CAPITOLO 7.2

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Con Silente sempre più irrequieto, e ai ferri corti con la McGranitt, l'animo degli studenti e degli altri professori, ad Hogwarts, era decisamente sottotono.
Non mancavano, però, le frasi enigmatiche del preside che andavano a confondere le idee ai giovani maghi.
Era un sabato, quindi significava una sola cosa: Hogsmeade.
I malandrini si erano messi d'accordo per visitare Zonko e per fare rifornimento di scherzi;
Marlene e Lily, invece, sarebbero rimaste ad Hogwarts per completare un progetto di trasfigurazione.
Gilderoy invitò Robin a passare con lui e con alcuni suoi compagni di casa il pomeriggio.
La grifondoro acconsentì senza battere ciglio e decise di prepararsi con cura all'appuntamento.
L'idea, però, di stare con gli amici del suo ragazzo, mise Robin in soggezione. Non era sicura che tutti apprezzassero la sua compagnia.
Gli ultimi eventi che l'avevano vista come protagonista, avevano turbato alcuni studenti.
Marlene le aveva proposto di truccarla, però Robin si era dimostrata molto restia ad accettare l'aiuto della sua amica. Tanto che  alla fine, aveva declinato l'offerta.

La McGranitt attendeva gli studenti all'ingresso del castello.
Robin le passò affianco salutandola;
la professoressa rispose agguantando la ragazza e fermandola in mezzo al corridoio.
<Il preside vuole vederti.>
<Ma c'è l'uscita ad Hogsmeade!>
La McGranitt le rivolse uno sguardo gelido, in grado di far raggelare il sangue anche al mago più coraggioso del mondo.
<Sono sicura che il signor Allock capirà...>
Robin trattenne un sorriso beffardo. <Glielo dica lei, per favore.>
La professoressa annuì e liberò Robin dalla sua presa.
La grifondoro si recò, con molta calma, verso l'ufficio del preside.
Poteva quasi definirsi un'habitué di quel posto.
Scandì la password, attese con pazienza che il gargoyle aprisse il passaggio e salì le scale.
Si respirava un'aria dolciastra, inusuale anche per il preside, amante di leccornie e di dolcetti.
Ma non appena Robin aprì la porta, constatò che non si trattava di caramelle, bensì di una persona.
<Tu?>
La donna si girò e sfoggiò un sorriso a trentadue denti.
<Ci rivediamo, Robin.> gracchiò la figura tozza davanti a lei.
<Dolores.> la salutò la giovane Crouch, prendendo posto di fronte al preside.
<La signorina Umbridge mi stava giusto raccontando di quando hai abbattuto quei mangiamorte; notizia che ha fatto scalpore.>
Robin annuì, facendo un lieve cenno di sorriso.
La presenza della strega la incuriosiva affatto.
Era totalmente ingiustificata, dato che malapena si parlavano.
A Robin non stava poi così antipanica la Umbridge... forse perché non aveva passato del tempo con lei.
Sua sorella Elle la detestava.
In casa sua, Dolores, era etichettata come una razzista, arrogante e priva di ogni particolare talento.
<La professoressa McGranitt mi ha riferito che voleva vedermi.> disse Robin in direzione del preside, il quale assentì e spiegò, brevemente, anche il motivo per cui la Umbridge era lì con loro.
<Quindi,> iniziò Robin. <lei dovrebbe scortarmi?>
Silente giunse le mani. <Beh... sì.>
<Mi perdoni, professore, ma non sarebbe più indicato farlo fare a un auror?>
Prima che Silente potesse rispondere, la Umbridge s'intromise. <E chi dovrebbe farlo, eh? Alastor Moody?>
Robin ridacchiò e le strizzò l'occhio. <Perché no?>
La funzionaria del ministero chiuse gli occhi, arricciò le labbra e inspirò sonoramente.
<Su, Dolores.> la prese in giro Crouch. <Non essere gelosa.>
Gli occhietti vispi della strega si spalancarono, facendo rabbrividire, per un solo istante, Silente e Robin.
Dopodiché, silenzio tombale.
Robin, in più occasioni, si morse il labbro per trattenersi dal ridere in faccia alla Umbridge, stizzita dal comportamento della ragazza, facente parte, secondo gli standard della strega, della categoria degli arroganti, tendenti al maleducato.
<Ad ogni modo,> ricominciò Silente. <non hai nulla da temere, Robin. La signorina Umbridge non sarà sola.>
Robin inarcò un sopracciglio udendo il rumore di un bastone sul pavimento. <È chi penso che io sia?> chiese lei sorridendo.
<Dipende tutto da che cosa pensi, tu. Piccoletta.>
Robin si girò e vide Moody appoggiato allo stipite della della parete, con il bastone attaccato alla gamba malandata.
La grifondoro si alzò e l'abbracciò.
<Mi dispiace averti rovinato l'appuntamento con la tua dolce metà, ma non saremmo mai venuti se non fosse stata un'urgenza.>
L'auror era veramente contento di vedere la giovane amica così libera da ogni pensiero e preoccupazione.
<Però potevi scrivermelo che avevi trovato un altro giovanotto. Non me lo deve raccontare Albus.> disse Alastor, appoggiando una mano sulla spalla di Robin, la quale arrossì lievemente per la frase.
<Terrei ad accompagnarvi.> disse il preside, alzandosi dalla sedia e raggiungendo Moody, il quale fece le spallucce.
<Per me non c'è nessun problema.
Dolores?>
La strega bofonchiò prima di annuire e accollarsi al gruppo in partenza.
<Avanti, muoviamoci a raggiungere il confine.> borbottò la Umbridge.
Silente porse loro il braccio e li esortò ad afferrarlo.
<Oh sì!> esclamò Robin. <Infrageremo un'altra volta le regole.>
<Ben detto, Robin.> fece Silente. <Ti assegnerei dei punti, sai?>
La grifondoro sorrise, per l'ennesima volta in pochi minuti.
<Tre, due, uno...>

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now