Capitolo Secondo

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«Mi mancherai.» Dico al mio ragazzo prima che ognuno dei due prenda un taxi diverso che porta in parti diverse delle Hawaii. Mi abbraccia stringendomi forte e sovrastando la mia figura con la sua altezza imperiale.

«Cercherò di venirti a trovare ogni fine settimana. Ti prego di non essere sempre troppo affrettata e di gestire il tuo entusiasmo.» Si allontana da me.

«Il padre celeste ha un disegno per noi, e ovunque saremo...» Concludo io per lui: «... Ci ritroveremo sempre legati l'uno all'altro».

È la tipica frase che sostituiamo al ti amo. Non credo ci siano parole più belle per descrivere l'amore che ci unisce.

Mi lascia un bacio tra i capelli come suo solito mentre lo vedo salire in taxi. Aspetto che l'auto si allontani e poi retrocedo verso il mio, dove mi aspettano i miei, che hanno deciso di accompagnarmi al contrario dei genitori di Paulo che l'hanno lasciato partire da solo, consapevoli ci fossero i miei genitori.

Entro in auto nei sedili posteriori sedendomi accanto a mamma, mentre papà al sedile del passeggero anteriore dà indicazioni all'autista. Poco dopo partiamo. Tengo lo sguardo basso sulla mia gonna grigia a pieghe. Il sole mi scalda attraverso lo spesso e lungo tessuto.

Scesa dall'aereo sapevo che avrei vissuto gli ultimi minuti con Paulo- non siamo mai stati lontani per più di tre giorni in questi quattro anni- eppure mi sento tremendamente nostalgica, nonostante mi fossi preparata al colpo. Non pensavo avrei reagito in questo modo, visto che mi sentivo così trepidante all'idea del Collage non chiudendo occhio per tutta la notte, e invece...

«Prima di arrivare sarà meglio cambiarti. Qui le temperature sono più calde e rischi di sudare...» mi dice mia madre con le mani giunte sul ventre. Mi guarda e allo stesso modo ricambio lo sguardo.

«Ti ho comprato una bella camicetta a maniche corte. Ti piacerà!» nonostante la frase, non c'è ombra di un sorriso sul suo volto.

Quando sostiamo in un locale mia madre chiede il bagno e mi ci accompagna. Estrae dalla sua busta di carta gli abiti di cui mi ha parlato. È molto tesa, e non ha fatto altro che lamentarsi del caldo dicendomi ripetutamente come faccia a piacermi questo stato da quando sono piccola.

Mi piace proprio per ciò che non piace a lei: il clima. Non ho mai fatto un bagno e l'idea dell'oceano mi ha sempre allettata.

«Ecco.» Dispiega la camicetta.

Aveva detto fosse a maniche corte, eppure rispetto a quelle a maniche lunghe, si passano pochi centimetri in meno.

Almeno il colore mi piace: corallo.

«E poi vedi. Non è adorabile?» Mi mostra la gonna, simile a quella che indosso, lunga sotto al ginocchio e nera con una fascia in vita a nastro che si lega con un fiocco sul retro.

Annuisco e indosso tutto sotto i suoi occhi attenti. Una volta indossati inizia a sistemarmi ossessivamente mentre noto goccioline di sudore sul suo labbro.

«Dovresti cambiarti anche tu madre.» le dico mentre tira per la millesima volta la fila di stoffa sulla quale sono cuciti i bottoncini della mia camicetta, per renderla perfettamente allineata all'asse della terra probabilmente.

«Non c'è tempo. Non vorrai perderti la presentazione con le tue compagne di dormitorio!» ora tira in giù le maniche come per volerle allungare e poi gira i tacchi uscendo.

Mi specchio un'ultima volta prima di uscire dal bagno, che più che bagno mi sembra una latrina da come è sporco, e a tale non riesco a togliermi dal viso un'espressione di disgusto.

Lego i capelli in una coda bassa mentre ciocche di capelli più corti del caschetto escono andandomi davanti agli occhi, poggiandosi sugli occhiali da vista. "Ho dimenticato le lenti caspita!" Mi sorrido cancellando quell'espressione dal volto.

Oasi ProibitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora