CAP. LII Oh Santo Cielo!

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Assonnata mi affaccio alla porta di cucina.

- Sei riuscita a riposare un pò? - chiede mia madre.

- Non molto. Ho studiato fino a tardi ieri sera e stanotte ho fatto un paio di incubi – mi massaggio le tempie.

- Se vuoi puoi restare a casa. Ti firmo una giustificazione e torni a dormire un altro po'... -

Prendo dalla cesta un paio di biscotti, - No,voglio andare a lezione. Devo tentare di rimediare l'insufficienza a latino. -

Ho raccontato a mia madre del litigio con Riccardo. Lei si è dimostrata dolce e comprensiva, tuttavia non mi sento in diritto di sovraccaricarla con i miei problemi adolescenziali. Non adesso che è ancora scossa per il comportamento di mio padre.

- D'accordo tesoro. – torna al lavello, - Sei in gamba, vedrai riuscirai a prendere un buon voto -.

Il suo profilo è ancora gonfio e sullo zigomo il livido provocato dalle mani brutali di mio padre è sceso, lasciando un'ombra giallasta.

Ho paura per dopo domani quando papà tornerà.

Non so cosa gli passerà per la testa.

Se ci picchierà di nuovo? Se mi chiuderà ancora in camera?

Penso a Riccardo e alle sue rassicurazioni. Avrebbe dovuto proteggermi. Dovevo immaginare che erano solo belle parole. Lui non c'è più per me. Sono da sola. Da sola con mia madre.

- Vuoi che ti accompagni?-

- Andrò a piedi, è presto e due passi non mi faranno male. - afferro zaino, cappotto e raggiungo la porta.

Mia madre si asciuga le mani frettolosamente e mi raggiunge: – Ehi! Tesoro! Cerca di non pensare troppo a quel ragazzo. Non si è comportato bene con te ed è giusto che vi prendiate del tempo per pensare. - mi sposta i capelli dal viso, - E poi chi ama torna sempre, anche in ginocchio se necessario. Tu abbi fede e ascolta quello che hai qui dentro. - poggia la mano sul mio torace. - In genere non sbaglia mai! -

Annuisco. Vorrei crederle. Vorrei sperare che seguire il cuore sia la scelta migliore, ma adesso fa troppo male. E' un cuore ferito e abbandonato e non è in grado di darmi aiuto.

Il tragitto risulta necessario per ossigenare la mente.

Arrivo al cancello del liceo con le guance colorite a causa del freddo.

Entro in cortile confusa tra gli altri studenti.

La moto di Riccardo raggiunge il parcheggio. Non ho voglia di incontrarlo, non adesso. Vedere i suoi occhi sarebbe una coltellata dritta e decisa dentro al petto, tuttavia i miei piedi non sono della stessa opinione.

Mi ritrovo a fermarmi ed ammirarlo da lontano.

Lui si sfila il casco, i suoi capelli spettinati mi fanno prendere uno strano magone allo stomaco, così come il desiderio forte e pressante di passarci le dita attraverso. Mette le chiavi dentro la tasca del piumino e indossa la tracolla. Si dirige in cortile a passo lento e con lo sguardo basso.

Le sue inconfondibili "Converse" rosse avanzano piano piano.

Quando mi rendo conto che lui è abbastanza vicino da potermi vedere, mi riscuoto e trattengo il respiro.

Riccardo alza lo sguardo e i nostri occhi si incrociano.

L'attimo in cui ci fissiamo sembra eterno.

Ho le gambe pesanti e non riescono a muoversi di un passo. Mi aspetto di leggere l'odio di ieri, invece le sue iridi sono quasi trasparenti.

Riccardo sembra un altro ragazzo, povero e pentito, ma probabilmente mi sto solo sbagliando. E' un folle ed i folli non possono pentirsi!

IO + TE ( #WATTYS2015 )Donde viven las historias. Descúbrelo ahora