CAPITOLO 19

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Robin non aveva chiuso occhio;
lasciare definitivamente Remus non era stata una scelta semplice.
Credeva che, in fondo, non era poi così innamorata di lui: probabilmente era solo un buon amico, nulla di più.
E poi era ad Hogwarts che considerava casa sua da quasi ben cinque anni.
Non che a Nurmengard si fosse trovata male, anzi, era stata trattata molto bene.
Avrebbe fatto a meno di qualche allenamento, ma non era serata una brutta esperienza.
<Robin, sei sveglia?>
<Ora sì.>
Lily si sedette sul letto dell'amica e le tolse una ciocca di capelli dalla fronte.
<Com'è andata con Remus ieri sera?>
<È finita.>
<Peccato, eravate una bella coppia.>
Robin si sedette e prese la gabbietta di Osgood.
<Dov'è il mio snaso?!> esclamò, vedendo che l'animaletto non era presente.
<L'abbiamo affidato ad Hagrid per questo mese...
Marlene ed io siamo state a trovarlo ogni pomeriggio.>
<Grazie.>
Lily sorrise all'amica a poi posò lo sguardo sull'avambraccio sinistro di Robin.
<Cos'è quello?> chiese spaventata.
<I doni della morte.>
<Hai anche una collana con quel simbolo.>
<Oh sì!> esclamò Robin <Eccola qua.> disse in seguito facendo vedere a Lily il ciondolo che Grindelwald le aveva donato.
<E che significato hanno?>
<Il triangolo e il mantello dell'invisibilità, il cerchio è la pietra della resurrezione mentre questa linea rappresenta la bacchetta di sambuco.
È stata per anni la bacchetta di Grindelwald.> spiegò Robin.
<Come fai a fidarti di quell'uomo?>
<Non è poi così malvagio.>
<Se lo dici tu...>

Quella domenica mattina, chiunque volesse tornare a casa per Natale (praticamente quasi tutti) aveva la possibilità di farlo.
Robin e i suoi fratelli decisero di rimanere ad Hogwarts per fare compagnia a João;
gli amici di Robin invece tornarono a casa.
Robin lo scortò fino alle carrozze che li avrebbero portati alla stazione e li salutò uno a uno.
Quando fu il turno di Remus, Robin lo abbracciò e gli sussurrò:<Passa delle buone vacanze, quando tornerai sarà tutto risolto.>
Lui annuì e poi, assieme agli altri, montò in carrozza.

Ad essere rimasti a scuola per le vacanze di Natale, oltre ai Crouch, furono: Artemisia, Gilderoy e Barty.
Quest'ultimo infatti, non aveva alcuna intenzione di tornare a casa da suo padre.
Si sedettero tutti assieme in uno dei tavoli della Sala Grande e si misero a chiacchierare.
<Artemisia, come mai non torni mai a casa per Natale?> chiese Allock, con ancora metà del cioccolatino in bocca.
<Perché non corre buon sangue tra i miei familiari e me...
Sono degli idioti.>
<Si tratta pur sempre della tua famiglia!> disse Stan.
<Se io vivessi in una famiglia come la vostra probabilmente non avrei questa bassa considerazione dei miei.>
Toby si stiracchiò e diede ragione ad Artemisia:<Il suo discorso non fa una piega.>
<Perché non hai mai provato a vivere con mio padre...> sospirò Barty, scolandosi tutto il suo succo di zucca.
<O con il mio.> aggiunse Gilderoy.
<Non pensavo che tuo padre fosse così male.> gli disse Robin.
<Di fatti non è male...
È solo che mi tartassa con le sue lettere ogni giorno e quando torno a casa mi fa un sacco di domande impertinenti.>
Robin fece le spallucce e tornò ai suoi appunti di erbologia che Lily si era gentilmente offerta di prestarle.
<Ma allora siete voi i superstiti di Hogwarts!> esclamò Silente, rivolgendosi ai sei ragazzi seduti.
Sei su cinquecento, o più, studenti erano un po' pochini in effetti...
<Robin, ma tu dormirai da sola per più di due settimane!> fece notare Toby.
<E quindi? Per un mese sono stata sola in un'ala di un intero castello.>
<Che coraggiosa.> borbottò Barty.
<Non a caso sono stata smistata nella casa di Godric Grifondoro.> commentò lei, facendogli un occhiolino.
<Luoghi comuni e dove trovarli.> disse Stan, indicando la sorella.
Il gruppetto esplose in una fragorosa risata.
<Fate ridere anche noi?> chiese João che nel frattempo si era aggiunto alla combriccola con la sua francesina Saoirse.
<Cose da Hogwarts...> rispose Toby.
João e Saoirse ridacchiarono e si sedettero con gli studenti inglesi.

L'Erede di GrindelwaldDonde viven las historias. Descúbrelo ahora