CAPITOLO 16.2

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Robin si svegliò si soprassalto nella brandina dell'infermeria, con un fortissimo mal di testa e un dolore fitto allo stomaco.
Si gettò verso il catino che aveva sotto il letto e vomitò una poltiglia mista a catarro, sangue e a un liquido argenteo a lei sconosciuto.
<Sangue di unicorno.> sentenziò madama Chips, vedendo che Robin era piuttosto spaventata e perplessa.
<E come ho fatto a ingerirlo?> domandò sorpresa la grifondoro.
L'infermiera fece le spallucce.
<Lo sa solo Silente. Si è accorto appena in tempo.>
<Altrimenti?>
Madama Chips non rispose. Voleva far credere alla ragazza di essere stata in pericolo di morte.
Ma la verità era che stava per entrare in una dimensione parallela grazie ai thestral.
Silente non aveva affatto intenzione di dare ulteriori preoccupazioni a Robin; l'idea del sistema immutario scombussolato sarebbe stata più convincente.
<Okay. . . Si tenga pure i suoi segreti.> borbottò la ragazza, nascondendo la testa sotto la coperta.
<Non faccia così, Crouch.
Silente passerà più tardi per vedere come sta.>
Robin, da sotto le coperte, mugugnò.
Posso?
Da quando chiedi il permesso?
Sei di nuovo in infermeria, vero?
Sì, penso che sia diventato il mio habitat naturale.
Non mi pareva che stessi male.
Madama Chips sostiene che io l'abbia vista molto brutta.
Madama Chips spesso esagera. Dovresti saperlo meglio di me.
È lei l'infermiera, non io. Suppongo che io sia tenuta a crederle.
Io, comunque, non sto male. Anzi, sto molto meglio di ieri.
Forse dovrei ringraziarti.
Quindi, ora, rischiare di morire, è una buona azione?
Stammi bene a sentire. . .
Tu non stavi morendo, okay? Altrimenti avrei sentito un dolore fisico.
Quindi, secondo il tuo modesto parere di medimago, Silente e madama Chips mi avrebbero mentito?
Ti facevo più sveglia, ma in sostanza sì.
Ti pare così strano che qualche volta il preside potrebbe anche mentirti?
L'ha fatto molte volte. . .
Ma ho ancora fiducia in lui.
Non ti daranno nessun premio per la lealtà.
Cosa dovrei fare, scusa? Scappare dall'infermeria e gridare per i corridoi di Hogwarts che Silente mi ha raccontato una bugia?
Di evasioni mi pare che tu sia un'esperta.
Oh, carissimo. . . Se preferivi che io rimanessi in quello schifo di posto, potevi dirmelo.
O dirlo alla mia sanità mentale.
Stavo scherzando.
Vedi come sei, Piton? Getti il sasso e nascondi la mano.
Pessimo esempio.
Hai provato a parlare con Lily in questi mesi?
No. Avevi ragione, non saremo più amici.
Addirittura, alcune volte, la vedo con Potter e Black.
Robin rise da sola.
Questa mi mancava proprio! Ti sei fatto scavalcare da James. . .
Pazzesco.
Finito di prendermi in giro?
Finito di fare la vittima?
Hai bisogno di un po' di compagnia?
Sì. Ti prego.

Piton non ci mise molto a raggiungere l'infermeria, dove Robin l'attendeva vigile.
La ragazza vide che i capelli di Severus erano cresciuti ancora e che non se li era tagliati; notò un dettaglio che, però, la fece molto preoccupare.
Il serpeverde, infatti, aveva un livido sotto l'occhio.
Robin allungò la mano, per poi passargli il dito sull'ematoma, ancora ben visibile, soprattutto a causa della pelle, già pallida di suo, del ragazzo.
Severus scostò la testa.
<Ti ho fatto male?> chiese lei.
Lui scosse la testa lentamente.
<E allora perché. . .>
<Va tutto bene.>
Robin annuì. Non era convinta da da quella scusa, ma non si sentiva affatto la persona giusta per interrogare Severus.
Se lui avesse voluto parlare, lei ci sarebbe stata.
Per cambiare argomento, Robin gli domandò il motivo per cui dubitava della sincerità di Silente.
<Da ché sei tornata da Azkaban, mi pari ossessionata dalla bacchetta del preside.>
Che se solamente fosse stato presente, avrebbe incenerito il serpeverde con lo sguardo.
Quella conversazione, se Robin non avesse avuto un terribile mal di testa dovuto a una semplice stanchezza, avrebbe potuto prendere una piega per nulla simpatica.
E alla ragazza non andava di litigare con Piton.
<Robin, ti ho portato qualcosa da mangiare. . .
Tu?>
Severus si girò e vide Gilderoy con in mano un vassoio contenente un piatto di pasta e qualche pezzo di pane.
<Me ne vado.> disse il serpeverde vedendo che il biondino stava per esplodere dalla gelosia. Diede una pacca sul ginocchio a Robin e la salutò.
<Ci vediamo dopo.>
Allock seguì con lo sguardo, e con la mascella contratta, il mago che aveva fatto compagnia alla sua ragazza fino al suo arrivo.
Robin scoppiò a ridere e cominciò a contare. <Scenata di gelosia tra: tre, due, uno. . .>
<Non penso che tu voglia tradirmi, anche perché sono terribilmente eccezionale, ma ti prego, Robin, non con lui!> sbraitò il corvonero. <Ci saranno centinaia di ragazzi più carini di lui in giro per Hogwarts.
Potrei capire un Potter, un Black. O addirittura un Lupin.
Ma con Piton proprio no!>
<Finito?> domandò Robin, che cercava ancora di trattenere le risate.
<Sì.> proferì lui. <Ecco a te.> disse subito dopo porgendole il vassoio. <Ora vado a prenderti qualcosa da bere.
Acqua?>
Robin fece le spallucce. <Se non c'è la burrobirra, sì. . .>
Gilderoy scosse la testa. <Sei sempre la solita.>
<Ed è così che ti piaccio!> gridò Robin.

L'Erede di GrindelwaldDonde viven las historias. Descúbrelo ahora