Capitolo 9.3

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LILITH

Che cosa potevo fare per lei? Era la domanda che mi tormentava da giorni, ogni volta che pensavo a Tara.

Il suo passato, tragico al punto di sembrare irreale, si insediò anche nei miei sogni: vedevo una bambina maltrattata da mostri, rinchiusa in una cella fredda e piccola, mentre subiva tormenti di ogni genere. Non riuscivo ancora a digerire che la sua storia fosse vera, ma non sarei rimasta ferma davanti alle atrocità compiute da Marc D'Owel.

Io e Tara avevamo discusso di parlarne con Catherine e, una volta ricevuto l'approvazione della mia studentessa, avevo informato la detective di quello che era successo. Non sarebbe stato semplice aprire un'indagine, proprio come aveva confermato la mia amica, inoltre Tara sarebbe rimasta coinvolta nel caso, costretta a confessare ogni cosa per testimoniare, quindi affrontare il suo trauma ancora troppo fresco e presente. Sarebbe stata una tortura emotiva per lei. Inoltre rimaneva il fatto che Marc D'Owel fosse uno scienziato dipendente della Morales Company, un colosso dell'economia dell'Arizona.

Era una lotta impossibile al momento: un Golia contro un Davide fin troppo debole.

A questo proposito, Tara era rimasta sconvolta dalla notizia che i laboratori in cui era stata rinchiusa si trovavano proprio alla Morales Company. Era possibile che anche suo padre lavorasse lì, ma non ero certa che le sue memorie fossero completamente intatte. Purtroppo gli esseri umani erano deboli contro il tempo e la memoria poteva subire innumerevoli variazioni senza che la persona se ne accorgesse.

Ma se il padre era davvero coinvolto e conosceva Marc D'Owel, la situazione sarebbe stata ben più terrificante. Mi venivano i brividi a pensare all'eventualità che i genitori di Tara avessero voluto farle del male. E che cosa dire dei Morales? Li avevo conosciuti quando ero piccola, le nostre famiglie erano state davvero unite per un certo periodo, poi si erano perse di vista e non avevo ancora avuto modo di scoprire il motivo di quel distacco così improvviso. Ricordavo solamente che avessero una figlia, avevo giocato con lei per pochissimo tempo e non ricordavo nemmeno il suo nome. I coniugi Morales ci tenevano molto a mantenere la loro privacy e nemmeno i paparazzi erano riusciti a scoprire qualcosa sul background della loro famiglia.

<<Lilith non mi dire che sei indecisa su chi portare con te alla festa?>> la voce della mia migliore amica Diana mi strappò via ai miei pensieri.

Io e Diana eravamo andate a fare shopping insieme e ne avevo approfittato per chiederle consigli sul vestito che avrei comprato da indossare alla festa. Non sopportavo questo genere di eventi, avrei preferito semplicemente occuparmi dell'organizzazione della beneficenza, ma se ne occupavano già i miei genitori insieme ai loro lavoratori, quindi mi rimaneva solo di fare bella figura e intrattenere le persone influenti che partecipavano. Ogni volta dovevo sorbirmi discorsi stupidi e superficiali di gente ipocrita che fingeva di provare compassione per i poveri e deboli.

Mi ero informato sugli invitati e avevo scoperto che ci sarebbero stati anche i Morales: appena ne avrei avuta l'occasione, avrei parlato con loro, cercando di strappare qualche informazione sul loro coinvolgimento con la ricerca di Marc, finanziata dalla Morales Company. Volevo concedere il beneficio del dubbio, ma se avessi captato una stranezza nel loro comportamento o se avessi capito che stessero mentendo, non mi sarei fermata ad una semplice conversazione.

<<Non sono indecisa, sto semplicemente prendendo tempo per valutare ogni aspetto della situazione che si potrebbe creare, poi andrò a->>
<<Basta con queste valutazioni, dammi il telefono!>>

Diana alzò la voce e mi guardai attorno imbarazzata: per fortuna nessuno nel negozio d'abbigliamento si era interessato ai nostri affari. Stavo indossando i vari vestiti che erano stati proposti dalla mia migliore amica: aveva davvero un buon gusto, ma per qualche motivo sentivo che nessuno di quegli abiti fosse adatto a me. Non si trattava dell'aspetto, dell'eleganza o dei dettagli del vestito, era qualcosa di diverso che in passato non era mai pesato quando mi occupavo dei miei acquisti. Mi resi conto che incontrare Tara era stata una benedizione, perché mi aveva permesso di rivalutare molte cose e di comprendere in modo più approfondito i sentimenti contrastanti che provavo nei confronti della vita che conducevo. La critica che Tara spesso rivolgeva nei confronti dell'alta classe di Phoenix non era casuale e superficiale; probabilmente la sua infanzia difficile le aveva permesso di comprendere a pieno la questione e descriveva con chiarezza le difficoltà giornaliere delle persone agli estremi della società. La trovavo formidabile e ammiravo la sua forza, proprio come ammiravo la sua decisione, la sua caparbietà e il fatto che non avesse paura di esprimere la sua opinione in qualunque circostanza si trovasse.

Injection: Phoenix RiseWhere stories live. Discover now