CAPITOLO 38

283 20 6
                                    

Diamine che situazione spinosa e al tempo stesso imbarazzante.
Robin era stata rinchiusa in un ufficio rosa. Ma non un rosa qualunque, un rosa accesissimo: un pugno nell'occhio.
E poi c'erano dei piattini appesi al muro.
Solo dopo pochi minuti, Robin riuscì a intravedere dei ritratti di gattini.
G-Gattini?
<Ma che orrore...> commentò Robin, sfregandosi le mani.
Che schifo di situazione.
A chi lo dici...
S-Severus? Ma cos'è successo?
Mio padre.
A Robin bastò come risposta.
Lily le aveva raccontato che il padre di Severus, un babbano della peggior specie, era un uomo molto cattivo che odiava le origini magiche della consorte e quelle del figlio.
Era per quello che poco fa avevo sentito un dolore strano.
Mi dispiace, Severus.
Anche a me.
Non è giusto che ci vada anche tu di mezzo.
Tu, invece, che cos'hai?
Una parola che potrebbe mettere fine a tutto: PROCESSO.
C-Come, prego?
C'era un attacco di mangiamorte a Diagon Alley e io sono intervenuta.
Io non abbandono gli amici in difficoltà.
Magari ti credono.
Magari è la volta buona che nonna Ophelia mi rinchiude in uno scantinato e mi fa uscire solo quando è ora di andare ad Hogwarts.
Sempre che non mi espellano.
Non lo faranno...
Silente e la McGranitt si imporrebbero.
E anche tutti gli altri.
Non penso possano fare molto con una condanna.
Addio, quidditch!
Che melodrammatica.
E benvenuto, Azkaban.
Ti prego, Crouch, smettila.
Al processo ci sarà anche il ministro.
Buona fortuna, allora.
Ne avrò bisogno.
Gli occhi di Robin si riempirono di lacrime; sapeva di avere fatto la cosa giusta, ma aveva messo a repentaglio la carriera di Moody e la sua. Sia scolastica che da giocatrice.
<Dannati mangiamorte!> gridò lei esasperata.
<Signorina Crouch, il ministro l'attende.> la informò Joyce, che manteneva un sorriso smagliante, come se godesse della situazione della ragazza.
<Ma il processo?>
<Il ministro preferirebbe schivarlo.>
Robin sospirò sollevata: era, in parte, salva.
Forse era merito di Barty.
Robin venne fatta accomodare nell'ufficio del ministro, che l'attendeva con molta ansia.
<Prego, Robin, siediti pure.> la invitò lui, indicandole il posto vicino alla finestra.
<Grazie, signore.>
Il ministro Minchum era stato eletto da poco meno di un anno e non si era ancora dimostrato migliore della sua predecessora, Eugenia Jenkins, anzi, si rifiutava di stipulare degli accordi con i babbani, con i goblin e con gli altri stati.
Era un uomo sulla cinquantina, con dei folti capelli grigi e riccioluti, che gli cadevano sugli occhiali.
Robin riuscì a individuare uno strato non indifferente di polvere sulle lenti e stupì del fatto che Minchum riuscisse a vederci bene lo stesso.
<Come ti avrà già riferito Joyce, non ho nessuna intenzione di aprire un'indagine anche sulle scorribande tra te e Moody.
Ma non posso neanche metterci una pietra sopra... mi stai seguendo?>
Robin annuì con poca convinzione.
<Se qualcosa non ti è chiaro, oppure non ti pare corretto, interrompimi pure.>
<Va bene.
Allora, io la interrompo subito.
Alastor era in difficoltà, due mangiamorte contro di lui, e io mi sono messa in mezzo affinché non venisse ucciso.>
<E non hai temuto per la tua vita?>
<No. Io sono più forte di quei due.>
<Non lo metto in dubbio, anche perché ho visionato i tuoi G.U.F.O., ma hai violato un'importantissima legge della nostra comunità.> ricominciò lui con la sua cantilena.
Sembrava che al Ministero fossero tutti ossessionati dalle regole: Moody, Barty Senior, Joyce, la Umbridge e persino il ministro Minchum.
Doveva chiederlo anche ad Arthur se pure lui avesse la mania delle leggi.
No. Lui l'aveva per i babbani.
<Mi espelleranno da Hogwarts?> domandò, con ben poca allegria.
Minchum scosse il capo.
Robin, in quella, pensò al peggio. <Mi spedirete ad Azkaban?!>
<No, no!> rispose lui ridacchiando. <Semplicemente lo dobbiamo far notare e quindi segnalarlo sulla tua fedina penale.
Sei stata molto fortunata.
Che non si ripeta più, Robin. Intesi?>
Robin alzò le mani. <Lo giuro.
Posso andare?>
<Conosci la strada. Arrivederci, Robin Crouch.>
Robin, al posto di tornare nell'atrio, rimase seduta per qualche minuto a riflettere.
Perché Minchum l'aveva lasciata andare così?
Che volesse evitare uno scandalo?
O forse perché sia lei che Alastor erano purosangue?
Magari un misto delle due...
Raggiunse l'ufficio di Barty senza problemi e attese che lo zio tornasse.
<Non so cosa ti sia saltato in mente, ma sappi che mi hai molto deluso!
E non pensare che i tuoi non lo verranno a sapere...> esordì Barty, dopo aver sbattuto la porta.
<Come facevi a sapere che ero dentro?>
<Ti ho vista entrare.
E non cambiare discorso.>
Si sedette di fronte a lei e cominciò a tempestarla di domande.
<Ora, voglio sapere il vero motivo per cui hai insistito per andare con lui!>
Robin deglutì. <Beh, vedi... io av... io son...
Non so come spiegarlo.>
La ragazza cercò, in ogni modo, di arrossire, ma non ci riusciva.
<Per Salazar! Non mi dire che tra voi due...
Ma è splendido!>
<Già... aspetta, cosa?>
Barty batté le mani e saltellò dalla gioia.
<La mia nipotina corteggiata da un famosissimo auror! Robin, sono così felice.> confessò lui, baciandole la fronte.
<Ah... g-grazie.>
Doveva trovare Moody il più in fretta possibile e spiegargli il terribile malinteso che si era creato a causa di suo zio.
Un po' stressata?
Taci.
Mi hai perso di vista...
Ti ritroverò.
Che tale arroganza! Io se fossi in te non mi immischierei più.
Io faccio quello che mi pare, va bene?
Non penso proprio, Robin.
Se raccogliere la tua eredità significava ottenere un mese di sofferenze e un mentore che non si fida di te, avrei scelto di stare dalla parte di Silente.
Come osi rinnegare tutto quello che ho fatto per te?
Esci dalla mia vita.
Per sempre.
E anche dalla mia testa.
Insolente. Penso che te la farò pagare.
Solo perché non posso reagire.
Una mossa meschina. Degna di Gellert Grindelwald.
Crucio.
Robin urlò dal dolore e si accasciò sul pavimento.
Si contorse dal dolore e, dopo qualche secondo, si immobilizzò.

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now