Capitolo 22.1: "Segreti inaccettabili"

67 12 0
                                    


ISABELLA

Christopher Collins era bello, alto, affascinante ed educato. Dopo una sola uscita con lui avevo capito che ci saremmo trovati bene, eravamo diventati affiatati in pochi giorni e per un momento, un breve momento, avevo persino pensato che fosse l'uomo giusto per me. Christopher era una piacevole compagnia, aveva un lavoro stabile e che pagava bene, sembrava un uomo competente, fedele, buono, ma soprattutto ascoltava e non parlava solo di se stesso come molti narcisisti megalomani che avevo incontrato in passato.

Era il perfetto candidato da presentare alla famiglia e agli amici.

Peccato che fosse tutta una farsa e che non si trattasse minimamente di un uomo senza difetti. Anzi, era proprio l'opposto dell'uomo perfetto.

Tutto era iniziato con una giornata di pioggia improvvisa: io e Chris eravamo fuori per un appuntamento e ci stavamo divertendo un mondo; mi aveva comprato persino il gelato e regalato solo sorrisi. Lui era attento, capiva immediatamente come mi sentivo e mi aveva sostenuto quando gli aveva rivelato di essere molto preoccupata per Tara. Chris ci stava aiutando, stava provando a difendere anche lei ed ero grata, forse era persino uno dei motivi che me lo aveva fatto piacere fino a quel punto, in modo così improvviso.

Ma tornando alla pioggia: non avevamo portato l'ombrello e il temporale era apparso dal nulla, così mi ritrovai fradicia da capo a piedi, nel bel mezzo di un appuntamento che sarebbe finito in fretta, se non fosse stato per il commento che aveva fatto Chris riguardo la vicinanza del suo appartamento poche ore prima dell'arrivo del temporale. Quando gli chiesi se potessi venire da lui, sembrò cambiare atteggiamento, ma mantenne un sorriso sul volto: <<Certo, seguimi.>> Aveva portato la sua mano alla mia spalla, coprendomi dal freddo dalla pioggia con il suo cappotto e nel giro di pochi minuti ci eravamo ritrovati nella sua abitazione.


Entrata nell'appartamento, Chris andò a prendermi delle asciugamani, mentre io osservavo il posto, sopresa dall'immaculatezza della sala e della cucina adiacente. Tutto era perfettamente in ordine e l'appartamente sembrava uscito da una rivista, ma era così impersonale che mi mise a disagio. Quella sensazione non se ne andò via molto presto. Chris tornò con le asciugamani e passammo vari minuti a sistemarci: per tutto il tempo parlammo tranquillamente, ridendo anche della situazione, ma vedevo che era distratto e i suoi occhi continuavano a tornare verso il corridoio da dove era emerso pochi attimi prima.

A che cosa stava pensando? Perché all'improvviso sembrava un estraneo? E lo era, ma non mi ero mai fermata a pensarci seriamente.


Ero curiosa, volevo sapere che cosa stesse succedendo.

Allora non sapevo ancora quanto fosse pericoloso farmi gli affari suoi.

<<Che cosa c'è?>>
<<Sto pensando che ho delle cose da fare, presto dovrò tornare in ufficio...>> mi sorrise, per poi spostarsi alla cucina: <<Posso offrirti qualcosa nel frattempo?>>
<<Un bicchiere d'acqua, grazie Chris.>>

Mi volsi al corridoio, facendo un passo da quella parte: <<Mi domando se anche la tua camera da letto è così in ordine come il resto dell'appartamento! Sei il primo uomo che conosco che è così bravo a->>
<<Isabella, la tua acqua...>> La sua voce mi pietrificò.

Mi ero voltata verso di lui, ritrovandolo a pochi passi da me con uno sguardo freddo e distante: <<Perché non ti siedi con me? Parliamo un altro po'...>> mi invitò a seguirlo e deglutendo lo feci, rivolgendo un ultimo sguardo al corridoio che sembrò più minaccioso e buio in quel momento.


<<Chris sei strano... che cosa è successo?>>
<<Strano? Perché sembro strano?>> si passò una mano tra i capelli sistemandoli e tenne gli occhi bassi, sul suo bicchiere pieno di un liquido rosso.
Quando alzò gli occhi li ritrovai più amichevoli, ma ormai avevo visto qualcosa in lui che non mi spiegavo e mi stava preoccupando. Si trattava del mio istinto, perché razionalmente non avrei potuto pensare male di lui o delle sue azioni, non avrei potuto rendermi conto di quello che stava succedendo, ma sentivo sulla pelle i brividi della paura. Una paura incomprensibile.

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now