CAPITOLO 33 - BRUCE

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BRUCE:

Mi sentivo stranamente sereno seduto al tavolo da pranzo con Michael ed Allyson. Era insolito, nuovo e piacevole. Michael appena rientrati aveva iniziato a dare ordini a destra e sinistra.

Allyson prepara la tavola aveva detto e tu Bruce apri quella bottiglia di vino che tengo nella credenza per le occasioni speciali, io intanto tolgo la teglia dal forno e preparo le porzioni.

Aveva appena aperto lo sportello del forno che fummo circondati da un profumo sublime che si sparse immediatamente nella stanza; gli occhi di Allyson erano sgranati e puntati su quell'ammasso di pasta, sugo e formaggio che colava nel piatti e che Michael stava portando in tavola.

Devo ammettere che anche io diedi un'occhiata abbastanza eloquente a tutto quel ben di Dio.

Per un periodo di tempo che non saprei quantificare, in casa regnò il silenzio, si sentivano solo i rumori delle forchette che sbattevano dolcemente nel piatto; in vita mia non avevo assaggiato nulla di più gustoso, persino le lasagne della signora Brown non erano a questo livello, Michael ci guardava divertito, probabilmente io ed Allyson sembravamo due affamati che non vedevano un piatto così succulento dalla notte dei tempi, ma se così poteva essere per me, perché Allyson aveva messo la testa nel piatto (era un modo di dire) e non l'aveva più alzata?

Se fosse stata una gara a chi finiva prima, sono sicuro che sarei stato battuto da quella ragazza , potevo dire che aveva la fame di un lupo a digiuno da giorni, ed era anche una buona forchetta, di solito le ragazze con le quali ero stato a cena, dietro invito s'intende, spiluccavano come uccellini due foglie d'insalata ed io ne ero ben contento , tutto quello che rimaneva nei loro piatti era il mio bis, Ma se avessi invitato Allyson, avrei patito la fame, se non stavo attento si sarebbe mangiata anche la mia porzione.

"Accidenti Michael sei un cuoco super raffinato" gli dissi sinceramente colpito dalla sua bravura, "io di solito non faccio complimenti se non sono più che meritati ed in questo caso credimi sono dovuti. Non ho mai mangiato delle lasagne così buone, superano perfino quelle della signora Brown".

"Chi è la signora Brown?" Mi chiese Allyson. Mi parlava ma in realtà stava guardando verso la teglia nel forno, non era possibile che volesse ingoiare un'altra fetta di quella meraviglia.

"E' la mia vicina di appartamento, a volte ha pietà di questo povero ragazzo e mi invita alla sua tavola". Risposi sinceramente, non mi andava di raccontare bugie o nascondere verità Si era instaurato un bel clima, lo stomaco era pieno, avevo bevuto anche un buon bicchiere di vino, potevo ritenermi soddisfatto.

"Perché vai a pranzo da questa signora? Tua madre non è capace di cucinare?" la voce incuriosita di Allyson si levò nell'aria.

"Io non ho una madre Allyson e nemmeno un padre, vivo da solo in quel minuscolo appartamento dove i signori Brown mi hanno concesso di abitare in cambio di alcuni lavoretti in casa o fuori".

"Come sarebbe vivi da solo? Ma non hai altri parenti? Zii, cugini, nonni, qualcuno di famiglia insomma".

"Non lo so" ammisi sconsolato.

"I tuoi sono morti quando eri piccolo?" chiese con garbo Michael.

"Non so nemmeno questo" ammisi, "non so se sono orfano o se non mi hanno semplicemente voluto, quello che so è che ho sempre vissuto da solo".

"Non è possibile" gridò Allyson, "anche quando eri piccolo?"

"No certo per i primi 15 anni della mia vita ho vissuto in una specie di casa famiglia dove c'erano altri bambini come me, ma io non avevo un carattere facile, perciò non avevo molti amici, le bambine non mi si avvicinavano perché avevano paura, e ai maschi non piacevo perché facevo troppi dispetti. Ero un ribelle insomma, ed un po' lo sono rimasto".

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