Capitolo Decimo

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È lunedì e non posso saltare altre lezioni, così credo sia giusto trascinarmi. «Piacere, Lex.» si siede accanto a me un ragazzo. Mi sono seduta ad ultima fila- quella che odio- ma da qui ho ritenuto potessi controllare meglio la situazione per evitare spiacevoli incontri con sappiamo chi. Non ho voglia di socializzare, e non capisco il desiderio di farlo di questo ragazzo alle nove del mattino sinceramente, ecco perché mi limito a sorridergli. «Tu sei?» nulla, non demorde. «Becca.» rispondo senza nascondere la mia noia nel rispondergli. «Diminutivo di Rebecca?» quando pronuncia Rebecca mi viene da vomitare, ed è la prima volta che rispondo al tizio con fin troppa esagitazione. «No! Solo Becca!» mi giro a guardarlo, e ricordo essere il ragazzo in aula giorni fa, quello che si sedette allo stesso modo accanto a me chiedendo passaggio a Nohea e che maleducatamente non si tirò indietro per farmi passare senza che subissi una specie di molestia sottointesa sul mio retro. Ricordo ancora quel giorno, la frustrazione che mi fece provare Nohea, e poi quel senso di protezione difendendo i miei diritti nonostante avessimo litigato fino ad andarmene via. Scuoto la testa come per dimenticare... «Sei del primo anno?» mi chiede. Eppure mi sembra a posto questo ragazzo...

«Si.» rispondo circospetta mentre tento di analizzarlo... come se ci riuscissi poi! «Io del terzo. Sarà per questo che non ti ho vista gli altri anni. E come ti stai trovando?» tenta disperatamente di tenere lui viva la conversazione rispondendo a domande che di fatto non gli ho fatto. «Bene, grazie.» rispondo e poi mi richiedo la sua domanda interiormente e rispondendomi in maniera sincera stavolta: "E' partita male ed è continuata peggio... altro che bene! Tutto per merito tuo Becca. Magari se ti fossi avvicinata davvero a Klaudia niente di tutto ciò sarebbe accaduto."

«Si?» mi chiede. «Cosa scusa? Ero immersa nei miei pensieri...» ed è così, mi avrà detto qualcosa che non ho afferrato, ma ancora una volta spero capisca con la mia ennesima risposta distratta che deve lasciarmi stare, anche perché non sono ancora riuscita a capire che tipo di ragazzo sia. «Io so un metodo infallibile per evitare di pensare troppo.» ripete ciò che non ho sentito prima immagino. «Non mi drogo e non bevo.» lo dico con fin troppa serietà, ma se può essermi d'aiuto a sembrare quella strana e allontanarlo... «Beh visto il modo in cui l'ho detto... intendevo il cinema! -ride a crepapelle- Ci sei mai andata?» Scuoto la testa alla sua domanda, non riesco ad essere più amichevole di così, almeno non oggi. «Dovresti andarci, e per tua fortuna, io sono libero.» non sono molto esperta di conquiste, ma se questo è il suo modo di approcciare... immagino la mia espressione al momento dica tutto, e dovrebbe bastargli per sloggiare.

«Si, sono libero anche io, facciamo un'uscita in tre?! Spostati gentilmente.» tuona Nohea che lo obbliga a saltare un posto per sedersi tra di noi. Il cuore manca un battito e poi comincia a martellare come un dannato. I due estremi no? Calma piatta e terremoto, la cosa peggiore è che il secondo è imprevedibile e quindi ingestibile. Mi copro con una mano il volto e inizio a leggere -senza davvero farlo- i miei appunti sul quaderno aperto posto sul banco davanti. Vorrei liquefarmi all'istante.

«Ci sarà tempo dopo per leggerli!» mi chiude di prepotenza il quaderno e fa per girarmi il viso verso di lui tanto che mi sbilancia la mascella e sento la bocca cedere. «Ci sono problemi Becca con questo tipo?» mi chiede Lex, ricordo questo sia il suo nome, sporgendosi per farsi vedere da dietro le spalle di Nohea. Quest'ultimo inizia a tenermi imprigionato il polso sulla sedia, per evitare alzi di nuovo il braccio, e non aspettando io risponda a Lex lo oscura con la sua figura dicendomi: «Cosa ti prende? Ho cercato di vederti per tutta la settimana!» cerca di abbassare i toni, ma è troppo su di giri mentre io sono ancora sorpresa da questo. «Becca?» mi richiama Lex alzandosi in piedi. «Fammi il piacere idiota, neanche la consoci! Accuccia!» risponde per me Nohea facendo la voce fintamente annoiata e supplichevole al tizio: in pratica si prende burla di lui, e tale atteggiamento per me non è una novità, ma per Lex, che immagino non lo conosca lo è eccome, visto che espressione ha, e prima succeda il finimondo decido personalmente di rispondergli: «E' gentile da parte tua: sto bene, grazie.» lo rassicuro anche con lo sguardo per far sì ceda a risedersi e lasci perdere. È bello vedere qualcuno prodigarsi in questo modo verso una sconosciuta. Comunque non appena Lex si risiede bisbiglio a Nohea diretta: «Potresti lasciarmi il polso? Mi fai male.» «Finito con i 'sei gentile' e i 'grazie'? Se sì allora gradirei ti concentrassi su quanto ti ho detto e allora forse ti libererò!» decisamente arrogante e infastidito da Lex.

Oasi ProibitaWhere stories live. Discover now