Capitolo 22.2

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ISABELLA

Mentre guidavo verso il commissariato cominciai a pensare a tutto quello che avevo letto e che sembrava uscito fuori da un racconto horror. I mineros avevano fatto stragi di persone in Arizona e nessuno sembrava domandarsi che fine avessero fatto negli anni. Domandai al computer dell'auto di cercare informazioni e ascoltai la lettura degli articoli che trovava, ma non ci fu nulla di utile. A quanto pare le informazioni che aveva racimolato Chris erano davvero preziose, ma questo mi mandava ancora in più confusione: perché aveva file così dettagliati sui Mineros? Perché andare contro Tara?

Quello di cui ero certa che chiunque fosse coinvolto con la Morales Company era pericoloso e questo mi portava a credere che Xavier Morales potesse essere il più pericoloso di tutti. Che fosse per il suo potere e la sua influenza, quello che non cambiava era la portata delle sue azioni, le scelte che aveva fatto in passato.

Strinsi le mani sul volante, terrorizzata che anche solo un secondo potesse cambiare tutto. E se Chris avesse voluto uccidere Tara? Quando lo avrebbe fatto?

Quel bastardo si era avvicinato sempre di più a me e Tara, insediandosi nei nostri piani! Per quanto ne sapevo poteva aver spifferato tutto a Xavier Morales e Marc D'Owel ma perché fare quel video allora? Un uomo pentito che voleva consegnarsi alla giustizia senza resistenza, non avrebbe avuto motivo per ferire anche altre persone nel mentre. Era chiaro che lo scienziato e il proprietario della Morales Company non fossero in buoni rapporti, inoltre non volevo credere al fatto che un padre, per quanto malvagio, avrebbe voluto fare del male alla figlia.

Quel giorno ci sarebbe stato l'incontro tanto atteso e allo stesso tempo temuto: gli avvocati di Marc D'Owel e della Morales Company si sarebbero confrontati col procuratore e la detective Blossom, oltre che con Lilith Morgan. Non sarebbe cambiato molto, ne ero convinta, visto che gli accusati non avrebbero confessato i loro crimini, tranne Xavier Morales se sarebbe rimasto fedele alle sue parole.

Dovevo sbrigarmi se volevo parlare con la detective prima che iniziasse la sessione preliminare, precedente al processo.

Guardai lo specchietto dell'auto e mi accorsi di una macchina familiare che si avvicinò al fianco della mia, mentre ero ferma al semaforo: quando guardai dentro il veicolo per vedere il guidatore, spalancai gli occhi.

Christopher Collins mi fissò con un sorriso congelato sul volto. Inclinò leggermente la testa, osservandomi attentamente.

Strinsi le mani sul volante, controllando il semaforo: che cosa voleva da me? Perché mi stava seguendo? Mi aveva scoperto? Riportai gli occhi all'uomo che non si era mosso di un centimetro.

Ero terrorizzata e lui lo sapeva bene; aveva gli occhi illuminati da un divertimento malsano, disgustoso. Quando scattò il verde accelerai senza guardarmi indietro: sarei andata dalla polizia e lui non avrebbe potuto fare nulla, se non voleva essere arrestato. Il mio piano però crollò miseramente quando lo vidi continuamente alle mie spalle: si avvicinava e poi rallentava, come se stesse giocando con me. Mi voleva fare impazzire in qualche modo e quando giunsi alla meta, lui parcheggiò proprio vicino a me.

Calma Isabella, non può farti nulla qui. Provai a chiamare Catherine ma non rispose: era già iniziata la riunione?

<<Isabella?>> Chris bussò al vetro, facendomi sussultare. Non vidi nessuno nel parcheggio ma correndo sarei potuto arrivare all'entrata nel giro di pochi secondi.

<<Isabella apri, dobbiamo parlare.>> Non lo guardai: avevo paura di quello che avrei potuto vedere.

<<Isabella, perché fai la difficile?>>

<<Va via!>>

<<Che cosa succede? Perché fai così?>>

<<Lo sai il perché... ti prego, non fare giochetti.>>

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now