CAPITOLO 8.2

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Robin si risvegliò seduta, o meglio, stravaccata su una poltrona molto soffice. Udiva in lontananza delle voci. Una era sicuramente di Silente, un'altra di Barty Crouch Sr., una di Moody e altre che non riusciva a individuare.
Una su tutte, però, la fece rabbrividire. Lucius Malfoy.
Che si fosse già sparsa la voce dell'omicidio?
Oh che disastro...
Perché ogni volta che c'era un'uscita a Hogsmeade, Robin combinava qualcosa di sbagliato?!
La ragazza si alzò e fece mente locale di quello che era successo qualche istante prima.
Mentre parlava con Silente, un auror aveva fatto irruzione nel bagno e accusato Robin di aver utilizzato l'anatema che uccide.
Poi rammentò di essersela presa con l'auror, dicendogli di essere un falso e di calunniarla; i due si scontrarono verbalmente finché non passarono alle mani. Alla magia.
Dopodiché non aveva ricordi.
Che l'avessero schiantata per calmarla? Quella poteva essere la soluzione più plausibile.
Troppe coincidenze in poco tempo. La profezia, la frase comparsa sul muro del ministero, Nagini. E ognuna di queste andavano a colpire la figura di Robin.
Se in alcune situazioni dubitava del suo animo da grifondoro, con quel gesto non avrebbe mai più messo in discussione la decisione del Cappello Parlante.
Aveva proprio un brutto presentimento.
E vedere Silente varcare la soglia dell'ufficio in cui era semi-rinchiusa con un'espressione tutt'altro che rassicurante, non fece che agitare ancora di più Robin.
<Non possono chiudere un occhio, vero?
Stavolta l'ho fatta troppo grossa.>
Silente rimase in silenzio.
Ma a Robin non servivano parole per descrivere in che brutto guaio si era cacciata.
Le lacrime cominciarono a sgorgare senza mai fermarsi, inzuppando il maglioncino di Robin.
<Perché c'è anche Malfoy?> singhiozzò la grifondoro.
Il preside socchiuse gli occhi. Aveva intuito dove Robin volesse andare a parare.
<Assisterà al processo.>
Robin buttò la testa all'indietro. <È già stato deciso quando andrò?>
<Yaxley ha chiesto di poterlo svolgere già stasera.>
La ragazza chiuse la mano in un pugno. <Non vedono proprio l'ora di togliermi di mezzo, vero?> domandò con un velo di ironia.
<La Umbridge sta cercando di appigliarsi ad alcuni ammendamenti. Ma...>
<Basta.> disse Robin, alzandosi dalla poltrona e uscendo dall'ufficio.
<Malfoy! Yaxley!> li chiamò.
I due mangiamorte, perché questo erano, si girarono contraendo la mascella e scambiandosi uno sguardo d'intesa.
<Robin, non fare sciocchezze...> cercò di intervenire Barty. Lei, però, lo fermò prima che potesse aggiungere altro.
<Sì?> disse Yaxley, avvicinandosi a Robin.
<Facciamolo adesso il processo.> propose lei.
Yaxley si lasciò scappare una risata nervosa. <Non è possibile. C'è un iter burocratico da seguire; io non posso...>
<Me ne infischio dell'iter burocratico.> ringhiò lei.
<Signorina Crouch, per favore.> cercò di calmarla la Umbridge. <Sto facendo di tutto per evitarlo.>
<No, avete già fatto abbastanza per me.>
<Senti, piccoletta. Non posso permettertelo.> intervenne Moody, afferrandole il braccio e allontanandola da Yaxley.
<Ti prego, Alastor...> sospirò lei.
Il cuore di Robin batteva all'impazzata. Aveva paura, non poteva negarlo.
Ma non si sarebbe sottratta alla giustizia un'altra volta.
Yaxley giunse le mani. <Se è questo quello che desidere, Crouch, farò il possibile per anticipare il processo.>
Malfoy si lasciò scappare un ghigno. La giovane Crouch stava facendo di tutto per aiutarlo con il suo piano.
<Malfoy.> lo richiamò.
<Che vuoi.>
<Dì a Voldemort che non sono affatto pentita di aver ucciso Nagini.> gridò lei.
Lucius si girò verso Yaxley, il quale finse di non capire quello che Robin intendeva con quella frase.
Barty appoggiò la mano sulla spalla della nipote, dandole una piccola stretta, e la invitò a rientrare nell'ufficio dove Silente era rimasto, noncurante di ciò che era successo fuori.
O meglio, avrebbe di sicuro potuto immaginare quello che era successo qualche minuto prima.
<Non voglio che Rita Skeeter partecipi.> disse Robin tutto d'un tratto.
<Non l'avremmo chiamata lo stesso...> sussurrò Barty.
<Statene fuori anche voi.> aggiunse subito dopo, facendo sbigottire gli altri quattro.
Moody le afferrò il colletto e la inchiodò al muro. <Che cazzo hai in testa ultimamente, piccoletta?> urlò l'auror.
<Un serpente, Alastor! Sento la voce di un serpente!> ribatté lei, alzando ancora di più la voce.
L'auror la lasciò andare per abbracciarla.
<Io non ti lascio.> le sussurrò all'orecchio. <Hai capito? Non ti lascio.> ripeté.

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now