CAPITOLO 26.2

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Non era di nuovo in un sogno.
O meglio, era in una dimensione parallela. Questo era poco, ma sicuro.
L'atmosfera pareva essere più accogliente rispetto ai suoi soliti sogni. E questo spaventò Robin più del dovuto.
<Sempre qui a guardare le stelle. . .>
Robin aggrottò la fronte, girandosi dalla parte opposta.
Vide un uomo sulla cinquantina, un po' stempiato e con l'aria da malaticcio, che avanzava lentamente verso di lei.
Robin rimase immobile, ma l'uomo avanzò, attraversandola, senza alcun problema.
<Scusi, ma come ha fatto?!> esclamò cercando una risposta da lui.
L'uomo non rispose. Anzi, egli avanzò piazzandosi dietro a una donna, la quale stava osservando il paesaggio all'esterno da una finestrella circolare.
<Dove diamine mi trovo?> chiese Robin ai due.
<Salazar, guarda.> disse la donna indicando l'orizzonte. <È il raggio di sole che dobbiamo catturare.>
<Venancia. . . Io non penso che potrebbe essere una buona idea.>
La strega sbottò. <Non dirmi che ti sei rammollito dopo Hogwarts!>
<No, no. Ma questa cosa. . . Hai già creato la magia nera. Non serve anche fare ciò.>
<Chiunque distruggerà la magia nera, dovrà fare i conti con qualcosa che neppure noi due potremmo contrastare.
E sarà qualcuno proveniente dalla tua nobile casata.>
Serpeverde serrò la mascella.
<Non posso permettertelo.> ringhiò. <Non toccare la mia nobile casata. La nostra nobile casata.>
<"Nostra", Salazar? Io non ho intenzione di avere dei figli. Né con te, con nessun altro.>
Salazar rimase immobile.
<Suvvia, Salazar. . .> intervenne Venancia. <Credi davvero che possa riguardare tutta la tua prole? No, mio caro. Solo la ragazza che verrà smistata nella casa del tuo antico rivale.>
<Godric. . .> sussurrò Serpeverde chiudendo gli occhi e inspirando.
<Esatto. . . Lui ti ha impedito di portare avanti le tue idee? Noi gli impediremo di di restare tranquillo. Rimarrà sempre con la paura di dover affrontare qualcosa di più grande di lui.>
<Lo perseguiremo fino alla morte?>
<E coloro che arriveranno dopo.>
Salazar baciò la fronte di Venancia.
<Facciamolo, mia cara. Andiamo a prendere quel raggio.>
Robin, essendo sicura che nessuno dei due avrebbe potuto accorgersi di lei, seguì i due amanti fino al luogo indicato dalla pergamena di Venancia.
La strega la passò poi a Serpeverde.
Afferrò la bacchetta e recitò una formula in gaelico antico.
Dalla tasca della tunica estrasse un'ampolla e vi inserì il raggio di sole catturato.
<Resterà al sicuro finché non sarà giunta l'ora. . .>

Il ricordo si volatizzò e Robin di ritrovò in un nuovo luogo, differente da quello di prima.
Un mago, la cui barba era talmente lunga da fare invidia ad Albus Silente stesso, stava lavorando ad uno strano intruglio giallognolo. Stava attento a non bucare nessuna delle bolle che fuoriuscivano dal calderone.
<Mastro Merlino! Mastro Merlino!>
Sopraggiunse a gran velocità un ragazzino che non doveva aver avuto più di undici anni. E per poco non andò a sbattere contro il calderone di Merlino.
<Figliolo, cosa succede?> domandò il mago.
<L'ampolla magica è sparita!>
Merlino sgranò gli occhi e corse su per le scale, raggiungendo una saletta adiacente.
Robin, incuriosita, seguì il mago e si addentrò nella saletta.
<L'avevo appoggiata qui!> gridò Merlino furioso. <Per Salazar, dove è finita!>
Poi afferrò il colletto del ragazzino e lo attirò a .
<L'hai presa tu? Dimmelo, Aristide! L'hai presa tu?>
Il ragazzino, con le lacrime agli occhi, scosse la testa.
<No, Mastro Merlino! No!>
Merlino passò il dito su alcuni volumi appoggiati sugli scaffali.
<Tieni, Aristide.> disse Merlino porgendo il libro al ragazzino. <Che cosa c'è scritto qui?>
Aristide lesse a bassa voce e poi deglutì.
<Signore, ma non ho fatto nulla!>
<La profezia, Aristide!> gridò esasperato Merlino tirando il libro in testa al ragazzino. <Non riuscirò a impedire il compimento di essa!>

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