CAPITOLO 39

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Quando Robin era ancora al San Mungo, arrivò una lettera da parte della Federazione Inglese di Quidditch, con le varie istruzioni per raggiungere lo stabilimento dove si sarebbero allenati.
Convincere i suoi nonni era stata una vera e propria impresa, ma alla fine era riuscita ad ottenere il benestare dei familiari e a raggiungere la nazionale.
Si era ristabilita bene, senza alcun tipo di complicazione.
Aveva passato alcune notte insonni, nella speranza che quella strana, e nuova, voce che aveva sentito mentre era in convalescenza.
<A che cosa stai pensando?>
Robin alzò lo sguardo dalla sua colazione e fissò Ludo Bagman, che era seduto di fronte a lei.
<A nulla.>
<Sicura?>
Lei annuì. <Dai, Ludo...
Sto bene, davvero.>
Ludo era simpatico secondo Robin. Era uno dei pochi ad essere contento della sua convocazione e l'aveva presa sotto la sua ala protettrice.
Se non capiva qualcosa, Bagman si prendeva la briga di rispiegarle tutto e di fare coppia con lei negli allenamenti.
L'unica cosa che Robin non riusciva a sopportare di lui, era che Rita Skeeter non parlava mai, ma mai mai, male di Ludo.
E questa era qualcosa che la infastidiva veramente troppo.
<È arrivata una nuova cercatrice.>
<Cosa?!> domandò sbalordita Robin.
<Gioca con le Holyhead Harpies. Ed è molto brava.>
Una giovane donna, che secondo Robin non poteva avere più di vent'anni, si avvicinò con un sorriso stampato sulle labbra e si presentò:<Aurelia Norris.>
<Robin Crouch.> disse lei a sua volta.
Aurelia le strinse la mano e sorrise. <Quella Robin Crouch? La cacciatrice di Grifondoro?
Per me è un grandissimo onore!
Giocavo nella squadra di Tossorosso; forse ci siamo scontrate qualche volta...>
Robin ci pensò su e annuì: si ricordava perfettamente di Aurelia.
Quando volava sembrava proprio una farfalla: agile e leggiadra.
Riusciva ad acciuffare il boccino d'oro con una tale rapidità da far invidia al vento.
<Sai, per un momento ho pensato che ingaggiassero te come cercatrice... ho saputo che ti sei improvvisata nel ruolo dopo che il vostro capitano si è infortunato.
Mi sarebbe piaciuto vederti!> esclamò lei tutta contenta.
<Oh. È stata solo semplice fortuna...
Non è proprio il mio ruolo.>
<Fortuna o no, dicono che tu sia stata grandiosa.> s'intromise Ludo.
<Sì, d'accordo. Però poteva anche andarmi male. Insomma...>
<No che non poteva!
Anzi, potresti darmi qualche consiglio?> le chiese Aurelia.
Robin cominciò a blaterare cose a caso, in modo che Aurelia si accorgesse che non era del mestiere. Eppure la cercatrice pendeva dalle labbra di Robin.
<Foto per la Gazzetta del Profeta!>
Un sonoro click fece spaventare Robin, che non si aspettava Rita Skeeter e il suo fotografo.
Rita, secondo Robin, faceva parte della peggior specie di giornalisti: non faceva altro che mettere zizzania tra le figure più importanti della comunità magica e inventarsi storielle che non stavano né in cielo né in terra.
<Signorina Crouch permette un'intervista?> chiese la giornalista.
Robin inclinò la testa verso di lei. <No.
Sono minorenne.>
Le gote di Rita dicentarono rosse dalla rabbia. <Ma si tratterebbe di qualche innocente domandina...> <Ho detto di no, Rita. Sono minorenne.> Robin, poi, fece una pausa. <Aiuto! Rita Skeeter mi sta importunando!>
Bagman si mise a ridere, ma aiutò lo stesso Robin a liberarsi di Rita, inventandosi un allenamento improvviso.
<Scusaci, Rita. Davvero.> le disse lui, trascinando Robin per un polso.

<Scusaci? Sul serio, Ludo?!>
<Robin, per favore...
Dovevo liquidarla nel modo più cortese possibile!>
Che momentaccio.
Sarebbe proprio brutto se qualcuno peggiorasse la situazione.
Non trovi?
Robin cadde in ginocchio e si premette la testa con le mani.
Quella nuova voce era così inquietante;
non l'aveva mai sentita prima d'ora. E questo la inquietava.
Bagman si accovacciò e avvolse Robin in un abbraccio, come se potesse risolvere il problema.
Le lacrime cominciarono a segnare il volto di Robin: perché tutte a lei?
Che cos'aveva fatto di male per meritarsi tutte quelle disgrazie?
Sapeva perfettamente che l'unico in grado di aiutarla era Grindelwald, ma non voleva ammetterlo.
Non voleva dover tornare sui suoi passi e chiedere scusa a quel potente mago, che, però, non aveva fatto altro che prometterle assurdità e rifiutare il suo aiuto.
Robin non aveva intenzione di farsi avanti e ritrovarlo.
Non sono più la tua erede. sentenziò Robin, lanciando l'anello, che le era stato regalato per Natale, contro il muro.
L'anello non si frantumò, bensì svanì nel nulla, così come la collana che Robin portava.
I doni della morte, però, non sparirono, anzi, il segno si fece più scuro e cominciò a bruciare.
Quando Ludo vide l'avambraccio di Robin andare in fiamme, si mise a urlare dalla paura.
Lei cercò di fermarlo, ma invano: il battitore era già corso fuori dalla stanzetta a cercare aiuto.
Piccola e dolce Robin...
Hai bisogno di una mano?
La cosa peggiore di quella nuova voce era che non poteva rispondere e che, quindi la sbeffeggiava senza ritegno.
Il suo tono, poi, cambiava ogni volta: prima aveva un tono maschile, poi femminile. Era come se più persone la possedessero.
<Non è stato carino lanciare il mio anello.>
Robin sobbalzò e vide Grindelwald appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate.
<Stammi lontano.> intimò lei, con gli occhi lucidi.
Gellert ghignò. <Avevi ragione. Avrei dovuto chiederti aiuto. Però hanno trovato un assassino, quindi...>
<Non è vero.> ringhiò la ragazza.
<Ah no?>
<No!> sbottò lei.
<Parlami della nuova vocina che ti infastidisce così tanto. Sono molto curioso.>
Robin serrò la mascella. <C-Come fai a sapere...>
Grindelwald si mise a giocherellare con l'anello e sorrise. <Mi tengo informato.>
<Chi te lo ha detto?> ripeté Robin, scandendo ogni singola parola.
<Allora c'è veramente.>
Robin si girò verso la finestra e rimase immobile a fissare le immense praterie che circondavano lo stabilimento.
<Io ti avevo avvisata.> disse lui.
<Avvisata, eh?>
<Voldemort.>
Robin tirò un pugno alla finestra.
<È nella tua testa. È lui.>
La ragazza digrignò i denti. <Non è Tom.
Non è lui, okay?> ricominciò a piangere. <Lo conosco.
E sai perché? Perché è quasi riuscito a uccidermi! Perché tu non mi hai neppure aiutata!> gridò lei.
Grindelwald si aspettava che fosse di Voldemort quella voce; ma quelle parole lo fecero cadere come una mela cade da un albero una volta matura.
<Non sai nulla di me. Nulla!> sbraitò Robin.
All'udire quelle parole, Grindelwald sparì, lasciando quella che una volta era la sua protetta in balia dei suoi problemi.

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now