Capitolo Ottavo

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Come programmato Paulo ieri sera è venuto qui in campus da me. Avrei voluto presentarlo ad Eula, ma è stata via l'intera giornata, non so con chi o dove e non mi importa saperlo, così poi come Sandy, perciò ho avuto l'alloggio libero per me e Paulo tutto il tempo, ecco perché abbiamo deciso di passare tempo insieme qui senza spostarci. A dirla tutta non ero già al massimo del mio umore, e quando si è comportato con me in maniera limitata, nel senso che era così palesemente pentito rispetto quanto oltre si fosse spinto con me l'ultima volta che si è tenuto così lontano, tanto che il mio umore è precipitato in fretta ancora più in basso. Ho compreso la sua necessità di ritrovare l'equilibrio, non posso biasimarlo per questo, ma siamo fidanzati, non passiamo molto tempo insieme rispetto a quello che era il solito, e avevo bisogno di sentirlo, e ne sono rimasta delusa, tutto qui. Sbuffo mentre mi riempio la bocca di altre foglie di insalata: sono in mensa, e la noia misto a una generale sensazione di fastidio mi rende inutile godermi la vita oggi. Le lezioni sono state tutte quante rimandate, ho anticipato tutto ciò che avevo da studiare ieri, mentre Paulo si era addormentato davanti al pc con il film in modalità play, così altro non avevo che studiare, il che, me ne rendo conto solo ora, è stato piuttosto deprimente. Mi guardo attorno, e la mensa è praticamente quasi del tutto deserta, come d'altronde ogni lunedì che si rispetti post party da fine settimana. «Annoiata?» mi sento poi chiedere mentre qualcuno riempie il posto davanti a me: è Kealani. Sorrido e poi: «Ciao! C'è una aria morta in giro...» facendo riferimento alla noia. «Già, merito della Godhere Confraternity!» mi risponde facendo riferimento a una specie di confraternita. Cosa sarà mai? Devo fare un'espressione piuttosto confusa perché mi spiega all'istante: «Si, una specie di associazione studentesca per atti a delinquere e feste! Credevo Eula ti avesse invitato!» solo quando si mette a ridere capisco che scherza. «No, probabilmente perché sa che le feste non sono il mio genere!» e così una festa... «E come mai sei l'unico reduce vivo e vegeto?» chiedo poi. «Ero l'autista, perciò avevo l'arduo compito di non bere per riportare tutti a casa sani e salvi.» risponde. «Non vedo Eula da ieri mattina...» dico entrando fin troppo nella modalità investigatrice. «Sparisce spesso, tranquilla!» dice, e così la nostra conversazione cade in un punto morto. Mi sento in dovere di riprendere così: «Godhere?» letteralmente tradotto "Dio Qui". Sono tutti salvatori e re i facenti parte di suddetta confraternita? Non mi piace chi usa il nome di Dio invano, e non riesco a nascondere la riluttanza. Per un momento mi sento come mia madre. Kealani si mette a ridere, forse per la mia espressione, non ne sono sicura, e poi dice: «Lo scrivono tutto attaccato, se ci togli la H ne rimane un vocabolo italiano che significa...» «Chiaro! Questa è una rara eccezione in cui rimpiango l'aver studiato un po' di italiano!» rido e fa altrettanto lui. «Finito?» mi chiede poi riferendosi al pranzo. Annuisco e mi propone così l'uscita in spiaggia. Ne ho l'umore? Non proprio, ma non ho altro da fare, e immagino di aver passato già troppo tempo da sola. L'università per ora non me l'aspettavo così noiosa, così decido di accettare per vedere se può portarmi a rivalutare il collage, anche se poi non dovrei rivalutarlo sulla base di queste cose.

«Wow...» metto una mano sulla fronte per ripararmi dal sole gli occhi e vedere meglio mentre sprofondo con i piedi nella sabbia calda, quasi scottante direi. I granelli di sabbia mi solleticano i piedi, e la sensazione è avvolgente, così come il sole che mi abbraccia. È possibile sentirsi amati dalla terra? Perché in questo momento è così che mi sento.

«Vieni!» dice Kealani e mi afferra per la mano mentre cammina davanti a me per farmi strada. Numerose palme ombreggiano sulle teste dei passanti alle nostre spalle, sul passaggio in legno sul quale prima eravamo noi. L'oceano mi è ancora un bel po' lontano, ma riesco a sentirne il profumo, come di sale e vento, troppo particolare da descrivere con le parole. Quando Kealani però dirotta sulla destra, e non più verso l'acqua inizio a chiedermi dove mi stia portando, e così tanto che ero abbagliata dalla bellezza del posto alla luce del sole che non avevo notato la piccola baracca in legno lì dove presumo si stia intrattenendo una piccola festa, non so per quale evenienza. Deve essere la baracca dove lavora, di proprietà della sua famiglia, me ne aveva parlato. Condotta al centro del gruppo di persone prese a ballare a ritmo di una canzone spagnola credo, Kealani mi sorride girandosi verso di me e mentre cammina all'indietro prendendomi entrambe le mani cerca di farmi ondeggiare a ritmo caraibico, coinvolgendo così tutti che chiaramente lo conoscono dato come iniziano a salutarlo. Una ragazza dalle spalle scottate e i capelli dal taglio maschile mi mette una ghirlanda di fiori bianchi e fucsia attorno al collo, come noto poi avercela tutti, a breve anche Kealani. Il loro buonumore così contagioso finisce per influenzare anche me, e quando Kealani mi cinge da un solo fianco, mentre mi fa assumere la tipica posizione da partner di ballo, ed inizia a guidarmi in una baciata il mio corpo sembra rispondere come se nella vita passata fosse stato abituato a fare solo questo, premettendo fossi esistita in una vita precedente a questa. Quando finisce il pezzo e ne parte un altro conclude facendomi fare un piroetta per tirarmi poi verso il piano bar. Mi dice di accomodarmi mentre va dietro il bancone e congeda un ragazzo che immagino facesse il suo turno fino all'arrivo di Kealani. Lo vedo trafficare con varie bottiglie ed utensili a me sconosciuti, e poi dopo circa un minuto mi posa davanti una bevanda all'interno della quale ho visto averci messo fin troppi intrugli alcolici, così timidamente sono costretta a rifiutare: «Scusa, immagino debba essere buono, ma non posso bere alcol!» stringo i denti in imbarazzo. «Ah, non preoccuparti! Scusa, avevo dimenticato...» non mi stupisce il fatto sapesse io fossi mormone, lo sapranno tutti gli amici di Eula, quanto il fatto se ne fosse dimenticato. Non credevo possibile che nonostante il mio aspetto la gente potesse dimenticarlo, non identificandomi con i pregiudizi riguardo la mia fede, eppure...

Oasi ProibitaWhere stories live. Discover now