CAPITOLO 33

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La settimana delle simulazioni dei G.U.F.O. si era rivelata molto meno faticosa del previsto; Robin era riuscita a svolgere i test con estrema facilità.
Non si aspettava dei grandissimi voti, ma almeno era sicura di non aver fatto un macello.
La Greengrass non le aveva rivolto la parola, però, talvolta, le rifilata alcune occhiatacce che la facevano rabbrividire.
Alcune volte la cicatrice lasciatale da Riddle le bruciava; si toccava spesso la clavicola e la massaggiava, cercando di alleviare il dolore. Quelle sulle guance si erano rimarginate, ma le avevano lasciato il segno.
Cercava di non farsi vedere dai suoi amici per non farli preoccupare, ma non sapeva che Remus e Lily avevano iniziato a sospettare dei suoi strani comportamenti.
Era stata Marlene a riferire alla rossa che Robin sceglieva orari strani per farsi la doccia, passava più ore del dovuto a giocare a quidditch, oppure in biblioteca, e che studiava sempre da sola.
La biondina era altrettanto preoccupata, ma preferiva non sbilanciarsi e aspettare che a confessarsi fosse la stessa Robin.
<La finale sarà questo fine settimana...> sospirò James, ancora impossibilitato a giocare.
<Tranquillo, ce la caveremo anche senza di te.> disse Robin, facendogli l'occhiolino e battendogli una mano sulla spalla.
<Ora sì che mi sento più sicuro!> esclamò Ramoso, pulendosi gli occhiali. <Lo sai? Ho paura che il signorino dei corvonero possa ammaliarti.>
Robin roteò gli occhi e sbuffò: come poteva, James, essere così tanto superficiale nei suoi confronti?
La cicatrice le bruciò, così Robin fu costretta a fare una smorfia di dolore e a toccarsi la clavicola; pareva andare in fiamme.
Si alzò da tavola, senza curarsi delle domande e delle frasi a lei rivolte.
Remus fece lo stesso e la seguì finché non la trovò nei pressi dell'infermeria.
<Pensavo di essere io quello che passa più tempo in infermeria che in classe...>
Robin si girò verso Remus e gli fece posto.
<Sabato sera non ti sei fermata da tuo nonno, vero?>
<Preferirei non dover parlare di sabato sera.> rispose seccata Robin.
Lei non si era mai impicciata degli affari altrui, forse qualche volta; non vedeva il motivo per cui ciò che faceva doveva essere di dominio pubblico.
<Okay. Qualcuno lo sa?>
Robin annuì, come se volesse liberarsi della presenza del suo amico.
<Non mi dirai neanche questo, vero?>
<Precisamente.>
<Capito.
Vado, ho lezione di pozioni.>
<A dopo.>
Robin aveva babbanologia, ma non aveva voglia di ascoltare di come si faceva la ceretta quella tale Cleopatra.
Era sicura che Artemisia avrebbe preso gli appunti anche per lei.
Allora, si levò la camicetta e fissò la cicatrice, come se potesse sparire con lo sguardo.
Si arrabbiò con se stessa e se la prese con gli oggetti presenti nell'infermeria.
<Signorina Crouch!> tuonò madama Chips, entrando nell'infermeria e assistendo alla semi-distruzione della saletta.
<Mi scusi, ma aveva tremendamente bisogno di spaccare qualche cosa.> si giustificò Robin. Puntò la bacchetta contro la sedia che aveva rotto e pronunciò:<Reparo.>
<Perché non sei a lezione?> chiese l'infermiera, ripulendo il disastro che Robin aveva combinato.
<Non è un gran bel giorno.>
Diede una fugace occhiata a Toad e si avvicinò al suo letto.
<Oh... il signor Maguire si risveglierà. Anche se vai a lezione.>
<Lei ha qualche rimedio per le cicatrici?>
Madama Chips si picchettò il meno e roteò gli occhi.
<Che tipo di cicatrice?>
<Maledizione senza perdono.>
Madama Chips sgranò gli occhi, ma non fece obiezioni;
passò un dito sopra le boccette e scelse, infine, una contenente una crema.
<Non la farà sparire, però allevierà il dolore.>
<Grazie.>

Silente aveva concesso il pomeriggio libero in vista degli esami e della finale di quidditch, così i grifondoro e i corvonero si ritrovarono a litigare per il campo.
<Vi rendo noto che noi abbiamo una riserva e io devo esercitarmi.> ringhiò Robin, incrociando le braccia al petto e battendo un piede sull'erba, in attesa che Azzurra ribattesse.
<Non è certo colpa nostra se Potter è infortunato!>
Eccola.
Azzurra sapeva sempre come girare la frittata a suo favore.
<Vitious ci ha firmato il permesso domenica pomeriggio.
La McGranitt, invece?>
Robin indietreggiò e lesse la data.
Il campo era per i corvonero.
<Ci vediamo dopo, cognata.> la salutò Azzurra, battendole due colpetti sulla testa.
<Andiamo, ragazzi. Torniamo al dormitorio.> li invitò Robin.
Gilderoy le afferrò un braccio e le sussurrò:<Non ti serve allenarti. Sei già un'ottima cercatrice.>
Robin ringraziò e abbassò lo sguardo per non far vedere il rossore sulle guance.
Sirius la aspettò e le circondò le spalle con un braccio.
<Ci prova spudoratamente... che persona orribile.>
Robin roteò gli occhi e abbracciò Sirius.
Marlene, nel mentre, stava chiacchierando con Astrid, ma si girava puntualmente verso i due.
Un po' perché era gelosa, e un po' perché temeva che Robin potesse sentirsi poco bene.
Quando entrarono dal buco nel muro, Peter domandò subito chi li aveva cacciati dal campo.
<I corvonero avevano avuto il permesso prima di noi...> sbuffò Sirius, adagiandosi con poca delicatezza sul divanetto della Sala Comune.
<In compenso Robin ha ricevuto dei complimenti inaspettati.> disse allegramente Felpato.
<Un altro spasimante?> chiese Lily, chiudendo il libro che stava leggendo e girandosi verso la sua amica.
<No no, il solito.> rispose Black.
Remus e James risero, mentre Robin diventò tutta rossa.
<Meglio lui di Mocciosus.> esordì James.
<Ti prego, Potter, evita!>
Lily si era, nuovamente, esposta per proteggere Piton, ottenendo solamente un faccia schifata da Potter e Black e un pollice alzato da parte Robin.
<Persino Arty non gli parla...> intervenne Sirius, chiudendo definitivamente l'argomento Severus Piton.
<Ragazzi, per caso avete gli appunti di divinazione di aprile? Io non li trovo da nessuna parte!> domandò Marlene, tirando fuori tutti i quadernetti e le pergamene dalla sua borsa <Eppure credevo di averli messi proprio qui...>
Sirius balzò dal divano e corse nel dormitorio; ne uscì vincitore, con in mano un quadernetto rosa.
<Mademoiselle.>
Marlene afferrò il quaderno e lo esaminò.
Diventò rossa dalla rabbia e sbraitò:<Black, ma questi sono i miei appunti!>
Sirius si passò una mano tra i capelli e ridacchiò:<Ma davvero? E io che pensavo fossero i miei... sono proprio uno sbadato.>
<E io che a causa della tua sbadatezza stavo per essere bocciata in divinazione!>
<Che è una materia utile solo a mettere ansia alla gente.> commentò Robin.
<Ed è esattamente questo il motivo per cui non la segui.>
<Precisamente.>
Robin si stiracchiò e tornò a riordinare gli appunti.
<Robin, che cos'hai?> domandò spaventata Lily.
La ragazza aveva iniziato a tremare e si toccava con assidua frequenza la clavicola.
Marlene l'abbracciò da dietro, mentre Lily le strinse la mano; i ragazzi le lasciarono da sole. Magari Robin con loro si sarebbe confessata.
<I tuoi occhi... oh Robin!> disse Lily, prendendole il viso tra le mani.
L'altra strega appoggiò la testa sulla spalla dell'amica e le accarezzò la schiena per rassicurarla.
<Riddle mi ha lasciato un marchio.> confessò, infine, Robin <Per lui sono una traditrice del mio sangue.>
<Queso non è vero. E tu lo sai.>
<Silente lo sa che cosa ti è successo?>
Robin annuì.
<Ci dispiace, Robin. Possiamo fare qualcosa?> chiese Marlene.
<Non raccontare nulla a nessuno.>

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now