CAP. LXXXII Una debole fiammella di speranza

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Il mattino seguente mi trascino con fatica fuori dalla mia stanza. Scendo a fare colazione. Faccio un grande sbadiglio, stiro gambe e braccia per allentare la muscolatura. A metà scalinata sento alcuni piccoli e ripetuti singhiozzi provenire dalla cucina. Mi affaccio alla porta, mia madre è seduta davanti al tavolo con in mano una lettera. 

- Cosa è successo? -

Il suo braccio si allunga a mostrarmi un foglio, – E' da parte di uno studio legale. Tuo padre vuole la separazione! -

Non riesco a spicciare parola. Forse dovrei rallegrarmi che quell'uomo, tanto cambiato nell'ultimo mese, abbia deciso di lasciarci da sole e proseguire per la sua strada, oppure dovrei dispiacermi per la triste fine della mia famiglia. In realtà non riesco a provare né l'una né l'altra emozione. Non distinguo la natura dei miei sentimenti.

Mi trovo in un vago stato di apatia passeggera.

Mi inginocchio di fronte alla disperazione di mia madre, avvolgendole le braccia attorno al collo. Lei chiede scusa per non essere riuscita a darmi la tranquillità e la serenità che una famiglia dovrebbe garantire.

Mi stringo più forte contro il suo corpo, - Ce la faremo anche senza di lui, siamo io e te, mamma, io e te! –

Il mattino a scuola non è facile allontanare dalla testa gli occhi gonfi e tristi di mia madre, dimenticare le immagini della folle azione di Marie e della figura di Riccardo sulla barella.

Sono un mix di colori e forme che mi distolgono da ogni sorta di spiegazione.

Anche Matteo, al mio fianco, non pare molto presente. Ha tra le mani il telefonino e avanza nei livelli di "Candy Crush" senza ritegno.

Dall'altra parte dell'aula Leo è seduto al proprio banco, in solitudine.

Giulia è al consultorio per le analisi del sangue e salterà l'intera mattina.

Leo mi lancia un'occhiata e un mezzo sorriso.

Sposto immediatamente l'attenzione alle formule scritte sulla lavagna. Sono rimasta troppo tempo imbambolata nei miei pensieri, con lo sguardo rivolto verso di lui, ma non ho affatto intenzione di ricambiare il suo gesto. Provo ancora un moto di repulsione per il suo comportamento di ieri. Non avrebbe dovuto tentare di tenermi chiusa in auto in quel modo.

Mi ha delusa molto e aspetterò le sue aperte scuse prima di tornare a parlarci schiettamente.

Alle ultime due ore decido di astenermi dalla lezione di ginnastica.

- Non mi sento molto bene - dico al professore, non appena arriviamo in palestra.

Per mia fortuna lui non mi fa storie, - Si sieda a bordo campo – ordina.

I miei compagni si sfidano in un piccolo torneo di pallamano.

Tra falli e gomitate, sudore e grida, invio un messaggio a Riccardo.

<< Buongiorno amore mio, ti sei svegliato? Come sta Marie? >>

Pochi attimi dopo il cellulare emette una leggera vibrazione:

<< Mi sono appena alzato, non so cosa mi abbiano iniettato ieri sera, ma qualcosa che mi ha fatto riposare per ben dodici ore di fila! Marie è stabile. Ti passo a prendere all'uscita di scuola, okay? >>

<< Certo! Non vedo l'ora di vederti! >> digito svelta.

Scrivo a mia madre per avvisarla che rimarrò con Riccardo a pranzo.

Il professore emette i tre fischi finali.

Tutti rientrano negli spogliatoi.

Matteo afferra il suo asciugamano e si tampona la fronte, - Dopo l'avventura di ieri e questa partita, il mio cuore protesta un po' di riposo! – mi viene incontro.

IO + TE ( #WATTYS2015 )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora