CAPITOLO 13.2

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<Expecto patronum!> gridò Robin, raccogliendo, per l'ennesima volta, uno scarso risultato.
Era comparsa una fioca luce argentata. Ma scomparì dopo qualche secondo.
Abbassò la bacchetta e sbuffò;
si girò verso Alstor, il quale la fissava da lontano.
<Perché non ci riesco?!> protestò la ragazza.
L'auror si avvicinò a lei e le strappò di mano la bacchetta. <Perché sei ancora troppo debole.
Lo capisci o no che i dissennatori si sono nutriti della tua felicità?!>
Lei annuì, incrociando le braccia al petto.
<Hanno banchettato.> continuò lui, infierendo.
<Sarà la quindicesima volta che fai l'esempio del banchetto.> disse Robin, trattenendo un ghigno.
Alastor non si girò verso di lei, ma cercò di fornirle più consigli possibili per evocare correttamente un patronus.
<Non c'è niente da fare, Alastor, sono troppo stupida.> borbottò lei.
Il mago le afferrò un orecchio e glielo tirò. <Tu non sei affatto stupida.
Sei samente fuori allenamento.
Comunque, entro stasera sarai ad Hogwarts.>
Robin sbatté le palpebre e lo guardò stralunata. <Di già?>
<Albus è già stato informato. Così come Ollivander.>
<E il Winzegamot?> chiese lei.
Moody fece una smorfia. <Che t'importa, scusa?
Se Minchum interviene, sei scagionata.>
<Appunto,> disse lei. <se Minchum interviene.> aggiunse enfatizzando l'incertezza del possibile gesto del ministro.
<Sei un ottimo esempio di positività.>
Robin ridacchiò. <Lo hai detto tu stesso. . . I dissennatori hanno banchettato con la mia felicità.>
Questa volta fu Alastor a ridere.
Robin sarebbe stata eternamente grata all'auror per averla aiutata, così come a chi, nel ministero, avesse fatto di tutto per tirarla fuori da Azkaban.
Ma un pensiero l'angustiava parecchio: perché nessun dissennatore aveva attaccato la villa di Moody?
Si mordicchiò il labbro inferiore e cercò di scacciare quel terribile pensiero.
In fondo, però, aveva un brutto presentimento dentro di sé.
<Non è che i disennatori mi aspettano a scuola?> domandò, infine.
<Silente ci ha già pensato.
Pronta a infrangere, di nuovo, una regola di Hogwarts?>
Robin sorrise e annuì. <Ovviamente.>

°°°

Mancavano pochi giorni all'inizio delle vacanze di Natale;
i malandrini si stavano mettendo d'accordo sul come passare le vacanze.
Restare a scuola. Oppure tornare a casa.
Improvvisamente nella stanza la temperatura diminuì notevolmente;
Peter cominciò a strusciarsi le mani sulle braccia. Dopodiché prese una coperta molto pesante e se la mise sulle spalle.
Anche gli altri tre ragazzi lo imitarono.
James alitò sulle mani, nella speranza di scaldarle, ma con scarsi risultati.
Pochi minuti dopo, udirono bussare alla loro porta.
<Avanti.> disse Sirius, battendo i denti.
Dalla porta entrarono Lily e Marlene, le quali indossavano le loro sciarpe e i guanti.
<M-Ma q-quelli. . .> balbettò James dal freddo, indicando i guanti di Lily. <N-Non s-sono d-di R-R-Robin?>
La rossa, strinse i denti, e annuì. <Non trovavo i miei. . .>
<Il fuoco si è spento improvvisamente.> riferì Marlene ai malandrini. <Astrid è andata dalla McGranitt.>
<C-Cosa s-sono q-quelli. . .?!> disse Peter, battendo i denti un po' per il freddo e un po' per la paura.
E chi non aveva paura di un branco di. . .
<DISSENNATORI!> gridò Sirius, nascondendosi con James dietro un letto.
Non li aveva mai visti dal vivo. E se li era immaginati diversamente dopo i racconti della madre.
Una delle mostruose creature si avvicinò al vetro della finestra del dormitorio;
questo cominciò a ghiacciarsi e, in alcuni punti, anche a sgretolarsi.
<Come si manda via un dissennatore?> chiese Lily.
<Ehm. . .> rispose James. <Si aspetta che se ne vada via da solo?
No, perché, davvero, non mi pare che sia la cosa più intelligente affrontarli.>
Astrid, vedendo la porta aperta, entrò, informando i ragazzi di scendere nella Sala Comune e di attendere l'arrivo della McGranitt.
<Chiediamolo a Minnie.> propose Sirius. <Lei sa sempre tutto.>

L'Erede di GrindelwaldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora