CAPITOLO 21.2

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Robin, condotta da Heinz, era giunta nell'ufficio di Koll, il quale l'attendeva con il professor Hohenzollern.
Il docente di difesa contro le arti oscure si alzò e la fece accomodare al suo posto, assicurandole che sarebbe stato meglio per la sua salute se fosse rimasto in piedi.
Il custode attese che Koll gli desse il permesso per lasciare la stanza e poi rimasero solo in tre: Robin, Koll e Hohenzollern.
<Mi ero dimenticata di passare. Mi scusi.> disse Robin al preside, che fece un cenno con la mano e ribatté a sua volta: <Nessun problema.
Giustamente vorresti passare un po' di tempo con i tuoi coetanei.
Lo comprendo a pieno.>
Robin abbassò lo sguardo un attimo per concentrarsi sulle sue gambe; stavano "ballando" dall'ansia.
<Hai socializzato un po'?> le domandò Hohenzollern. <Oltre alle signorine Alianovna-Costner e Hoffman, ovviamente.>
Robin annuì con poca convinzione.
<Ho parlato con Kōstantinos Keller e Anna Levi.> aggiunse per far contenti i due maghi.
<Chi l'avrebbe mai detto. . .> ridacchiò Hohenzollern, battendo una mano sulla spalla alla ragazza inglese. <La nuova arrivata è riuscita a scambiare due parole con Anna Levi.
Sono anni che ci proviamo.>
<All'inizio non voleva neppure rivolgermi a parola.> confessò Robin. <Poi si è sciolta come un ghiacciolo in una giornata di sole.>
Hohenzollern ridacchiò, mentre Koll rimase serio.
Anche troppo per un gusti di Robin.
Durante l'anno precedente se lo ricordava meno cupo di come lo aveva trovato nella sua stessa scuola.
<Il professore Hohenzollern si è offerto di aiutarti a migliorare le tue capacità legate alla difesa contro le arti oscure.>
Robin annuì, quasi per convenzione che per vera e propria convinzione.
Più tempo passava con Hohenzollern e più non riusciva a capire come il cervello di quel mago funzionasse.
Pareva quasi più semplice intuire il corretto funzionamento dell'orologio svizzero che la Johnson teneva nella sua aula; così fine ed elegante, ma al tempo stesso fragile a causa della presenza degli ingranaggi.
E lei, di Hohenzollern, non aveva ancora capito nulla.
<Non ruberò tempo eccessivo al quidditch.> scherzò il professore di difesa contro le arti oscure.
La ragazza, per farlo contento, sorrise.
Ma era come se le facesse male compiere quel gesto.
Hohenzollern, dopo aver detto la frase, diede uno sguardo all'ora segnata dell'orologio a pendolo presente nell'ufficio di Koll, e avvisò che l'attendeva una lezione da due ore.
<A dopo, Friedrich.> lo salutò Koll.
Dopodiché il preside consegnò a Robin un quadernetto con all'interno i vari orari delle lezioni, delle pause e delle varie attività extrascolastiche e altre informazioni riguardanti le abitudini degli studenti di Durmstrang.
Il quidditch era l'attrazione principale. Ma dopo di esso vi erano le sessioni di palestra per allenare il fisico e il club dei duelli.
<Le attività extrascolastiche sono facoltative, così come le materie contrassegnate con un asterisco.>
Robin ringraziò.
Poi il silenzio cadde improvvisamente nella stanza.
Con Silente non aveva mai avuto nessun tipo di problema di conversazione, mentre con Koll faticava a trovare le parole.
Forse perché non avevano una grande convivenza. . .
Oppure perché nessuno dei due riusciva a esprimersi al meglio.
<Avrei una domanda.> disse Robin, dopo essersi ricordata la conversazione della mattina con le sue compagne di stanza.
<Certo, Robin. Dimmi tutto.>
Robin si schiarì la voce e domandò: <Mi potrebbe spiegare il motivo per cui non smista più gli studenti?>
Koll, già pallido di suo, divenne bianco come un lenzuolo.
<N-Non voglio parlarne, Robin.> balbettò lui. <È una storia lunga e dolorosa.>
La ragazza si sentì improvvisamente così sciocca. . .
Aveva ottenuto la stessa risposta da Grindelwald quando gli aveva chiesto che rapporto ci fosse stato tra lui e Silente.
Si scusò con il professore, ancora visibilmente scosso, andando incontro a un cenno con la testa.
<Allora vado.> disse Robin indicando la porta. <Buonagiornata.>
<Sono stato in un campo, Robin.> disse flebile Koll, prima che la ragazza appoggiasse la mano sul pomello della porta. <Ecco perché non voglio nessuno smistamento. Nessuna suddivisione.>
<Ma la signorina Levi. . . - >
<Quella è un'altra storia, Crouch. Ora va', ho visto che hai pozioni.
Meglio non far attendere Helion Becks.>

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now