Prologo - Addio

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Prologo

Quella notte il villaggio Godric's Hollow, era avvolto da un manto di nebbia che emanava una tranquillità surreale, le stelle non erano visibili e l'unica fonte di luce, proveniva dai lampioni lungo la strada.
Il silenzio, venne spezzato da un "pof"  dovuto ad una Materializzazione e infatti, pochi secondi dopo, un uomo comparve in mezzo alla strada. Si strinse nel suo mantello scuro ma era così malconcio, che il freddo dell'ultimo giorno di ottobre, gli penetrava dentro fino ad arrivare alle ossa. Camminava a capo chino, osservando i ciottoli della via con fare distratto, i suoi passi erano lenti e precisi ma i suoi occhi iniettati di sangue, tradivano la stanchezza che stava provando. Girò ad una traversa e procedette il suo cammino, con un groppo in gola e il cuore batteva sempre più forte, ogni volta che si avvicinava sempre di più, alla fine della traversa. Il silenzio della notte, fu ben presto spezzato da un chiassoso vociare, che lo fece fermare per un attimo.
Era arrivato.
Non appena sbucò sulla strada parallela a quella di poco prima, il bagliore delle innumerevoli bacchette lo accecò un momento. Fece per muovere la gamba ma non ci riuscì, il pensiero del motivo per il quale lui si trovasse lì proprio a quell'ora, lo destabilizzò non poco. Gli Auror non si erano ancora accorti della sua presenza, motivo per cui continuò a rimanere lì con l'intenzione di darsi una calmata. Di essere forte, per lui ma soprattutto, per lei.
La facciata in mattoni rossi della casa, era illuminata a giorno e la porta principale, era soggetta ad un via vai di Auror, che non si preoccupavano della privacy di quella famiglia.
Già, perché mai preoccuparsi di loro, quando il padre ha ucciso quindici persone?
Peter.
Il nome di uno dei suoi migliori amici, s'impose sopra ogni pensiero e il suo corpo, fu vittima di un sussulto. Il piccolo Peter, colui che non era mai stato granché coraggioso, si era sacrificato per provare a salvare i suoi amici.
James.
Il suo sorriso e la sua esuberanza, presero ben presto il posto di Peter e di nuovo, un groppo gli salì in gola e fu come se non riuscisse più a respirare. Non avrebbe più sentito le sue battutacce, le sue cronache del Quidditch o i suoi pensieri su quanto fosse bella Lily.
Lily.
Il suo sorriso e la sua intelligenza, erano un qualcosa che rimaneva impresso nelle menti di chiunque la conoscesse. E lui, era stato fortunato ad averla come confidente e come amica. Lily era piena di difetti ma mischiati a quelli di James, diventavano perfetti. Un'amica, una moglie, una madre esemplare.
Harry.
Non era riuscito a vederlo, perché Silente aveva ben pensato di affidarlo subito a sua zia, in modo tale da tenerlo al sicuro. L'ultimo ricordo di lui che aveva, era un sorrisone e il bavaglino, sporco di latte e biscotti. Non lo avrebbe più rivisto e questo pensiero, non fece altro che farlo sentire un poveraccio senza arte né parte. Per Silente, lui non era in grado di occuparsi di Harry ma con lei, avrebbe combattuto fino all'ultimo.

-Remus.-

Alzò lo sguardo e rimase sorpreso, di trovare proprio Emmeline lì, a osservarlo con preoccupazione. Lei, che con Dahlìa non aveva mai voluto avere niente a che fare, si era presentata non appena la notizia era fuoriuscita. La osservò in silenzio per qualche secondo, i capelli castani erano diventati crespi a causa dell'umidità e il volto normalmente allegro, in quell'istante era contratto in una smorfia così seria, da credere di non avere Emmeline Vance di fronte.

-Non siamo arrivati in tempo.- mormorò Emmeline, abbassando lo sguardo sui ciottoli.

Immaginò cosa l'amica stesse provando in quel momento, la sensazione di essere totalmente inutile, il vuoto incolmabile all'altezza del petto, altri amici che non sarebbero tornati più tornati.

-Non... - provò a parlare ma un singhiozzo, era riuscito a uscire allo scoperto e dovette prendere fiato, prima di tornare a parlare. -non è colpa tua.-

La voglia di dare la colpa a qualcuno era tanta ed Emmeline era lì, pronta a prendersela ma Remus sapeva bene che non c'entrava nulla. Sirius, era stato lui per tutto il tempo, lui era la causa della morte dei gemelli Prewett, di Dorcas... di Marlene. Aveva pianto ai loro funerali ma la realtà era un'altra.
La spia, era lui.
Si chiese se Dahlìa lo sapesse ma intuì di no, visto la fine che aveva fatto. Uccisa a sangue freddo dall'uomo che amava nella casa, che i due avevano sempre adorato.

Lo spettro di una vitaWhere stories live. Discover now