CAPITOLO 26

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Robin aveva preso la sua bacchetta e si era recata assieme a Silente e a Lumacorno nel bagno di Mirtilla Malcontenta, luogo dove, secondo la leggenda, si trovava l'entrata della Camera dei Segreti.
<Sei sicura?> chiese Lumacorno alla nipote.
<Sì.> rispose sicura Robin.
<Avanti, Robin. Apri il passaggio.> ordinò Silente.
<Cosa devo dire?> domandò la ragazza al preside.
<Qualsiasi cosa.>
<Anche una brutta parola?>
Lumacorno appoggiò una mano sulla spalla di Robin e sussurrò:<L'educazione prima di tutto, mia cara.>
Robin annuì e, in serpentese, disse:*Apriti, maledetta.*
I tre indietreggiarono e attesero che la camera si aprisse;
un varco sul pavimento aveva preso il posto di uno dei lavandini.
<Poco profondo, eh...> scherzò Robin, dopo aver visto il tunnel senza fine.
<Non sei obbligata a farlo.> disse Lumacorno, cercando di far ragionare la nipote.
<Io voglio solo assicurarmi che il mostro sia là sotto.>
Robin prese un respiro profondo e balzò all'interno del tunnel, urlando fino a che non si ritrovò seduta tra macerie e la polvere che ricoprivano la pavimentazione.
<Vado da sola! Non vi conviene scendere!> gridò la ragazza ai due professori.
<Ci ritieni così vecchi?> chiese suo nonno.
<Non ho detto questo! Non mettermi in bocca parole che non ho detto!>

Robin stava seguendo una delle tante gallerie;
vagava senza meta.
Ammettilo, Robin: ti sei persa.
Continuò a girovagare finché uno strano rumore non fece rabbrividire Robin.
*Basilischino, sei tu?*
La sua domanda non ottenne alcuna risposta.
Robin, ma che diamine fai?
Una caccia al tesoro...
In un luogo lugubre?
Mai fatto una caccia al tesoro dei maghi?
Abbiamo astronomia.
Davvero?
...
Bastava rispondere con un sì o con un no...
Sì, abbiamo astronomia. Pensi di venire a lezione?
Ehm... no.
Divertitevi.
Anche tu. Anzi, tu di più.
No, tu di più...
Piton non rispose, ma Robin percepì la preoccupazione del ragazzo; forse i malandrini erano seduti nelle sue vicinanze.
I suoi sospetti furono ben presto verificati quando sentì una fitta al cuore: l'orgoglio del serpeverde era stato, nuovamente, ferito.
E poi di nuovo quel rumore; il basilisco si era mosso.
*Fatti vedere, serpentone...*
Robin pestò qualcosa di mollo e probabilmente anche squamoso; la ragazza si accovacciò e accarezzò quella che era la coda del basilisco.
<Per tutte le décolleté firmate di Cosetta Corvonero...> piagnucolò Robin, indietreggiando un pochino;
vide la coda del serpentone muoversi e si maledì per non aver chiesto a Silente di scendere con lei.
Per tutte le décolleté firmate di Cosetta Corvonero?
Davvero?
Scusami tanto se ho urtato la tua sensibilità.
Per tutte le casse di vino di Tosca Tassorosso.
Perché non imprechi contro Grifondoro?
Okay. Per tutti i leoncini di Godric Grifondoro.
Meglio?
Ora, se vuoi scusarmi, dovrei cercare un modo per tornare al bagno.
Ma certo, fai con comodo.
Robin volle, prima, assicurarsi che il basilisco fosse tornato a dormire, o che almeno non fosse un pericolo per gli altri studenti.
*Stai lontano dagli studenti.* intimò Robin al basilisco.
*Come dessideri...* rispose l'animale, strusciandosi contro una delle pareti della Camera.
Robin diede un'ultima occhiata al basilisco e fece marcia indietro, imboccando il tunnel che l'aveva portata nella stanza principale.
<Dove pensi di andare, mocciosetta?>
Robin si fermò all'istante e voltò il viso verso la voce che aveva udito, ma non vide nessuno.
<Non sono reale; non ancora, almeno.>
<Buon per te.>
<Sono Tom, Tom Marvolo Riddle.> si presentò la voce, la cui eco rimbombò per tutta la stanza;
Robin s'irrigidì nel sentire quel nome.
<Ti hanno già parlato di me?>
<Ovviamente. E posso assicurarti che non ho sentito cose molto carine...>
<Meglio un'amara verità che una dolce menzogna.>
Robin sentì un bruciore nel petto, forse Severus si era sentito male.
Stai bene?
Sì, tu piuttosto?
Ho sentito un dolore all'altezza del cuore, sicura di stare bene?
Credevo fossi tu il problema.
Ti ringrazio per avermi definito un problema.
Sai che non lo penso davvero...
Cazzo, Severus!
Andiamo, mi dispiace.
<Che c'è? Il tuo amico non risponde più?> chiese la voce di Tom Riddle.
<Precisamente.>
L'uomo ghignò e impartì, in serpentese, alcuni ordini al basilisco: il primo fu quello di uccidere tutti i nati babbani presenti ad Hogwarts e Silente, mentre il secondo fu quello di catturare Robin e di portarla dalla sua forma umana.
Robin, udendo la sue parole, corse verso l'uscita della Camera, sperando di chiuderla in tempo e di sfuggire al basilisco.
Il serpente, però, fu più veloce di lei e con un colpo di coda la scaraventò addosso a una spigolosa parete della Camera;
Robin era atterrata proprio su una roccia sporgente, che le aveva perforato l'uniforme e colpito la colonna vertebrale.
Cercò di accovacciarsi senza rischiare di incontrare lo sguardo del basilisco; non appena si sedette vide che la sporgenza era macchiata di sangue, che fuoriusciva senza stop dalla sua ferita.
*Lasciami in pace!* ordinò al basilisco, ma il mostro non pareva più essere intenzionato ad ubbidire; oramai era solo uno strumento al servizio di Tom Riddle.
<Che ragazzina sciocca, sei. Credevo fossi diversa dalle altre tue coetanee; e invece no!> commentò la voce di Tom, facendo andare su tutte le furie Robin; la ragazza si rialzò e puntò dritta contro il basilisco, fissandolo nelle sue iridi gialle.
<Così morirai!> gridò Riddle.
<Meglio morta che al tuo servizio.> rispose Robin;
Non fare idiozie! Lo sai che ti ucciderà.
Dammi i tuoi occhi.
Come scusa?
I tuoi occhi.
Le iridi di Robin cambiarono colore, prendendo quelli di Grindelwald e strinse gli occhi, mantenendo il contatto visivo con il basilisco.
Pian piano che Robin avanzava, il mostro indietreggiava: quasi pareva spaventato dalla determinazione e dal coraggio di quella minuta ragazzina.
La grifondoro prese un respiro profondo e accarezzò il muso del basilisco;
il serpente si era calmato, e quando pareva fidarsi della ragazza, lei lo aggredì staccandogli una delle sue zanne.
Il basilisco emise un verso di dolore accompagnato da singhiozzi e movimenti lesti e scoordinati.
*Hai pietrificato tu quel ragazzo?* chiese, allora, Robin tutto d'un tratto.
*Ssì, mia ssignora.*
*Non farlo mai più.*
Il serpente non rispose, ma tornò a nascondersi dietro ad una parete; Robin lo aveva spaventato.
<Non cantare vittoria, Robin.
Sei stata tu ad aprire la Camera e a causare la quasi morte di quel sanguesporco; se continuerai così non avrai più amici.>
<Grazie Tom, ora mi sento più tranquilla.> borbottò lei senza voltarsi; ora voleva solamente tornare indietro e serrare l'ingresso della Camera.
<Scommetto che non sai come tornare indietro...>
<Zitto. Zitto. Tu non sei reale!> gridò Robin, premendo le mani sulla testa.
Avrebbe tanto voluto trasformarsi in aquila e volare fino in superficie, ma le faceva troppo male la schiena per riuscire a compiere il gesto.
<Morirai qui Robin, altrimenti la mia offerta è sempre valida!>
Robin urlò nuovamente alla voce di Riddle di starsene zitta e di non assillarla.
La ragazza si trascinò verso il tunnel che l'aveva portata in quel luogo così tetro e maleodorante, sperando che qualcuno là sopra sarebbe accorso in suo aiuto.

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now