CAPITOLO 18.2

189 12 0
                                    

Robin aprì gli occhi, quasi obbligata dalla luce che entrava dalla finestra.
Si strofinò le palpebre e ripensò al chiacchierata con il Barone Sanguinario. Era accaduta davvero? Oppure se l'era sognata?
Sì: c'era stata eccome. . .
E l'aveva tenuta sveglia gran parte della notte.
Detestava quando era l'unica nella stanza a non riuscire a prendere sonno; Lily e Marlene si addormentarono subito e, anche in quel momento, continuavano a farlo.
Robin si cambiò alla svelta, afferrò tutto il necessario per le lezioni e poi si recò nella Sala Comune, in attesa che passasse qualche manciata di minuti prima di scendere a fare colazione.
Del fuoco restavano solamente le braci, ormai fredde, e delle candele la cera mezza sciolta.
Quella stanza era l'esatto opposto di come sarebbe dovuta essere in realtà: non rispecchiava per nulla l'animo dei grifondoro. A Robin, infatti, pareva di stare in un cimitero.
Una sensazione troppo tetra persino per lei. . .
Ma da qualche anno a sta parte, nella sua vita non c'era più nulla della Robin più piccola. Non sapeva più come dosare le proprie emozioni.
Prendere decisioni importanti non era mai stato il suo forte. Non le piaceva avere delle responsabilità.
Preferiva di gran lunga aspettare che i genitori, oppure i suoi nonni, prendessero iniziative al suo posto, in modo tale da togliere quelle incombenze.
Non appena udì una voce familiare in lontananza, Robin si alzò dalla poltrona su cui si era seduta e corse in fretta fuori dal dormitorio dei grifondoro.

I corridoi deserti le ricordavano molto Azkaban.
Con tutto quel silenzio intorno, la capacità di stare tranquilla era ridotta.
Aveva quasi paura a camminare da sola.
<Signorina Crouch!>
Robin rabbrividì in un primo momento, ma la quiete tornò a regnare dentro di lei dopo aver capito che a chiamarla era stato Nick-Quasi-Senza-Testa.
<Sir Nicholas. . . A che cosa devo l'onore?>
<Ho saputo che ieri sera, quando ha lasciato la Sala Grande, ha avuto una conversazione con il Barone.>
Robin deglutì e al tempo stesso annuì.
<Eccellente!> esclamò il fantasma entusiasta. <No, cioè, volevo dire. . . Spero che non l'abbia turbata troppo.
So che ha molte cose per la testa ultimamente.>
Lei fece le spallucce.
<Diciamo che è la cosa meno strana che mi sia successa in questi ultimi due anni.
Un paragone con Voldemort non mi fa affatto paura.>
Sir Nicholas batté le mani dalla gioia.
<Lo sapevo che avrebbe reagito bene!
E sia ben chiaro, signorina Crouch, io penso che lei sia uguale a Godric Grifondoro stesso. Non al giovane Riddle.>
<Grazie.> disse Robin.
Non sapendo bene come rispondere, optò per un ringraziamento, che Nick-Quasi-Senza-Testa apprezzò.
Il fantasma del nobile si separò da Robin non appena terminarono gli spunti di conversazione. Quindi quasi subito.
La ragazza percorse a passo piuttosto spedito fino alla Sala Grande, completamente deserta e riempita solo da alcune caraffe di succo e altre bevande fresche.
Non appena si sedette, di fronte a lei comparve un vassoio pieno di pancakes, la sua solita colazione, e una tazza di cioccolata calda al caramello salato.
Intravide la McGranitt e la Sprite, ma nessun altro.
Doveva essere molto presto se neppure Vitious, uno dei più mattinieri, non era ancora sceso.
Robin approfittò della quiete per terminare il pasto e per recarsi, senza essere disturbata da nessuno, nel campo di quidditch.
Non aveva intenzione di mettersi a giocare, me voleva semplicemente riflettere nel suo posto preferito.
Aveva superato la metà del penultimo anno scolastico e ogni sua convinzione si era sgretolata; non era più sicura di quello che avrebbe voluto fare una volta presi i M.A.G.O.
L'idea di giocare a quidditch non era più forte come un tempo. Aveva visto troppe ingiustizie nella comunità magica per restare a guardare.
E faceva parte dell'Ordine della Fenice.
Qualcosa doveva pur significare, no?
Il sole stava pian pianino salendo in cielo. E questo significava che Robin avrebbe dovuto alzarsi di lì e raggiungere la torre di astronomia.
Non le andava a genio il fatto di arrivare in ritardo. Non con la professoressa Sinistra, almeno. Che l'aveva sempre difesa a spada tratta contro altri professori.

Piton era già arrivato e attendeva con ansia l'arrivo della docente. Meno tempo passava in compagnia dei malandrini, e la loro corte, e più era contento.
<Se aspetti di vedere Robin, sappi che non è con noi.> disse Sirius entrando nell'aula.
<Parli con me, Black?> domandò ironico il serpeverde.
<Sì, idiota. E con chi altri?
Stavo guardando intensamente la porta anche dopo che siamo entrati.>
Dimmi che stai arrivando.
Sì, non preoccuparti. Ero andata a fare una passeggiata.
Passeggiata. . . Di prima mattina?
Ho avuto una nottataccia.
Mi sarà pur concesso, no?
E ti sei anche svegliata male.
<Saresti così gentile da smetterla di burlarti di me?!>
Severus alzò gli occhi dal libro e vide che il posto libero vicino a lui era stato occupato da Robin.
<Ovviamente. . .>
Robin diede un'occhiata ai malandrini in fondo all'aula.
<Ti hanno già dato fastidio?> domandò subito dopo, alludendo ai quattro ragazzi.
<No.>
<Ottimo.>
Una volta arrivata la Sinistra, la lezione andò avanti a ritmi lenti per due ore.
Ritmi ai quali stava dietro sì e no metà della classe.
Dannazione!
Non dirmi che non riesci a capire questo concetto elementare dell'astronomia moderna. . .
Ora chi è che si burla di chi?
Andiamo. . . Stiamo parlando della costellazione del cancro: una delle più semplici.
Onestamente non so neppure perché stia ripetendo questo argomento del secondo anno.
Io ci rinuncio. . .
Deve essere per questo che non ti hanno smistato in Tassorosso.
Tu e il duro lavoro siete due cose opposte.
Ma smettila. . .
Chi ti dice, poi, che io non lavori.
E poi questi luoghi comuni non me li aspettavo proprio da te.
Stavo semplicemente scherzando.
Per non burlarmi di nuovo di te, insomma. . .
Suppongo che se ti implorassi, probabilmente mi aiuteresti.
Sì. Non avrei obiezioni a farlo.
Hai litigato con i Malandrini?
Diciamo di sì.
Nuovo scoop.
E pensi di tornare a parlare con loro?
È un po' presto per dirlo. Forse sì, forse no.
Dipende da come mi girerà.
O da quando loro si scuseranno. No?
Acuta osservazione, giovane amico.
Non utilizzare termini ricercati, che non fa di te una persona più intelligente.
Ecco, ora non mi va più di aiutarti.
Sempre la solita.
Robin, mentre Severus era in alto mare, si annotò tutte le parole che uscivano dalla bocca della Sinistra; una o due volte si girò verso i Malandrini, ma non appena Peter si girò casualmente verso di lei, Robin tornò alla lezione.

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now