CAPITOLO 23.2

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Qualche mattina dopo l'ingresso di Robin nella squadra di quidditch, la ragazza ricevette un biglietto svolazzante durante la colazione.
Lo afferrò al volo prima che potesse atterrare sul piatto e sporcarsi con la poltiglia viscosa che a Durmstrang chiamavano "piatto nutriente".
Era da parte di Kōstantinos, che le ricordava l'allenamento della sera nel caso in cui se lo fosse scordata.
<Carino da parte sua.> disse Lauren con gli occhi a cuoricino.
Robin scosse la testa e posò il biglietto nella cartella, riposando lo sguardo sulla colazione. Più guardava il contenuto della scodella e più le pareva di vedere delle cose muoversi nel liquido.
<Ti conviene mangiare.> le consigliò Gae. <Altrimenti alla seduta odierna starai male.>
Robin frugò nella cartella alla ricerca dell'orario scolastico. Non appena lo trovò, individuò la prima lezione del giorno: due ore di palestra.
<Che cos'è la "palestra"?> chiese alle due compagne di stanza.
<Molto semplice:> rispose Lauren. <esercizi fisici. È l'unica cosa che abbiamo imparato dai babbani.>
<Faticosissimi. Ma necessari secondo Koll.> aggiunse Gae, con un pizzico di riluttanza.
Robin non aveva mai provato a svolgere gli stessi esercizi di attività fisica. Non si era mai immaginata che prima o poi avrebbe imitato i babbani.
Si mostrò fin da subito entusiasta, ottenendo dei commenti poco concordanti da parte delle due ragazze di Durmstrang.
<Non ti divertirai affatto. . .> borbottò Lauren, incrociando le braccia al petto e sbuffando sonoramente.

Robin era riuscita a tenere abbastanza bene il passo per un'ora e mezza, ma durante l'ultima parte della lezione ebbe un crollo improvviso.
Praticamente strisciò fino all'aula di difesa contro le arti oscure, dove Hohenzollern attendeva gli studenti del sesto anno per metterli alla prova con un test a sorpresa sugli argomenti svolti durante quella settimana.
<Bastardo. . .> sibilò Kuragin non appena Hohenzollern fu abbastanza distante per non sentirlo.
Poi si rivolse verso Lauren e le intimò di tenere la bocca chiusa.
<Di solito le cose me le dicono in faccia, Kuragin.> bofonchiò il professore. <E ti ricordo che ho un udito sopraffino.
Ma tu hai preferito non ascoltarmi durante la nostra prima lezione.>
Il viso pallido di Ivan diventò completamente rosso.
Robin si girò immediatamente verso la cattedra e abbassò lo sguardo, concentrandosi sul compito appena assegnato.
Qualche minuto prima che potesse mettersi a rispondere alle domande, le arrivò un pezzo carta appallottolato sul banco.
Lo aprì e riconobbe immediatamente la calligrafia: Kōstantinos era intenzionato a stuzzicarla anche durante lo svolgimento della verifica.

"Ti hanno mai detto che da imbronciata sei bellissima?
E anche quando sei sorpresa.
Forse dovrei provare anche io a fare qualcosa per stupirti.
Questo weekend, ad esempio, potresti uscire con me."

Robin strappò il biglietto e fece intuire a Keller che non avrebbe ceduto tanto facilmente alla sua corte.

°°°

Giocare a quidditch con i ragazzi di Durmstrang si rivelò più divertente per Robin. Lì nessuno aveva paura di scontrarsi con gli altri e non rallentava neppure vedendo che sarebbe andato contro la tribuna dei professori.
La prima partita di Robin fu molto positiva: vinsero con facilità e cominciaro a prendere confidenza tra loro.
Gae e Lauren assistettero alla partita, incitando la loro compagna di stanza e, perché no, pure Keller.
<Ottima partita, Robin.> le disse il ragazzo una volta giunti nello spogliatoio. <Hai davvero un grande talento. Molto invidiabile.>
<Grazie. . .> bofonchiò lei, lasciando Kōstantinos immobile come un pesce lesso.
<Aspetta, Robin.> la richiamò lui. <Perché non vuoi uscire con me?>
La ragazza si bloccò e alzò gli occhi al cielo.
<Non ti devo nessuna spiegazione, Keller. Un "no" è, e resterà, un "no".> ribadì acidamente Robin.
<Ti sei fatta un'idea sbagliata di me.> sentenziò lui alzando la voce. <Anzi, hai inquadrato tutti noi.>
<Questo non è affatto vero.> ribatté Robin ridacchiando. <Ho inquadrato solamente te e i Kuragin. Fatti due domande a questo punto. . .>
Kōstantinos alzò le braccia in segno di resa.
<Okay, okay. . . Allora non darmi neppure una chance. Te ne andrai di qui senza avermi conosciuto davvero.>
Robin, mossa da un atto di pietà, si avvicinò a Kōstantinos e posò un dito sotto il suo mento, alzandoglielo leggermente.
<Se insisti tanto, ti concedo la mattinata di sabato prossimo.>
Kōstantinos si passò la lingua sulle labbra e sorrise.
<Non te ne pentirai dea del quidditch.>
Dea del quidditch?!
Ti prego non infierire. Non infierire.
È davvero simpatico. Molto più di Allock.
Questo non è affatto vero.
Uh-uh. . . Non scaldarti, però.
Sono tranquilla. Molto tranquilla. Anzi, sono così tranquilla che più tranquilli non si può.
Ripetimi il tuo stato d'animo che non ho ben capito.
E tu sei insopportabile quando fai determinate allusioni.
Chiedo perdono.
Ti fai anche beffe di me?
Ho delle novità.
Myricae?
Anche.
Parto con la sua: ha scritto un'altra frase sul muro. Come sempre non vede l'ora di affossarti e di far fare la stessa fine ai tuoi amici.
Sì, beh, nulla di nuovo in verità.
La seconda è più interessante.
Tuo fratello ha intrapreso una campagna anti Noi-Sappiamo-Chi, reclutando Artemisia e qualche altro studente.
Silente non l'approva?
Nient'affatto. Il problema è che oramai sono diventate evidenti le spaccature tra di noi.
Che cosa intendi con questo? C'è ancora gente dalla parte di Voldemort?
Robin. Quasi tutti i serpeverde sono dalla sua parte.
Robin distolse gli occhi da quelli di Kōstantinos e riflette riguardo a quello che le era stato riferito da Piton.
Oltre a Myricae, Silente doveva affrontare la questione di Voldemort.
E lei se ne restava a Durmstrang, lontana da casa sua e dalle sue mansioni.
Inoltre siamo stati informati della presenza di un auror dalla prossima settimana. Faranno dei turni.
Hogwarts potrebbe anche chiudere i battenti con questi presupposti.
Ora, parliamoci chiaro, Robin, non è che tu sia l'unica in grado di risolvere i problemi. C'è gente che oltre ad aver studiato anni e anni, ne ha altrettanti sulle spalle di esperienza.
Anche io ho esperienza.
Sì. Nel cacciarti nei guai una settimana sì e quella dopo pure.
Io, onestamente, non so perché ti rivolga ancora la parola.
Perdonami, ma devo andare. Artemisia si è cacciata in un altro guaio.
Che genere di guaio?
Burke.
Dopodiché Severus non le rispose più fino a sera.
Artemisia e Tobias erano finiti in infermeria (per la gioia di madama Chips), mentre Burke, e qualche altro serpeverde, aveva rimediato una punizione e un ultimatum da parte di Silente: le risse e i combattimenti avrebbero dovuto terminare, altrimenti qualcuno sarebbe tornato a casa prima della fine dell'anno.
Robin non riusciva ad addormentarsi quella sera.
Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, si immaginava Tobias con le valigie fatte e con la lettera di espulsione.
Si girava e rigirava nel letto, finché, ad un certo punto, non decise di accendere la candela appoggiata sul suo comodino e si mise seduta.
Lauren non si era accorta che l'inglese si era svegliata, dormiva di un sonno profondo, quanto a Gae invece, aprì gli occhi con grande fatica.
<Ma che ore sono?> domandò con la voce tutta impastata.
<Non lo so.> rispose Robin. <Forse mezzanotte.>
<Fai fatica a dormire?>
<Già. Non riesco proprio a prendere sonno. Non dovrei essere qui.>
Gae si levò la coperta di dosso e andò a sedersi sul letto di Robin.
<Hai ricevuto delle spiacevoli notizie da Hogwarts?>
Robin annuì.
<Mio fratello si è infilato in un affare più grande di lui.> spiegò a grandi linee Robin.
Non era intenzionata a raccontare i dettagli, anche perché non li sapeva perfettamente neppure lei.
<Vorresti tornare là, non è vero? Anche se quel posto non è sicuro.>
<Io appartengo a Hogwarts.
Sacrificarei la mia stessa vita per rendere quella scuola un posto migliore per tutti.>
Gae sorrise.
<Ti stanno a cuore i nati babbani, non è così?>
<Ho molti amici, questo è vero.> ammise Robin senza peli sulla lingua e senza paura di essere giudicata dalla sua compagna di stanza. <E non condivido la teoria riguardante la supremazia del sangue puro.>
Gae si limitò a fare una lieve smorfia. Riuscì a non farsi vedere da Robin.
Le due ragazze avevano vissuto in famiglie completamente differenti: per quanto Gae si sforzasse di comportarsi come Robin, teneva comunque un atteggiamento di superiorità nei confronti di maghi non purosangue.
E Lauren lo stesso.
Ma Gae, in cuor suo, sapeva che con Robin le cose sarebbero cambiate.

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now