Capitolo 63- Seconda Parte

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<Ciao...> Dice e ci mette un po' per riprendersi. Non azzardarti a sentirti a disagio Becca, te lo vieto! Me lo vieti? Sei arrivata qui sparata a missile, e come intenderesti iniziare una conversazione con lui: "Dimmi di cosa vuoi parlare o ti ammazzo? Ah, e fai veloce che ho lasciato il gas acceso." Perché pensi queste cazzate ora? Oddio, tu sei da ricovero Becca Fisher. Inizio a girare i capelli da un lato all'altro.

<Tutto bene?> Mi chiede. Ecco, lo sapevo io. Si sarà accorta tutta la gente del tuo stato Becca, se non volevi dargliene a vedere, sta sicura che così hai fatto solo peggio. Ben fatto campionessa!

<No... Non sarei dovuta venire, e continuo a pensare troppo. Meglio che vada.> Dico a me stessa, anche se ad alta voce, ma proprio nel momento in cui mi alzavo arriva la cameriera a chiederci cosa prendiamo.

<Oh, può ritornare dopo gentilmente? Non siamo ancora pronti.> Dice lui, così la manda via. Stai sembrando ancora più matta Becca. Oddio smettila ti prego!

Lui preoccupato si sporge con il busto, come per volermi acciuffare, ma per ora si limita soltanto a dire: <Forse avrei dovuto scegliere un altro posto.> Dice alludendo al fatto nel caso in cui mi senta a disagio per la troppa gente, per il troppo sfarzo, perché per essere troppo sfarzoso lo è, ma non è questo a mettermi a disagio ovviamente.

Mi perdo a guardare la sua figura tuttavia senza guardarla davvero, e finalmente la mia mente si ferma su un pensiero alla volta senza mandarmi in confusione: siediti Becca, ricordi? Ormai sei qui.

Mi siedo lentamente, come se fossi un cane al guinzaglio. Chiudo gli occhi per qualche secondo, poi li riapro mentre porto di nuovo i capelli al lato.

<... Va bene così, è solo un mio problema.> Dico, e arriva una cameriera diversa da prima ma a porci la stessa domanda. Mi soffermo a guardare Nohea davvero in volto ora che è impegnato a rivolgere attenzione alla cameriera, e lui a mio contrario è rilassato, non ha aspettative di nessun genere. Forse non voleva parlarmi di chissà cosa, ma in generale.

<Stava molto bene con il vestito di prima Signorina...> Dice lei prima di andare via dopo l'ordinazione presa da Nohea.

Strofino le mani sulle guance strisciando i palmi fin gli occhi, a tirare i capelli dietro. Benissimo, grazie molte cameriera. Mi viene una risata isterica fuori. <Vestito di prima? Ti sei cambiata?> Mi chiede così divertito Nohea.

<Mi avrà confusa con qualcun'altra.> Rispondo così e lo guardo di sfuggita ridendo, non torturando più il mio viso con le mani.

<Puoi stare tranquilla Becca, lo sai, vero?> Fa lui, e mi sembra più grande di dieci anni per come parla, per come si comporta in maniera così adulta. Mi guarda dritto negli occhi centrando il bersaglio. Piego la testa di lato e faccio un cenno, ma ovvio che non posso davvero stare tranquilla, ma tuttavia mi lascio sfuggire un sospiro.

<Perché sono qui?> Chiedo dopo un po' rimanendo intenta a fissare le mie mani sulle gambe, così automaticamente il mio cervello cerca di distrarsi dall'evidente situazione imbarazzante, e i rumori di bicchieri, posate, e il resto sovrappongono perfino la realtà, tanto dal farmi finalmente mettere gli occhi nei suoi, ma senza vederlo davvero, ma guardandolo, che è diverso. Una coppia più in là del nostro tavolo parla di quanto sia costato troppo l'affitto di un ombrellone e due sdraio per solo metà mattinata, e finalmente riesco a rilassarmi completamente. Vita quotidiana. Si tratta solo di vita quotidiana. Questo sarebbe accaduto prima o poi, e magari in un altro universo un'altra te è già arrivata al dunque, sempre se l'altra te ha un dunque che tu non hai.

Oasi ProibitaWhere stories live. Discover now