CAPITOLO 2.2

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Davvero lo voleva uccidere?
Robin stava cercando di combattere contro quel mostro che la controllava.
<Robin, per favore...> singhiozzò Gilderoy, che rischiava di morire.
<Ma non capisci?> domandò lei. <Noi non possiamo fermarci.>
<Chi sei?> chiese Pelham, puntando la bacchetta verso la gola di Robin.
<Vold... Grind... Venan... Salaz... Artiglio.
Noi siamo Nagini.>
La Johnson sbiancò all'istante; lei conosceva varie teorie su Nagini. E non le piacevano affatto.
Allock si fece coraggio e, con la poca forza che aveva, posò le mani sulle spalle di Robin. <Uccidimi pure, Robin.
Ma sappi una cosa. Una cosa soltanto...> prese un respiro profondo. <Sappi che io ti amo.>
Gli occhi di Robin si riempirono di lacrime.
Mollò la presa e lasciò che Gilderoy cadesse a terra e che prendesse fiato.
Robin si accovacciò, prendendolo sotto la nuca, e lo abbracciò.
<Scusami. Scusami, Gil.> singhiozzò lei.
Lui ricambiò l'abbraccio le strinse la ragazza a sé il più possibile.
<Robin, Robin. 'Sta tranquilla. È tutto a posto.>
Robin si staccò e scosse il capo. <No che non lo è. Io ti stavo per strozzare.>
<È tutto finito.>
Robin annuì, ma in cuor suo sapeva che avrebbe avuto delle reazioni simili in altre occasioni. E che non sarebbe stato più un semplice, per quanto efficace, ti amo a fermarla.
Remus era rimasto impassibile. Era solo uno spettatore di quello spettacolo, che non faceva altro che metterlo, almeno un pochino, in soggezione.
Aveva trovato delle similitudini nel comportamento di Robin posseduta da Nagini e nel suo durante la luna piena;
avrebbe fatto di tutto per darle una mano.
Pelham e la Johnson erano rimasti in disparte.
Il professore di difesa contro le arti oscure ne approfittò per avvicinarsi alla collega e rivolgerle qualche domanda.
Cominciò col domandarle in che rapporto fosse con gli altri insegnanti, come si doveva comportare con Robin, se era disposta a fare delle lezioni combinate e se era tifosa di quidditch.
La Johnson si spazientì in fretta e cercò in ogni modo di liquidare il professore americano, ma con poco successo. Cercava sempre di riagganciare il discorso.
<Professoressa?> la chiamò Robin.
Gli occhi della Johnson si illuminarono. <Dimmi, Crouch.>
<Non è che potrei essere io a raccontare l'accaduto al professor Silente?>
<Ma certo, Crouch.
Anzi, adesso ce ne andiamo e ti lasciamo riposare.>
<Grazie.>
Gilderoy si girò verso di Robin e le inviò un bacio, mentre Remus alzò la mano per salutarla.

I professori si dileguarono, lasciando i due coetanei di Robin in balia dell'imbarazzo.
<Ehm...> disse Remus, cercando di rompere il silenzio. <Robin ha apprezzato quello che le hai confessato.>
<Uhm. Sì.>
Allock pareva distratto. Era come se fosse rimasto scioccato dal suo coraggio.
<Non ti avrebbe mai ucciso.>
Il corvonero si girò verso Remus e aggrottò la fronte. <Tu, dici?
Mi sembrava piuttosto aggressiva.
Ho cercato di restare il più razionale possibile, ma ho temuto che mi finisse per davvero.>
<Però l'hai salvata.> aggiunse Remus.
Gilderoy mise le mani in tasca e avanzò a testa bassa per i corridoi.
Gli era costato ammettere di fronte a due professori e all'ex fidanzato di Robin i suoi sentimenti per lei. Nonostante non fossero mai stati un grande segreto.
<Sai una cosa? Io preferisco te a Toad.>
Allock si fermò di scatto e rialzò la testa, sfoggiando il suo miglior sorriso. <Davvero? Grazie, Lupin. Lo apprezzo molto.>

<Ma spiegami perché gli hai detto una cazzata simile!> sbraitò Sirius, udendo il racconto di Remus.
<Oh avanti, Felpato...
Stava per essere ucciso dalla ragazza di cui è innamorato; pensavo gli potesse far piacere.>
James, seduto dall'altra parte del divano, sbuffò. <Gesto nobile.
Ma non hai fatto altro che pompare il suo ego.>
<Secondo me ha fatto la cosa più giusta. Bravo, Lunastorta!> intervenne Peter, che, fino a quel momento era rimasto sulle sue.
<Grazie, Codaliscia. Mi fa piacere che almeno uno di voi approvi.>
<Avanti, Lunastorta... dove vai?> gli domandò James, notando che il ragazzo stava uscendo dalla Sala Comune in direzione dell'esterno.
Remus sbuffò e finse di pensarci su. Infine rispose:<Lontano da qui. Almeno per un po'.>
I tre amici rimasero seduti a guardarsi negli occhi. Sirius cominciò a borbottare per rompere il silenzio, ma tutti i suoi tentativi sembravano invani.
I malandrini non litigavano quasi mai, ma quando lo facevano succedeva il finimondo. Non si parlavano addirittura per giorni;
una volta, durante il loro terzo anno, avevano discusso tutto il giorno e che, per una settimana, dovettero ignorarsi per non passare alle mani.
E anche in quell'occasione, Robin era riuscita a riportare la serenità nel gruppo, dimostrando di essere un'ottima amica e non solo un'insopportabile so-tutto-io.

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now