Capitolo Ventesimo

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«Cosa c'è che non va tra te e Paulo?» sapevo mia madre me lo avrebbe chiesto prima o poi, soprattutto visto che sono quattro giorni che non facciamo i salti mortali per vederci e i giorni qui diventano sempre più noiosi. Infatti ho riscoperto le sensazioni che provavo stando qui i primi anni quando Paulo ancora non esisteva nella mia vita, il che mi ha depressa maggiormente.

Tiro lo scotch sull'ennesimo scatolone e rispondo: «Va tutto bene. È solo impegnato nei lavori pubblici. È sempre stato altruista per la comunità.» le ricordo. Inizio a riempire un'altra scatola con dei libri. Almeno in questi quattro giorni abbiamo svuotato quasi del tutto la casa, e anche questo è abbastanza deprimente. «Vi siete visti spesso mentre eravate al collage?» dice impicciona. «Madre.» La guardo di traverso. Mi guarda. «Va bene. Voglio solo dire che vi vedo distanti.» sbatto gli ultimi libri nello scatolone in silenzio, tempo di chiuderlo e me ne vado in una spoglissima mia stanza. Mi stendo sul letto e inizio a rimuginare mentre fisso il soffitto.

Paulo non può avere una reazione simile e poi evitarmi. Non sono una bambina e rimango pur sempre la sua fidanzata e direi che ha avuto giorni a sufficienza per elaborare qualunque cosa ci fosse da elaborare. Salto giù dal letto perciò infilando il cappotto. «Dove stai andando?» mi chiede mia madre mentre attraverso la casa. «Torno prima di cena.» sbatto la porta d'uscita senza aspettare risposta. Raggiungo in fretta casa sua, e così una volta aspettato di esser ricevuta dal fratello- i suoi non ci sono- e Pablo mi accompagna verso la sua stanza. «Paulo... c'è Becca.» dice mentre apre la porta Pablo. Paulo si gira verso di noi. «Risolvetela vi prego. È insopportabile!» mi bisbiglia Pablo mentre esce.

La tensione misto imbarazzo è così fitta che si potrebbe tagliare con un coltello, perciò immagino spetti a me il compito di rompere il ghiaccio, anche perché in silenzio me ne sono stata fin troppo: «Non puoi piangere e poi decidere di non parlarmi più come se nulla fosse.» dico mentre tolgo sciarpa, cappello e infine il cappotto. Lascio tutto sul suo letto. «Mi dispiace se ho detto qualcosa che ti ha ferito...» aggiungo, sempre che sia di questo che si tratti. Stringe un pugno sulla scrivania dove è seduto. «Non volevo prendermela con te per la storia dello Utah...» sbatte quel pugno sulla scrivania facendomi prendere un colpo. «Non è colpa tua Becca. Potresti dimenticare ciò che hai visto?» non è mai stato così arrabbiato eppure preoccupato, ma poi che razza di domanda mi fa?

«Siamo fidanzati Paulo, voglio che tu mi dica cosa provi.» sbotto. Sono stanca di essere trattata da lui in questo modo! «Smettila di essere così comprensiva!» urla alzandosi in piedi. Mi riprendo da tale azione che non mi aspettavo. «Non ti sto capendo Paulo.» dico pacatamente. «Se mi parlassi...» inizio ma tuona acerbo: «Ho baciato un'altra! Ecco te l'ho detto...» cade sul letto seduto come se lo avessero spinto giù di colpo.

Mi ci vuole un po' per elaborare le sue parole e quel che sento a primo impatto è un forte bruciore allo stomaco. Poi una stretta che sale fino alla gola, una stretta che arrivata fin lì si trasforma in calore che percorre l'apparato uditivo. Mi sento la testa accaldata e la terra sotto i piedi come aria. Prendi fiato Becca. Ti fa male? Si. Non so come faccia a controllarmi visto che sono sempre stata istintiva, ma probabilmente perché la mia coscienza sa che non posso davvero arrabbiarmi con lui visto che ho fatto lo stesso e anche di peggio. Non posso perché lui che è sempre stato così trattenuto e rigido rispetto a me e deve stare già troppo male di suo per non esser riuscito a trattenersi alle tentazioni. Si starà già auto punendo abbastanza. «Ho bisogno di tempo. Ci vediamo domani. Okay?» dico d'un fiato con le mani che tremano, e senza aspettare risposta esco inghiottendo i passi mentre mi sento galleggiare con la testa. Cammino fin casa mia accorgendomi troppo tardi di aver dimenticato i miei indumenti, ma una volta arrivata, il mio desiderio è solo chiudermi in camera per riflettere. Per riflettere e trovare la pace. Trovare la pace per ammettere a lui i miei errori, e se se la sentirà di ricominciare insieme.

Oasi ProibitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora