Capitolo 28

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Mi sveglio con un gran mal di testa, come se avessi una lama conficcata al centro della fronte. Guardo il caos di fronte a me con ogni centimetro del pavimento occupato dal mio vestiario. Quando mi rendo conto che sono circondata da delle braccia sotto il seno mi spavento lì per lì sobbalzando, ma poi i pensieri mi portano a lui: Nohea. La sua pelle a contatto con la mia è calda ma non necessariamente per una giornata piovosa, visto che sento la pioggia battere sulla finestra. Magari è per questo che non c'è luce, e invece notando la sveglia di Isadora apprendo che sono solo le quattro del mattino. Inizio a riflettere su quanto accaduto, ma non ricordo granché dell'inizio serata se non il tentato abuso di Lex. A tale ricordo che tra tutti avrei preferito fosse quello a cancellarsi mi rigiro tra la stretta di Nohea per stare con il viso di fronte al suo. Vista la sua altezza riesco a incastrare il mio viso tra l'incavatura del suo collo e il petto, mentre le sue braccia rimangono rilassate su di me. Lo abbraccio medesimamente trovando conforto nel suo odore. Poco dopo lo sento tirarmi più a sé stringendomi. Mi piace dormire con lui.

. . .

<Mi piace che tu mi bacia sul braccio quando ti svegli.> Dico con la voce impastata dal sonno mentre sento le sue labbra sul mio braccio. Tento di aprire gli occhi e lo vedo sorridermi.

<E a me che tu dorma con la mia maglia.> Dice mentre inizia a farmi dei grattini sulla coscia. Non ho mai ridato la maglia ad Eula. In principio me la diede a lei. Mi stendo dritta. Ieri sera non ha voluto parlarmi. Perché è qui?

<Tua sorella oggi si sposa!> Scatto seduta. Povera Mei.

<Sono tornato per te Becca, e grazie al cielo visto cosa stava per succedere.> Dice piegando le braccia sotto il capo. Ripenso a ciò che ha detto. Mi guardo le mani e poi lo riguardo trovandolo pensieroso. Lo noto da come corruga le sopracciglia.

<Mi dispiace essere sparita in quel modo...> Credo sia il caso di porli delle scuse. Si siede così anche lui.

<Perché sei tornato?> Chiedo poi.

<Sai perché sono tornato.> Dice cingendo con una mano il mio ginocchio. Guardo la sua mano venosa stringere la mia pelle bianca.

<Cosa avevi da dirmi?> Mi chiede. Cosa avevo da dirgli? Non lo sapevo e non lo so neanche adesso. Metto una mano sulla sua mano mentre lo guardo. Il suo volto di rilassa al gesto.

<Non credo più nella mia fede.> Lo guardo dritto negli occhi. La sua espressione cambia ancora. Diventa confusa. Stringe la mia mano nella sua. Inizio a giocare con le sue dita guardandogliele.

<Non c'è niente di reale, e io non voglio sentirmi figlia di qualcuno che non esiste.> Inizio a sentire la fatica nel parlare, con quella solita sensazione di chiusura in gola del pianto.

<Becca, cosa ti porta a dire questo?> Mi chiede razionalmente mentre slega le dita dalle mie per alzarmi il volto con le dita sotto al mento e far sì che lo guardi. Lo vedo velato per via delle lacrime che non lascio sgorgare. Rimango in silenzio.

<È per colpa mia?> Mi chiede. Scuoto la testa deglutendo quel peso che mi fa sentire dolore in gola.

<Paulo mi ha tradita con una ragazza. Ci è andato a letto rompendo il patto di castità.> Lascio cadere le lacrime. Mi guarda attentamente.

<E tu non hai più fede per un errore commesso da un altro?> Gli sembra bizzarro da credere. Scuoto la testa e mi alzo in piedi.

Cammino fino alla finestra dove noto tutte piante fuori ricoperte da gocce di pioggia. <Il fatto sta che voglio sentirmi libera.> Le mie lacrime si trasformano in sorriso tirato. Mi giro a guardarlo.

Oasi ProibitaWhere stories live. Discover now