CAP. VI Giulia, la moto, il bacio

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Giulia

Ho sempre sognato una giornata come questa. Fuga, velocità e libertà.

Stare seduta sul sellino di una moto con la sensazione del vento tra i capelli è una sensazione unica e impagabile, e se a tutto ciò vi aggiungiamo anche la presenza di un gran figo come Riccardo, la scampagnata assume anche un' aura tremendamente sensuale.

Mi allaccio forte alla vita del mio centauro, tenendolo stretto con le cosce e le braccia in una morsa letale.

Alle curve più spinte fingo di aver paura e mi avvinghio ancora di più.

Le strade periferiche della città si susseguono l'una all'altra, in un turbine di cemento e asfalto.

Purtroppo Riccardo non è di molte parole.
Da quando siamo saliti in sella è rimasto piegato sull'acceleratore, concentrato sul percorso e immerso in chissà quali pensieri.

Adesso sono quaranta minuti che viaggiamo ed io sento il bisogno di scendere per sgranchire le gambe.

Insisto per fermarci alla prima area verde, in un chioschetto di ristoro. Lui accosta sul ciglio della strada e dopo aver lasciato i caschi accanto alla moto, ci incamminiamo verso l'accesso all'enorme giardino.

La debole pioggia di questa mattina ha lasciato il posto ad un sole tiepido ma caldo, che timidamente fa capolino dalle nubi sparse.

- per me un Ginger Ale - chiede Riccardo al barista lasciando dieci euro sul banco - e tu cosa prendi? - si rivolge verso di me.

- lo stesso! - sorrido non avendo minimamente idea di cosa sia.

L'uomo prende al volo un paio di lattine, le versa nei bicchieri di vetro e aggiunge uno spicchio di limone.

Portiamo le bevute ad un tavolino sotto al gazebo di legno e ci sediamo l'uno di fronte all'altra.

Per fortuna l'intruglio non è niente male, a differenza del mio interlocutore, che si dimostra apatico e scostante a qualsiasi tipo di conversazione.

Tra un sorso e l'altro cerco di introdurre svariati argomenti, dal calcio al basket, dalla play al cinema, ma niente riesce a interessarlo veramente.

Riccardo mi osserva con quegli occhi cristallini e brillanti e non si esprime.
Forse è timido o più semplicemente questa è una giornata storta, tuttavia risulta diverso da altri ragazzi con cui sono uscita fino ad adesso, compreso Tommy, che in una circostanza come questa, non avrebbe mai smesso un secondo di parlare di sé stesso e della sua impeccabile forma fisica.

Se continuiamo a scambiarci solo sguardi e monosillabi immagino che il pomeriggio si traformi in una lunga e noiosa agonia, così, presa dalla disperazione, decido di passare all'azione.

Un'azione del tutto femminile!

Faccio affidamento alla prima idea che mi passa per la testa e inizio a sbottonare la giacca. La sfilo e lascio che cada sul retro della sedia. Un vento leggero fa ondeggiare i capelli e sfiora la pelle delle braccia nude sotto alla maglia bianca a mezza manica.

Come pensavo gli occhi di Riccardo sembrano animarsi di una luce nuova, finendo dritti sull'incavo del mio seno.

E' ora di rincarare la dose e mi sporgo in avanti, urtando volutamente con il gomito il bicchiere mezzo pieno, che dopo una breve oscillazione, cade direttamente sulla mia t-shirt.

- Accidenti ! - emetto un falso gridolino acuto.

Riccardo riesce a riprendere il bicchiere prima che ruoti fino a terra.

- Oh cazzo, che bel guaio! - esclama.  I suoi occhi si spalancano davanti alla mia maglia completamente bagnata.

Fingo imbarazzo di fronte all'evidente trasparenza del reggiseno sottostante ed esulto dentro di me per la riuscita dell'intento.

Cerco in borsa delle salviettine e tento di pulire il disastro.

Lui mi blocca la mano - non credo risolverai molto così - dice - forse dovresti togliere quella maglia e mettere solo la giacca -

Alzo appena lo sguardo sui suoi occhi.

Sta andando tutto molto meglio del previsto e le mie labbra si piegano in un lieve sorriso - hai ragione - convengo - solo che...- mi guardo intorno - qui c'è gente non posso farlo, che ne dici se mi accompagni in un angolo più nascosto ? -

Lui acconsente e ci allontaniamo dal chioschetto. Prendiamo il primo sentiero che troviamo, addentrandoci nella fitta vegetazione.

- ecco posso farlo qua - mi fermo vicino ad una grande quercia e compio il gesto di sfilarmi la maglietta, quando lui improvvisamente si volta, dandomi le spalle.

Resto allibita e sbatto le ciglia tenendo i lembi della t-shirt tra le dita.

Non ho ben capito qual'è il pianeta di provenienza di questo ragazzo.
Forse è atterrato dalla Luna o da Marte.
Lassù probabilmente non sono minimamente interessati ad una donna che si spoglia.

D'altronde non riesco a darmi altra spiegazione a tale comportamento, se non quella che questo individuo sia un vero e proprio alieno!

Mi gratto la testa, indecisa sul da farsi, poi senza cedere allo sconforto, lo richiamo: - Scusami, ti dispiacerebbe darmi una mano? -

Lui per fortuna si volta.

- puoi tenermi giacca e borsa? - domando - mi faresti un grande favore, sono un po' un impiccio...-

Le braccia di Riccardo si allungano a prendere i miei averi ed io colgo il giusto attimo per togliere la maglia. La sfilo via rapidamente, rimanendo con il solo reggiseno di pizzo bianco.

Riccardo resta immobile e non dice niente.

Il suo sguardo si sposta pian piano dalla fine dei miei capelli, al torace e infine all'intimo. Con una lentezza raccapricciante la sua mano si tende e va a prendere la collanina che mi pende dal collo.

La rigira tra le dita assorto.

- E' il segno della mia amicizia con Arianna - ne approfitto per avvicinarmi di un passo.

Lui lascia andare lentamente il ciondolino con l'infinito e alza gli occhi su di me.
I nostri corpi sono a stretta distanza.

-hai freddo? - chiede ponendomi la giacca.

Io non rispondo e continuo a fissarlo senza battere ciglio.
Vorrei dirgli che in questo momento non so neanche cosa sia il freddo. Ho la pelle così surriscaldata e trepidante dalla sua vicinanza che non ho idea di cosa farmene della giacca.

Adesso l'unica cosa che farebbe al caso mio sarebbe solo un suo desideratissimo e ambitissimo bacio. Ed è quello che di certo riuscirò ad avere, senza se e senza ma!

La magliettina bagnata cade dalle mie mani mentre avanzo verso di lui determinata.

Riduco a zero la distanza che ci separa e sollevo le braccia attorno al suo collo, affondando le dita tra i suoi capelli.

Riccardo mi lascia fare.

Io piego la testa e avvicino il mio viso al suo.

La mia bocca si posa dolcemente sulle sue labbra, sfiorandole appena.

Il contatto innesca una vera e propria scintilla che fa rianimamare improvvisamente quel ragazzo tanto distante e frenato.

La giacca e la borsa che tiene tra le braccia cadono a terra.

In un istante le sue mani sono sulle mie braccia nude, la sua lingua dentro la mia bocca e il torace stretto al mio seno.
E insieme danno vita a quel maledetto bacio che ho aspettato per l'intero pomeriggio.

Un bacio che mi sono dannatamente conquistata con i denti e con le unghie!

IO + TE ( #WATTYS2015 )Where stories live. Discover now