CAPITOLO 3.2

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Non appena Robin tornò a scorrazzare per i corridoi di Hogwarts come se nulla fosse, le voci riguardanti le sue condizioni fisiche aumentarono, mettendo in soggezione, oltreché la ragazza, il corpo docenti stesso. L'unico che non pareva avere problemi era Pelham.
Robin si era sentita subito in sintonia con il nuovo professore;
nulla a che vedere con la Greengrass e con gli altri insegnanti della medesima materia.
Forse era per la sua cultura, forse era per il suo charm, ma Pelham aveva stregato e fatto strage di cuori tra i suoi studenti, e in modo particolare tra le aspiranti streghe della comunità. Aveva colpito pure la grifondoro.
Aveva preso, infatti, l'abitudine di fermarsi dopo le lezioni a parlare con il professore, arrivando sempre tardi agli allenamenti di quidditch e agli appuntamenti con i malandrini.
Schivava prontamente la figura di Gilderoy Allock, il quale aveva ricominciato a uscire con una serie spropositata di ragazze. Tra cui Emily e Katie.
Robin fingeva che andasse tutto bene.
Fingeva che non le facesse male vedere il corvonero sorridente con le altre.
Fingeva che non esistesse nessuna voce nella sua testa.
Fingeva di essere una normale strega adolescente.
Ma non era facile come credeva.
Le sue certezze si sgretolavano ogni volta che qualcuno le rivolgeva un'occhiata di troppo, oppure si girava a commentare con l'amichetto di merende.
- Ma secondo te sta bene la Crouch? -
- Ma va? Ma ti pare? Sta sicuramente sclerando... -
Robin, come risposta, sorrideva e andava dritta per la sua strada.
Ma la verità era che lei soffriva.
Soffriva molto; perché tutti coloro che sparlavano di lei, in altre occasioni, erano i suoi fan numero uno.
Coloro che si pavoneggiavano di frequentare Hogwarts con la giovane stella.
Tobias, in un momento di pausa, si recò dalla sorella. <Come stai?>
<In che senso?>
Tobias appoggiò la spalla al muro. <In che senso, Robin? Ma fai sul serio?>
Robin chiuse gli occhi e sospirò. <Sto bene, Toby. Grazie.>
<Fantastico. Allora non ti darà fastidio sapere che giù, tutti i serpeverde ti definiscono una pazza.>
<Penso abbiano ragione.
Quanti siete? Un centinaio?
Se su cento in quattro dicono l'incontrario, Tobias, io qualche domanda me la farei.>
Il corvino tirò un pugno al muro e picchettò la fronte della sorella. <Per Merlino, Robin! Cosa cavolo dici, eh?
Tu non sei pazza. Non lo sei. Questo lo capisci. Sì o no?>
Quando Tobias colpì, per l'ennesima volta, Robin, lei reagì afferrandogli il dito.
Il colore degli occhi mutò nuovamente e la pelle, come era già successo, si suddivise.
Una luce dorata proveniente dal viso di Robin per poco non accecò il giovane serpeverde.
<Lasciami in pace, Tobias Oliver Crouch.>

La prima cosa che fece Toby, una volta che sua sorella lo lasciò, fu recarsi da Silente e narrargli, a grandi linee, l'episodio che aveva coinvolto lui e Robin.
Silente lo ringraziò per averglielo riferito.
Robin era diventata, oramai, un argomento discusso tra i professori e le alte cariche del Ministero.
Non c'era una persona, facente parte della comunità magica, che non conoscesse i disturbi di Robin, etichettata da Rita Skeeter come una strega piena di problemi e, al tempo stesso, in cerca di attenzioni.
Nessuno riusciva a placarla.
Il punto era che nessuno riusciva a capire come mai Rita avesse trovato quelle informazioni;
Moody era il principale sospettato.
Davvero lo credevano così superficiale da spifferare tutte le debolezze della piccola Crouch?
Bartemius, però, lo credeva possibile di qualsiasi cosa.
Cominciò, così, una serie spropositata di interrogatori che vedevano l'auror messo alle strette dallo zio della ragazza.
Andarono avanti per settimane e settimane, finché, Silente, non riuscì a placare gli animi.
<Che l'integrità di mia nipote non venga mai più infangata.> ringhiò Bartemius dopo aver discusso, animatamente, con i due.
<Fidati, Crouch. Io sarei l'ultima persona che potrebbe fare una cosa simile.> urlò subito dopo Moody.
<Ma senti questo ingrato...>
<Buono, amico mio.> lo tranquillizzò Albus con la sua solita pacatezza. <Sicuramente gli passerà.>
<Secondo me è stato lui.> fece una pausa. <Quel pazzo del tuo vecchio rivale.>
<Parli di Grindelwald?> gli chiese Silente, cercando di rimanere sul vago.
Alastor incrociò le braccia al petto. <Noto, con estremo piacere, che lo difendi ancora.
Dopo quello che ha fatto a te e a Robin.>
<Su questo piano è indifendibile. Ma non puoi negare che non tenesse a Robin.>
Moody continuò a camminare, imprecando e borbottando.
Se solo avesse beccato quel bastardo...

L'Erede di GrindelwaldWhere stories live. Discover now