tutto quello che avrebbe trasmesso il microfono che indossavo e Lilith sarebbe rimasta con loro, mentre Catherine si sarebbe infiltrata nell'edificio per essere pronta ad intervenire se ne avessi avuto bisogno.

<<Chiedi aiuto se vedi o senti qualcosa di strano, okay?>>
<<Sì, lo premetto>> sussurrai nell'orecchio di Lilith abbracciandola un'ultima volta. Jane ci osservava curiosa, mentre Harry era educato abbastanza da fingere di non interessarsi alla nostra conversazione.

<<Io ti aspetto qui.>> Lilith si morse il labbro, osservando la mia bocca; probabilmente anche lei, come me, desiderava ardentemente un bacio, ma troppi occhi ci osservavano ed era meglio non condividere con tutti la notizia del nostro coinvolgimento amoroso.

<<Tornerò da te.>> Furono le ultime parole che rivolsi prima di allontanarmi da lei e camminare verso l'entrata dell'alto edificio.

Ai tempi non sapevo ancora che sarebbero passati molti giorni prima di poter rivedere la donna che amavo e le persone che mi stavano aiutando, compresa la mia migliore amica Isabella. L'incontro sarebbe dovuto andare diversamente, forse mi sarei dovuta comportare in un altro modo, non ascoltare quelle di Marc D'Owel o forse avrei dovuto rifiutare di guardare il video che mi avrebbe mostrato.

Prima di incontrare lo scienziato, mi accorsi della presenza di numerose persone nell'edificio, nonostante fosse tardi, e soprattutto vidi Catherine, che mi osservava da lontano, seduta su una sedia della sala d'aspetto, all'entrata dell'edificio. Feci un cenno del capo e i suoi occhi si fermarono su di me, poi mi rivolsi solamente alla mia missione: proseguii verso gli ascensori dopo aver comunicato alla reception che dovevo incontrare Marc D'Owel. Non sapevo se lui avesse veramente fissato un appuntamento, ma quella mossa mi avrebbe aiutato a creare ulteriori testimoni.

L'idea di finire male dopo quell'incontro non era allettante, ma non potevo trovarmi impreparata. Ero decisa ad uscire dal Phoenix Pillar, costi quel che costi.

Una volta giunta al penultimo piano, il trentanovesimo, mi guardai attorno: davanti a me si presentò un lungo corridoio silenzioso, con pareti scure, molto lucide, e pareva fossero degli specchi. Vidi il mio riflesso: una ragazza sicura di sé, pronta a lottare, questo almeno era l'impressione che davo esternamente, ma dentro ero il caos più totale. Non mi riconoscevo in quel falso specchio, non vedevo la Tara Lancaster che ero abituata a vedere da anni; in quella superficie lucida vedevo solo una donna distrutta e sul punto di crollare.

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now