CAPITOLO 4: SEBASTIAN

2.2K 628 190
                                    


SEBASTIAN:

Ero appena rientrato a casa, avevo lasciato i miei due amici in centro, con la scusa di dover fare delle commissioni urgenti non mi ero fermato al bar, ma la verità era che ero tremendamente arrabbiato.

Quello che era accaduto poco prima era ancora impresso nei miei occhi e le parole che erano volate erano ben custodite nel mio cervello; come avevo potuto permettere a quella "rana incazzata" di trattarmi in quel modo? Ero rimasto così sbalordito che per un momento non avevo nemmeno reagito, mentre quella mi ricopriva di parole velenose...ma chi era e cosa ci faceva alla High School? Non l'avevo mai vista e si può dire senza falsa modestia che conoscessi personalmente il genere femminile che entrava ed usciva da quella scuola. Come mi aveva chiamato? Ah...! ora ricordo micione agonizzante, che affronto! io il ragazzo più popolare del liceo ero stato aggredito verbalmente da una nana , da una sottospecie di rana incazzata, anche se così abbigliata sembrava più uno spaventapasseri che una persona.

Non riuscivo a comprendere perché continuassi a pensare a quella scena, in tanti anni ero sempre stato solo adulato dalle ragazzine che mi avevano coperto di complimenti per il mio aspetto e per ..sì diciamolo pure per le mie prestazioni fisiche. Bé, forse ero rimasto così male perché ero già un po' nervoso dalla sera prima, infatti al centro commerciale, dopo aver lasciato le due ragazze in compagnia di Alan ed Oliver, avevo cercato di avvicinarmi al negozio dove avevo notato la figura di mio padre, non volevo incontrarlo, non avrei saputo cosa dire o fare dopo tanto tempo, ma purtroppo quando arrivai nei pressi del fast food, fuori non c'era più nessuno, e all'interno era pieno di gente in attesa della propria cena. Non potendo fare altro , per non dare troppo nell'occhio, avevo raggiunto Oliver al piano superiore per una birra. Eravamo rimasti a girovagare senza meta fino all'ora di chiusura, poi dopo aver recuperato Alan ci eravamo diretti al parcheggio per tornare a casa.

Durante la notte la mia mente aveva continuato ad elaborare le ipotesi più varie per giustificare la presenza di mio padre a Burlington, ma non ero riuscito ad arrivare ad una risposta logica.

Un po' contrariato la mattina mi ero recato a scuola dove avevo dato appuntamento ai miei due amici e mentre stavamo chiacchierando avevo notato quella svitata che sembrava sbucata da una vignetta , aveva lo sguardo perso e procedeva strizzando gli occhi, se non le avessi parlato mi sarebbe sicuramente rovinata addosso; le avevo evitato una figuraccia , facendo una battuta e questa mi si era rivoltata contro; a mente fredda penso che se avesse avuto in mano un oggetto qualsiasi me l'avrebbe tirato in testa senza pensarci due volte.

Non era granché, anzi era anonima e con quell'abbigliamento informe ed antico (mio Dio aveva addirittura una grossa pigna dipinta sul davanti del maglione) ti creava pure un senso di fastidio, come una nota stonata su un pentagramma; di solito non perdo tempo dietro a ragazze di questo tipo, sono le più terribili da gestire, mai sicure, timorose di lasciarsi andare, incoerenti, ...insomma un piccolo topo di campagna piombato chissà come in città.

Adesso basta Sebastian...non pensare più a quella, sicuramente non la rivedrai dissi tra me e me. Preparati che nel pomeriggio ti aspettano al campo da tennis per le finali di doppio, concentrati devi vincere, il premio sarà favoloso....un intero week end gratis da trascorrere con due ragazze della High School che sarebbero state scelte a caso da un'estrazione tra le alunne delle classi quinte del liceo.

Presi il borsone, controllai che non mancasse nulla e mi recai da mia nonna per il saluto quotidiano.

Bussai piano ed entrai nella sua stanza, lei era seduta sulla sua sedia a dondolo con lo sguardo rivolto verso la finestra, mi avvicinai e le diedi un bacio su una guancia. "Ciao Nonna" dissi, "come ti senti oggi?"

Stars & TouchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora