Capitolo Diciassettesimo

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"Sei tentata anche solo di riavvicinarti a quelle cose che potrebbero riportarti sulla cattiva strada?" "Devo dire che va meglio. Prima ci pensavo un po' di volte al giorno, come ben sa, ma ultimamente sono più concentrata sugli studi e sul lavoro in biblioteca e quindi..." "Fa bene distrarsi. Allora credo che potremmo sentirci anche direttamente tra due settimane." "Va bene. La ringrazio." "Puoi chiamarmi quando vuoi in ogni caso. E grazie a te sorella." mi dice il vescovo chiudendo la telefonata.

Sono passate ben due settimane, e oggi io e Paulo partiamo per Whittier per la festività del 27 maggio (giornata della memoria) così come vogliono le nostre famiglie. Non vedo Paulo dall'ultima volta che lui venne qui sotto chiamata di Eula. Non è mai potuto venire perché ha avuto molto da studiare, e inoltre come me ha trovato un lavoro in caffetteria. Ed è per questo che ci stiamo pagando i biglietti per il volo di andata senza affittare un'auto come ci aveva consigliato mia madre con la sua. Io ed Isadora abbiamo stretto amicizia, e le ho promesso di fare un'uscita a quattro non appena tornerò dall'Alaska con Paulo con lei e il suo fidanzato. Gli studi vanno alla grande e le cose non potrebbero andarmi meglio. Eula continua a guardarmi male, e inoltre tutti i suoi amici non mi si avvicinano più- neanche Kealani. In quanto a Nohea lo vedo spesso a lezione, e spero mi abbia perdonata, anche se dal modo in cui cerca accuratamente di non parlarmi o guardarmi direi di no.

Non posso dire che il modo in cui questa avventura fosse iniziata non mi manchi. L'adrenalina raggiungeva ogni giorno livelli estremi, avevo tanto da fare con la compagnia di Eula e i suoi amici. All'inizio non ho fatto altro che ripercorrere ogni giorno, ogni momento per cercare di collegare gli atteggiamenti, si soprattutto di Nohea, ma come ho detto al vescovo, adesso mi rimane sempre meno tempo, soprattutto perché il lavoro nella biblioteca del campus mi tiene molto occupata. Lui rimarrà una parte di me, visto che è stato il primo a farmi provare determinate cose, aldilà dell'istinto sessuale, ma ho dovuto lasciarlo andare. E poi sono sicura per lui non faccia ora poi così tanta differenza. Anzi, magari si è di già trovato un'altra ragazza o ragazze.

«Ciao!» vado incontro a Paulo che è di già in fila per entrare in aereo. Ci siamo incontrati direttamente qui per questioni economiche. Lo abbraccio, e mi rendo conto di quanto avessi dimenticato la sua altezza. È molto più alto di me, ma in qualche modo lo avevo sovrapposto all'altezza- ben minore- di Nohea. "Becca?" mi richiamo scocciata. Ammetto di avere paura di staccare dalla mia routine che mi ero creata in queste due settimane visto che era fatta a pennello per sfinirmi e non pensare. È brutto da dire, ma è così, e non ero tanto sicura la cosa fosse lecita per superare lealmente questo periodo, ma il vescovo stamattina mi ha detto che faccio bene a distrarmi, pertanto credo sia okay.

«Tutto bene?» mi chiede Paulo probabilmente vedendomi estraniata dai miei pensieri. "Concentrati su di lui Becca. Ricordi? Devi anche dirgli dei baci e di quell'altra cosa fatta con Nohea", non credo ce la farò, ecco perché mi sento così tranquilla all'idea. Ho rimandato sempre, anche durante le telefonate tra noi giornaliere, ma questa vacanza sarebbe l'ideale, e sono terrorizzata all'idea di affrontarlo. E se non la prendesse bene? «Sei tesa per il volo?» mi chiede. Scuoto la testa sorridente. Goditi gli attimi per ora. Quando arriverà il momento lo sentirai e glielo dirai senza essere vigliacca. Ne hai parlato allungo con il vescovo, e sai che è la cosa più giusta da fare. Ti immagini un giorno sposati e lui ancora allo scuro di ciò? Come avresti la faccia di raccontare la vostra storia d'amore ai vostri figli? Ho rovinato tutto... Ogni cosa. "Becca! Smettila!"

«Cosa scusa?» Ho visto che mi ha parlato ma non ho sentito. «Dico, abbiamo due posti lontani l'uno dall'altra.» «Oh, come...?» leggo il mio biglietto. «Vedi. Io fila centrale, tu quella di sinistra.» mi indica le scritture.

Il volo non dura molte ore, ma avrei preferito stare seduta accanto a Paulo. Mi conosco, e so per certo la distanza da lui mi abbia segnata tanto rendendomi a disagio ogni volta che ci sto vicino, come prima in aeroporto. Avrei preferito così starci a contatto in quest'ora per ristabilire un legame così una volta arrivati a Whittier avremmo riavuto più sintonia. Ho paura che mia madre o Meri- la sua- si accorgano di qualcosa. Lo so è stupido, dopo anni di relazione non dovrebbero più esserci queste barriere, ma siamo stati ogni giorno insieme prima del collage e...

La verità è che ho paura di non ricordare più cosa significhi averlo sempre intorno, e che questi giorni così a stretto contatto saranno terribili. L'idea poi che alla sua figura si sovrapponi quella di Nohea non è delle migliori. "Becca, non consoci neanche quel ragazzo. Cosa ti prende? Non puoi immaginare i suoi atteggiamenti se non gli hai mai vissuti. Gli ho vissuti... Smettila, ti prego!"

Magari sarebbe il caso di schiodarsi dalla poltrona ora che ci si può alzare per andare in bagno, e soprattutto ora che il posto accanto al suo si è liberato. E' il caso di riprovare a relazionarmici! Scatto in piedi autoconvincendomi sia la cosa giusta da fare e vado a sedermi accanto a lui passandogli fra le gambe per arrivare al posto vicino al finestrino. «Becca? Che sei venuta a fare?» mi chiede. «Niente, avevo solo voglia di passare un po' di tempo con te...» metto una mano sulla sua gamba e lo vedo irrigidirsi. «Credo il signore stia per tornare...» dice guardando verso il corridoio che è vuoto. Non sta tornando ancora. «Voglio solo...» "Non servono parole Becca!" metto una mano sul suo collo e mi avvento sulle sue labbra spingendolo ardentemente verso di me. Non aspetto a introdurre la lingua, ma d'altro canto sento titubanza, e nonostante cerchi di seguire il mio ritmo, alla fine cede, così mi allontano.

«Becca...» stava per dire qualcosa con la sua solita fronte aggrottata, ma finisce con: «Il signore è tornato.» quando arriva colui che ha pagato per la poltrona dove sono seduta. Mi alzo così salutando il signore che mi sorride cordialmente, e me ne torno al mio posto.

Ci viene detto diriallacciare la cintura di sicurezza, così una volta fatto, mi trascino giùraggomitolandomi su me stessa. "Andrà tutto bene in questi giorni vedrai..."

To Be Continued...

Oasi ProibitaWhere stories live. Discover now