CAPITOLO 11

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Era la sera del 2 di novembre;
Remus era alla Stamberga Strillante e stava combattendo contro se stesso durante la sua dolorosa trasformazione.
Robin nel frattempo era riuscita a uscire dalla finestra del dormitorio già sottoforma di aquila;
fortunatamente nessuno l'aveva vista.

Volò fino alla Stamberga, da dove provenivano forti rumori agghiaccianti, che Robin attribuì al fidanzato.

Remus sembrava più insofferente delle altre volte, oltre che molto irrequieto e decisamente pericoloso.
Robin volò fin dentro alla stanza in cui si trovava Remus e per prima cosa si posò come consuetudine sulla spalla del lupo mannaro.
Iniziò ad accarezzargli il muso con il suo becco, gesto che la versione "cattiva" di Lupin non gradì affatto.
Prese l'ala di Robin e la scaraventò contro una delle pareti della stanza; se non fosse stata abbastanza svelta da volare via, sarebbe stata schiacciata dal peso del suo ragazzo.

Robin prese in considerazione l'idea di provare a beccare la schiena di Remus per distrarlo dal dolore causato dalla trasformazione, ma l'idea si rivelò un totale flop.
Remus credeva che l'aquila volesse fargli del male e reagì graffiando l'occhio a Robin, che non poté che ritirarsi, lasciando incompiuto il suo lavoro.

Si ritrasformò nella Sala Comune;
aveva un vistoso graffio all'altezza dell'occhio destro, che non pareva smettere di sanguinare.
Piton! Piton! Piton, sei sveglio?
Che diamine vuoi?
Come si fa a far smettere di sanguinare un graffio?
E perché lo chiedi a me?
Perché speravo avessi la soluzione...
No, buonanotte.
Robin sbuffò e tornò a specchiarsi, non aveva la più pallida idea di come potesse nascondere quel graffio.
Lei sapeva perfettamente che quella ferita avrebbe attirato l'attenzione di chiunque, persino di Pix!

<Buongiorno ragazze!> biascicò Lily ancora mezza addormentata.
<Buongiorno a voi!> rispose Marlene.
<Ben svegliate...> sospirò Robin, già vestita per andare a fare colazione.
Marlene e Lily si avvicinarono a lei per abbracciarla, ma quando si girò verso di loro, le due ragazze indietreggiarono.
Marlene gridò per lo spavento e Lily toccò la ferita di Robin, che si era lievemente rimarginata.
Qualcuno in quel momento bussò alla porta.
<Chi è?> chiese Marlene.
<Sono Sirius! Mi sono svegliato con la tua voce!>
Marlene aprì la porta e fece entrare Sirius, che si precipitò verso Robin.
<Per la barba di Merlino! Cosa diamine ti sei fatta?!>
Robin rispose, tenendo un tono vago, che durante la notte si era graffiata per sbaglio; poi, fece vedere le unghie lunghissime che avevano causato quel terribile graffio.
<Ne sei sicura? Mi pare un po' troppo profondo per essere causato dalle tue unghie...>
<Lily non ti preoccupare. Non mi fa male!>

A colazione Remus era, come da copione, più intrattabile del solito e il suo umore peggiorò quando vide la ferita di Robin.
Lei si sedette al suo fianco e gli baciò la guancia, prima di abbuffarsi con i pancakes e i waffles serviti a colazione.
<Cosa ti è successo all'occhio?> domandò Remus alla ragazza.
<Mi sono graffiata con le unghie. Guarda come sono lunghe.> rispose lei, ripetendo il gesto che aveva fatto pochi minuti prima.
Remus parve molto spaventato e annuì non molto convinto, rivolgendo alla sua fidanzata un piccolo sorriso.
Robin temeva che Remus avesse capito che l'aquila fosse lei, così cercò di non tornare sul discorso occhio squarciato.
<Avete sentito? Silente ci darà il permesso di andare ad Hogsmeade il prossimo sabato!> esclamò entusiasta Lily.
<Io non verrò...>
<Come sarebbe a dire Robin?>
<Mio nonno e mio padre si sono organizzati per portarmi a vedere il derby londinese; e Silente ha acconsentito.> rispose Robin.
<Buongiorno grifondoro! Buongiorno anche a te Robin senza un occhio.>
I ragazzi salutarono João che, al posto di sedersi, prese una pagnotta e corse fuori senza dare spiegazioni.
<Qualcosa mi dice che João non farà colazione con noi...>
Ho la soluzione al tuo problema.
Sarà molto doloroso.
Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Ho visto in che stato pietoso ti ritrovi e mi hai fatto tenerezza.
Non so se ringraziarti o augurarti di avere a che fare con le sirene del Lago Nero.
Ti aspetto dopo colazione nei sotterranei.

Robin fece come le aveva detto il serpeverde e attese i suoi comodi appoggiata ad una parete.
<Ce ne hai messo di tempo...>
Lui non disse nulla e fece cenno a Robin di seguirlo nel laboratorio dove svolgevano le attività di pozioni e alchimia.
<Quello è un taglio causato da artigli di lupo mannaro, non è vero?>
<E se anche fosse?>
<Rispondimi. Sì o no?>
Lei annuì.
<Bene. Mettiti due gocce di questo unguento...>
<È un unguento smemorello del dottor Obly, sei sicuro che funzionerà?>
Piton parve molto infastidito quando Robin dubitò delle sue capacità e della sua conoscenza nel campo delle pozioni.
<Va bene. Proverò a seguire il tuo consiglio.
Grazie.>

Robin si recò in bagno e si specchiò.
Mise qualche goccia dell'unguento e attese che fece un minimo di effetto, ma non accade nulla.
<Ma dannazione!> urlò lei tirando un pugno allo specchio.
<Per Salazar, Robin! Ma cosa ti prende?>
Robin si girò verso Artemisia, che era entrata in bagno, e le mostrò il volto; inizialmente fece una smorfia, poi si avvicinò e toccò la sua ferita.
<Ma cos'hai fatto a quest'occhio! E soprattutto, chi ti ha dato quest'unguento?!>
<Mi sono graffiata. E l'unguento me l'ha dato Piton.>
Artemisia scosse la testa e spiegò a Robin che quello non era l'antidoto giusto.
<Sembra un graffio di lupo mannaro.>
Robin roteò gli occhi: era la seconda volta che se lo sentiva chiedere quel giorno.
<Cosa te lo fa credere?>
<Mio fratello una volta si è scontrato con Greyback, che ha cercato di morderlo...
Solo che alla fine se l'è cavata con qualche semplice ferita.>
Robin allora chiese com'era riuscito a far rimarginare la ferita.
<Oh ma lui ha semplicemente atteso che si...>
<Io preferirei dovermene liberare al più presto.>
<Hai bisogno di una lacrima di fenice. Sono portentose!>
Robin incrociò le braccia al petto ed esortò Artemisia a dirle di più riguardo alle lacrime di fenice.
Artemisia fu ben contenta di spiegare alla grifondoro l'argomento.
<Le lacrime di fenice sono in grado di curare qualsiasi ferita.>
<E come faccio a procurarmene una?>
Artemisia fece le spallucce e cercò di deviare io discorso.
Robin, però, la interruppe e le chiese nuovamente dove avrebbe potuto trovare una lacrima di fenice.
Silente ha una fenice.
Robin fissò dritta negli occhi Artemisia e annuì.
<Stai bene Robin? I tuoi occhi hanno cambiato colore...
Perché quello sinistro è nero e l'altro è bianco?>
Robin ignorò le domande che le rivolse Artemisia e si diresse a passo spedito verso lo studio di Silente.

La parola d'ordine è gelatina al vomito, ricordatelo.
Grazie.
<Gelatina al vomito.>
Il gargoyle si spostò e aprì il varco per l'ufficio.
Robin entrò e poco le importò se Silente e la McGranitt provarono a fermarla.
Era come se Grindelwald si fosse impossessato del corpo della ragazza.
Stupeficium.
La McGranitt svenne sul colpo e Silente si meravigliò del gesto di Robin;
poi la squadrò e vide gli occhi della ragazza.
<Dai la fenice a Robin.> scandì la ragazza con la voce di Grindelwald.
Silente tese la mano verso Robin e disse dolcemente:<Combatti Robin! Combatti!>
Robin scosse violentemente la testa e urlò.
<È tutto a posto.
Ancora un piccolo sforzo Robin.>
Robin sbatté le palpebre e tornò in sé.
Posò lo sguardo sulla McGranitt e sussurrò:<Innerva.>
La professoressa di trasfigurazioni riprese conoscenza e venne fatta sedere.
<Mi dispiace professoressa, non so cosa mi sia preso.>
<Sei venuta qui per il taglio?>
Robin rispose affermativamente e chiese, molto gentilmente, alla McGranitt se poteva lasciarli soli, che eseguì senza fiatare.
<Mi perdonerà mai, secondo lei?>
Silente rise sotto i baffi e rspose:<Ma certo che lo farà!
Cosa volevi dirmi con tanta segretezza?>
<Lei mantiene i segreti?>
Lui annuì.
<Sono io l'aquila che solitamente va ad aiutare Remus durante la trasformazione.> poi si inginocchiò e giunse le mani <Non mi faccia registrare al ministero.
E non mi punisca.>
Silente fece rialzare Robin, tra una risata e l'altra, e la portò al cospetto della sua fenice.
<Hai un bel coraggio;
aiutare il signor Lupin è un gesto sicuramente lodevole, ma anche un po' sconsiderato, non trovi?>
<Lo so, ma io...>
Silente capì immediatamente il motivo per cui Robin aiutasse Remus.
Entrambi poi si voltarono verso la fenice e attesero che l'animale facesse qualcosa.
<Io la capisco se non vuole piangere per la sottoscritta.
Stavo per spennarla...>
Silente appoggiò una mano sulla spalla della studentessa e indicò la fenice che aveva iniziato a piangere.
Il preside prese una delle lacrime dell'animale e la posò sulla ferita di Robin.
<Grazie. Grazie a tutti e due.> disse Robin, accarezzando Fanny, la fenice.

Silente. Silente. Silente. E ancora Silente!
Ma non molli mai quest'uomo?

L'Erede di GrindelwaldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora