CAPITOLO 84 - ALLYSON

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ALLYSON:

Entrai nella stanza che mi era stata riservata, la camera di una principessa, come un automa mi spogliai, indossai gli abiti con i quali ero arrivata, ripiegai con cura il vestito nella sua custodia, non ci misi molto, non avevo portato con me tanta roba, deposi la collana sul comodino, avevo pensato di scrivere due righe, poi ci ripensai, non avrei lasciato nessun messaggio, ero entrata in quella casa da principessa e la stavo lasciando da Cenerentola, dopo la mezzanotte, tutte le favole finiscono, quanto era vero, avrei voluto avere del tempo per analizzare quello che era successo, ma i ragazzi mi stavano aspettando, perciò senza perdere altro tempo presi la valigia e la sacca dell'abito, entrai nella camera di Sebastian e corsi a prendere Memory e la sua casetta. Mentre uscivo l'occhio mi cadde su una fotografia appoggiata sul comodino della camera da letto.

Mi avvicinai e la guardai mentre due lacrimoni mi scivolavano sulle guance, era la mia fotografia, come al solito stavo facendo una smorfia buffa, Sebastian me l'aveva scattata durante una passeggiata nel parco, lui scherzosamente mi aveva bagnata ed io gli avevo fatto le linguacce.

Quell'immagine, mi aveva bloccata, non riuscivo a muovermi, sarei rimasta lì ore a contemplarla, poi fortunatamente vidi apparire Bruce che con dolcezza, mi tolse la fotografia dalle mani, la rimise sul comodino, prese la casetta di Memory e mi disse: "Allyson andiamo".

Lo seguii, in quel momento mi sembrava di non possedere più una volontà mia e mi lasciavo guidare da qualcuno di cui mi fidavo: Bruce, lui mi avrebbe protetta, era un mio amico, su di lui avrei potuto sempre contare.

Scendemmo le scale, Michael ci venne incontro e ci aiutò con i bagagli, poi mentre nella casa risuonavano risa e musica, uscimmo in punta di piedi nella notte buia e fredda, nessuno udì i nostri passi che abbandonavano quella dimora, ci pensarono la neve e la musica a coprire le nostre tracce ed i rumori, la neve che cadendo ininterrottamente in quella notte santa in pochi minuti avrebbe coperto le orme del nostro passaggio.

Giunti all'auto salimmo tutti e quattro,( scoprii poi che anche Bruce era arrivato in precedenza con un taxi, mentre lasciavamo villa Golden Touch nel modo più silenzioso e senza accendere i fari dal momento che il viale era illuminato quasi a giorno, il mio cellulare squillò ripetutamente, ma io me ne accorsi appena. In quel momento non avevo voglia di parlare con nessuno e non volevo nemmeno conoscere il nome di chi mi stava chiamando. Ci avrei pensato in un altro momento.

Nell'abitacolo dell'auto regnava il silenzio, le strade al momento erano ancora abbastanza pulite, anche se avrei scommesso che in poche ore la neve si sarebbe accumulata sui bordi rendendo difficoltosa la guida; ormai i fiocchi cadevano grossi e regolari, sarebbe stata una bella nevicata e proprio il giorno di Natale, in un altro momento l'avrei celebrata come il coronamento di una serata spettacolare, ma adesso la neve era solo un intralcio che rallentava il raggiungimento di un'altra meta. Ma quale meta? Dove eravamo diretti?

Sentii la mia voce chiedere:- "Dove stiamo andando"?

"Andiamo a casa mia" rispose prontamente Michael, "passeremo il resto della notte lì, non sarà così confortevole come se fossimo rimasti a Villa Touch, ma è sempre meglio che rimanere all'addiaccio".

"Mi aiuterete ad accendere la stufa ed il caminetto e vedrete che domattina la luce del giorno ci mostrerà le cose in modo più chiaro. Adesso siamo un po' confusi, meglio non parlarne, avremo tempo per ripensarci con calma".

"Per me va bene" rispose Bruce, "anche perché onestamente non avrei saputo dove andare, il mio lussuosissimo monolocale al momento è una landa deserta come sapete, prima o poi dovrò decidermi a renderlo nuovamente abitabile, ci dovrò lavorare parecchio, per l'ennesima volta dovrò ricominciare dal nulla...."

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