CAPITOLO 14.2

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La decisione di tornare a casa, per Lily e Marlene, era stata la più difficile da prendere.
Non riuscirono neppure a guardare Robin negli occhi mentre la salutavano e le auguravano un buon Natale e una serena permanenza ad Hogwarts.
Aveva cominciato a nevicare;
Robin uscì immediatamente dal castello e si accovacciò per prendere in mano un po' di neve.
Gilderoy la seguì.
Ma non fu abbastanza veloce da schivare la pallina di neve lanciata dalla sua ragazza.
<Sei stata una scheggia!> esclamò lui, cercando di togliersi la neve dal cappotto. <Ma avrò la mia vendetta, mia cara. . .>
Robin si rialzò e si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia. <Solo se riesci a prendermi.>
Il corvonero chiuse gli occhi e cercò di abbracciare Robin, ma lei era già sfuggita.
Aveva lanciato una sfida al suo ragazzo. E lei non voleva affatto perdere.
<Robin!> la richiamò Gilderoy, che si era fermato a riprendere fiato. <Hai vinto! Non ti posso correre dietro per tutto il cortile.>
La grifondoro gli balzò alle spalle e lo strinse tra le sue braccia da dietro. <E così ho vinto, eh?> lo canzonò lei.
Lui annuì. <Solo perché non sono allenato.>
<Ma quale allenamento, Gil. . .
Ammetti di aver perso e basta.
Su, su. . .>
Allock si girò verso Crouch e l'afferrò per i fianchi;
le diede un bacio sulle labbra.
Robin si staccò lentamente.
<Qualche problema, Robin?> chiese il corvonero preoccupato.
Robin tirò su col naso e poi annuì.
<So che non vuoi parlare di noi-sappiamo-cosa, ma magari dovresti provare ad aprirti. . .>
La grifondoro abbassò lo sguardo, quasi imbarazzata, e poi disse: <Mi stai spingendo tra le braccia di Silente?>
Gilderoy roteò gli occhi per il tono scherzoso utilizzato da Robin, ma al tempo stesso sembrava molto serio.
Gli stava a cuore la salute di Robin. E non solo perché era la sua ragazza, ma anche perché voleva così bene a Robin, che vederla giù lo faceva star male al tempo stesso.

Robin seguì il consiglio di Gilderoy e si diresse verso l'ufficio di Silente;
il preside fu molto sorpreso nel vederla lì pronta a vuotare il sacco.
La fece accomodare e si sedette a sua volta.
<Le racconterò tutto.> promise Robin prima di cominciare.
Il preside annuì.
Ma non era veramente pronto a quello che Robin aveva da dirgli.
Non lo era mai stato.
Tutte quelle storie che gli erano state narrate in passato riguardanti la prigione, non l'avevano mai toccato più di tanto.
Ma vedere Robin in quello stato, gli aveva fatto uno strano effetto;
e più la ragazza andava avanti con la narrazione e più lui si sentiva male.
Come aveva solo potuto pensare di non impedire il processo?
Perché mai lasciarla in balia di se stessa?
Sperava che fosse innocente. O che almeno mentisse di fronte al Winzegamot.
<Ma a quanto pare, lei non mi sta ascoltando. . .> disse Robin a un certo punto. <C'è qualcosa che non va?>
Silente annuì. <Perché sei qui, Robin?
La verità.>
La grifondoro strizzò gli occhi. <Come prego?>
<Sei venuta qui di tua spontanea volontà.>
Robin inclinò lievemente la testa e socchiuse gli occhi.
Non riusciva proprio a seguire il ragionamento di Silente.
Ti sta chiedendo della Bacchetta di Sambuco.
Gli occhi di Robin diventarono improvvisamente gialli.
<Robin, non ascoltarlo.> disse Silente.
Aveva intuito che l'antico rivale avesse cercato di intromettersi, mettendola contro di lui.
<Non ce la faccio.> singhiozzò Robin. <Ho bisogno di lui.>
Il preside appoggiò le dita sulle tempie di Robin e cominciò a premerle.
A Robin pareva di essere tornata ad Azkaban, dove non aveva nessun tipo di contatto con degli esseri viventi che non fossero dissennatori.
La ragazza si mise a piangere per il dolore. Non riusciva a contenere tutto quel dolore.
Ma un pensiero fisso la tormentava: che cosa diamine stava facendo Silente?
<Basta!> lo implorò lei. <Basta, per favore. . .>
<Albus!> gridò uno dei presidi ritratti. <Le stai facendo male!>
Silente liberò Robin dalla sua possente stretta e si girò immediatamente, dando le spalle alla grifondoro.
Robin si mise a piangere dal dolore inflittale dal preside; voleva tanto sapere che cosa era preso al potente mago.
<Me l'aveva promessa.> piagnucolò Robin. <Me l'aveva promessa.> ripeté alzando la voce.
<Chi?> domandò apatico Silente. <Chi te l'ha promessa?>
<La Morte.>
Quella sì che sarebbe stata una storia degna di essere chiamata tale;
Silente non interruppe la narrazione. E neppure si distrasse.
La storia dei Peverell lo aveva sempre attratto. E non avrebbe mai potuto pensare che la sua studentessa sarebbe entrata in contatto con la famosa Morte della leggenda.
Ma le promesse che l'ambigua figura le aveva fatto, lo preoccupavano.
E non poco.
<Ollivander sta per arrivare. Ha fabbricato per te una nuova bacchetta.>
Robin deglutì. La Bacchetta di Sambuco non sarebbe stata ancora sua.

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