CAP. XXV Riccardo e il suo nemico

79.2K 2.4K 228
                                    

Riccardo

Procedo in sella alla moto in direzione Tivoli. Sorpasso auto e camion che procedono lenti sulla statale. L'orologio che ho al polso segna le sette e mezza. Sono fuggito da casa di Arianna al sorgere del sole.Ho fatto una tremenda attenzione a non svegliarla, dormiva beata come una bambina.

Sorrido sotto al casco, pensando a lei. Il volto delicato, la pelle chiara e liscia come porcellana.

Sono rimasto ad osservarla per un bel po', prima di scendere da letto e recuperare tutti i miei abiti. I capelli scuri scompigliati sul cuscino e il seno che, ad ogni respiro, saliva e scendeva dentro la canottierina.

Pensare a lei mi rende sereno e allo stesso tempo provato. Sono invogliato a prenderla, stringerla, baciarla e renderla partecipe della mia esistenza.

Arianna è mia e non l'ho deciso io. Qualcosa sopra di noi ci unisce da sempre, lo so. Fin dal primo giorno che l'ho incontrata, in mezzo alla strada, immersa nei suoi pensieri, ho sentito manifestarsi il turbamento e l'ho seguito crescere sempre più.

Da quel momento ho capito che i nostri destini avevano un senso solo se intrecciati l'uno all'altro. Perché lei è diversa, lei è qualcosa di inspiegabile a parole. Non è Giulia, non è Rebecca.

Lei è Ari.

E questa è stata la notte più romantica della mia vita.

Dormire al suo fianco mi ha emozionato e rilassato. Mi dispiace essere dovuto scappare in un modo così subdolo e schivo, ma non ho avuto altra scelta. Per quanto Arianna stia diventando sul serio importante per me, è altrettanto fondamentale portare a termine la mia missione.

Il messaggio del detective di questa mattina mi ha inquietato a tal punto da non poter restare un secondo di più. L'uomo scrive di aver fatto le sue ricerche ed aver scoperto che la donna proprietaria dell'auto indagata ha un figlio e dei nipoti.

A questo punto è facile giungere alla conclusione. Se quella notte alla guida dell'auto che ha travolto e ucciso i miei genitori, non c'era la padrona, allora c'era qualcuno a lei caro. Ed è proprio colui che sta nascondendo.

Il ragionamento non fa una piega. E' chiaro, lineare e preciso.

Solo che sono solo congetture e prima di presentarsi alla polizia servono prove affidabili e decise. Degli elementi che purtroppo il detective si rifiuta di cercare. La famiglia con la quale abbiamo a che fare è una nota dinastia romana e indagare nei loro meandri è rischioso e inavvicinabile. L'investigatore da quattro soldi ha paura, per la sua carriera e per la sua persona, così si è tirato indietro dall'incarico, ma io non mi lascerò abbattere.

Sono spavaldo e impavido e soprattutto non ho niente da perdere. Se occorrono nuove prove, le troverò. Da solo. Non mi arrenderò fino a quando non avrò fatto giustizia, facendo pagare a quell'essere schifoso tutto il male che ha commesso.

Porto la moto al massimo e imbocco una via stretta e tortuosa. In base alle indicazioni in mio possesso, da qui dovrei accedere alla tenuta. Procedo per qualche minuto, passando attraverso tortuosi tornanti, fino a quando non mi ritrovo di fronte ad un grande cancello verde. Il numero civico corrisponde esattamente a quello che cerco.

Mi apposto dietro a dei bidoni della spazzatura e spengo il motore. Non so cosa aspettarmi da questa visita, ma  solo il fatto di essere qui e poter vedere con i miei occhi dove vive il presunto assassino di mio padre e mia madre, mi tiene a galla.

Le mani intorno al manuvrio e i piedi, costretti dentro a robusti anfibi, posati a terra. Il giubbotto di pelle marrone mi ripara dalla brezza mattutina. Sposto lo sguardo oltre il muro di mattoni rossi, che circonda la villa, proteggendola e isolandola dal mondo e da occhi indiscreti, e una fitta boscaglia appare sullo sfondo.

Rimango immobile a sbirciare l'orologio per altri dieci minuti buoni. A quest'ora Arianna dovrebbe essere già sveglia e si dovrebbe essere resa conto della mia assenza. Penso alla sua espressione nel vedere il bigliettino che le ho lasciato tra le lenzuola, al mio posto.

Ho strappato una pagina del suo diario sulla scrivania e ho scritto due righe per dimostrarle quanto tenga a lei. Non voglio pensi sia scappato dal suo letto perchè pentito delle mie azioni, non voglio allontanarla da me.

Immagino le sue labbra sottili impegnate in uno sbadiglio e poi in un sorriso nel leggere le parole che le ho dedicato nero su bianco. Mentre sono immerso nelle mie fantasie il telefonino vibra e come per magia lampeggia un suo sms.

* Grazie della fantastica notte. Non ho mai dormito così bene come abbracciata a te. Peccato sei dovuto correre via. Mi manchi già...*

Sorrido e salvo il suo numero in rubrica. Non faccio in tempo a mettere l'apparecchio di nuovo nella tasca dei jeans che il cancello si apre e due bambini con un grembiule bianco fanno la loro comparsa, spingendosi a vicenda.

Le loro risa arrivano dritte al mio cuore e per un attimo mi ritrovo al mio primo giorno di scuola.

Sono in cortile e tengo forte la mano di mia sorella. Gli zaini riempiti di merendine e il bacio di mamma sulla fronte. Il cuore trema al ricordo e la nostalgia si fa spazio nell'anima. Un'anima ormai logorata e a brandelli.

Intanto i due bimbi appena usciti, prendono a litigarsi un dinosauro di gomma e alle loro spalle giunge una figura maschile. Un uomo abbastanza alto, dai lineamenti duri e l'andamento sicuro. Indossa una giacca senape e dei mocassini chiari.

La sua apparizione mi provoca un tuffo al cuore. Il tipo afferra i due ragazzini per mano, uno a destra e l'altro a sinistra e tutti e tre si incamminano verso l' Alfa Romeo parcheggiata sul ciglio della strada. Il bambino più alto è felice di essersi conquistato il dinosauro, mentre l'altro piange sonoramente.

Rimango immobile sulla moto e più i tre avanzano, più sento il cuore in gola. Quando arrivano di fronte a me, il signore alza la testa e mi vede. E' un istante, un lunghissimo, infinito attimo, nel quale i nostri occhi si incrociano e si sostengono. I suoi grigi e cangianti e i miei a disagio aldilà della visiera del casco.

L'uomo fa salire i figli in auto e poi prima di aprire la portiera del posto guida si volta e lancia di nuovo un'occhiata nella mia direzione. Uno sguardo serio e confuso. Uno sguardo che libera una energia negativa su tutto il mio corpo, mandandomi la testa completamente in tilt.

Chiudo le palpebre e le riapro, mentre l'immagine dell'incidente mi passa davanti come un film a rallentatore. Il buio, i fari, le urla, i freni che stridono nell'asfalto e poi quel tonfo sordo e il silenzio. Quel maledetto silenzio che mi ha perseguitato per anni, togliendomi sonno e pace.

Il mio cuore trotta e le mie orecchie ronzano. Le immagini dell'auto che sfreccia, inghiottita dalla notte e i due corpi stesi a terra, scorrono nella mia testa come un film in bianco e nero. Respiro e respiro ancora più forte.

L'uomo piega la nuca e sale dentro l' auto. Il rumore provocato dalla vettura mentre parte mi riporta alla realtà.

Sono a Tivoli, il mio paese natale. Ho appena incontrato la persona che, con tutta probabilità, ha rovinato la mia vita.

Stringo i denti e giuro per l'ennesima volta vendetta. Riuscirò a trovare le prove necessarie per incastrare questo farabutto. Lui e tutta la sua famiglia sconteranno il male che hanno fatto a me e a mia sorella.

Giro la chiave e metto in moto. Porto il due ruote a mille e mi piego seguendo le curve della strada. Cerco di sbollire rabbia, frustazione e dolore e imbocco la direzione che porta verso la campagna e la riserva. Stamani non andrò a scuola. Ho bisogno di liberare l'energia negativa che si è impossessata della mia persona. Ho bisogno di fuggire lontano.

Devo azzerare il cervello, riportandolo lontano da quella maledetta sera di otto anni fa. Quel giorno indimenticabile che, purtroppo, ha infangato per sempre la mia vita.

Gli occhi grigi dell'uomo appena visto restano dentro la testa, e scommetto vi rimarranno per tutta la mattina, il pomeriggio e forse l'eternità. Un marchio indelebile. Un marchio reale.

E' lui, non ci sono dubbi. Sono convinto.

E adesso non mi resta che scoprire tutto su quell'individuo. Non mi resta che trovare le prove sull'assassino dei miei genitori.

IO + TE ( #WATTYS2015 )Where stories live. Discover now