Capitolo Ventiseiesimo

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Vengo svegliata da un rumore che sembrano schiocchi di baci, e solo quando anche le mie sensazioni diventano attive capisco che Nohea mi lascia una fila di baci sul braccio mentre sono stesa sul fianco. Probabilmente non sa che sono sveglia anche se con gli occhi chiusi. Smette, ascolto così i suoi passi e poi la chiusura della porta e così capisco che è uscito dalla stanza. Mi stendo dritta ancora intontita e mi distendo stiracchiandomi. Noto la sveglia su comodino ad indicarmi che sono le otto del mattino, e ciò mi ricorda che tra meno di un'ora devo fare la telefonata di routine a mia madre. Mi siedo sentendo la gonna completamente alzata. Sarà super stropicciata. Mi scopro e mi metto in piedi guardandomi dalla testa ai piedi ad uno specchio da cassettiera accanto alla porta. «Cavolo...» dico sconfortata. Porto i capelli bizzarramente gonfi e ondulati sul lato mentre Nohea rientra in camera.

«Buongiorno!» mi sorride con i capelli lunghi bagnati e vestiti puliti- un jeans nero e una maglia verde. Ha fatto in fretta direi. Continuo a guardarmi allo specchio disgustata.

«Cosa c'è?» mi chiede così mentre gira dal letto per prendere delle cose dal comodino- lo vedo attraverso il riflesso nello specchio. «Lea non mi presterà mai più un abito. Vedi come è ridotto...» inizio a stirarlo ossessivamente sotto le mani come farebbe mia madre. «Avresti dovuto mettere dei vestiti normali.» dice. Faccio dei versi di disapprovazione e lui ride a riguardo.

«Se hai bisogno del bagno sai dove trovarlo.» mi fa poi. Rialzo il volto guardandolo dietro di me mentre si tira i capelli all'indietro. «Si...» dico e così decido sia il caso di andarci ora in bagno.

Lavo i denti con del dentifricio sul dito e cerco di rendere i capelli presentabili, ma tanto visto la piega che hanno preso... fortunatamente non devo rimuovere trucco o cosa. Utilizzo il wc e successivamente esco trovando Nohea ad aspettarmi con le mie scarpe in mano. Sono così scomode che le avevo cancellate dalla mia memoria! «Grazie...» dico mentre le prendo svogliatamente: sento ancora la pianta indolorita, e vorrei poter non metterle più. Tento in equilibrio di metterle e riesco solo a infilarle, mentre per allacciare il gancio sono costretta a piegarmi sulle ginocchia. Ancora provando a fare qualche tentativo con la prima scarpa mi ritrovo a gemere di rabbia sconfitta. «Una mano?» ride Nohea rimasto ad aspettarmi. Alzo il volto e noto che mi tende una mano. La afferro e lascio che si chini lui a legarle. Tengo su la gonna per sollevarla dai piedi, così in men che non si dica come se non fosse la prima volta a farlo, si rimette in piedi ammiccando. «Quante altre volte l'avrai fatto...» dico così senza aspettarmi risposta mentre scendiamo le scale. «Un centinaio...» invece mi risponde mentre continua a scendere, mentre io mi ritrovo impietrita per una manciata di secondi. "Siete amici, può slacciare le scarpe e i reggiseni di chi vuole." penso. Ricomincio a camminare per non destare sospetti.

«Ti sei ammutolita?» chiede poi una volta arrivato giù e io ancora per metà. Scuoto la testa: «No, Nohea.» dice lui imitandomi per scherzare.

«Buongiorno! Dormito bene?» ci chiede la madre venendoci incontro. All'istante un'ondata di calore mi prende dallo stomaco. Avrà frainteso sicuramente, e non vorrei pensasse che... sì insomma.

«Buongiorno. Si, grazie.» rispondo educatamente.

«Venite di là? Ho preparato la colazione...» dice Cora.

«In realtà andiamo a fare colazione fuori.» dice Nohea. Ah sì? Mi limito a stargli dietro.

«Nohea i tuoi amici mi hanno dato il cellulare di Becca.» grida Mei dalla cucina e poi arriva in salone.

«Oh ti sei svegliata. Tieni cara. Un certo Paulo ti chiama da un po'.» mi dice Mei consegnandomelo. Ho quattro sue chiamate perse e innumerevoli messaggi. Mi chiedo cosa voglia a quest'ora, ma immagino sia il caso di richiamarlo dopo. «Grazie.» le dico. «Allora andate? Non rimanete?»

Oasi ProibitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora