CAPITOLO NR. 26 - SEBASTIAN - BRUCE

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SEBASTIAN:

Erano passate le 20.00 di quel sabato sera ed io stavo ancora aspettando la risposta di Bruce, nel pomeriggio mi aveva assicurato che mi avrebbe richiamato in serata, ma non l'aveva più fatto: forse aveva preso male le notizie che gli avevo espresso su Tracy, oppure erano ancora insieme per spiegarsi o fare altro.

Ero troppo in apprensione, volevo sapere qualcosa, il tempo passava inesorabilmente , io avevo fretta di concludere, volevo avere quelle risposte che avrebbero risolto almeno la parte principale del puzzle. Mi sembrava incredibile che una persona potesse sparire in un momento senza lasciare traccia, nessuno l'aveva vista, nessuno la conosceva, praticamente un mistero.

Presi il telefono e chiamai Bruce.

Mi rispose dopo almeno otto squilli, stavo chiudendo la telefonata quando la sua voce mi sorprese:- "Che vuoi Touch? Ancora a rompere stai?" Quello fu il suo saluto.

"Scusa tanto, ma ho bisogno di una risposta e la voglio adesso".

"Che vuoi tu adesso?" Ribadì lui con voce scocciata.

"Solo che tu mi dica se posso contare sul tuo aiuto oppure no".

"Dove sei in questo momento'" mi domandò.

"In centro sono seduto da solo al tavolino di un bar con una lattina di coca cola in mano come compagnia", risposi.

"Da solo? Vorresti farmi credere che il dongiovanni di Burlington è seduto da solo al bar di sabato sera sorseggiando una coca cola? Ma questa è una notizia sconvolgente, dici che se la vendo ad un giornale potrei rimediare qualche spicciolo?" concluse ironicamente.

Era sempre lo stesso, mi prendeva sempre in giro, ci trovava gusto, mentre io mi innervosivo.

"Ho capito, lascia perdere". dissi, "mi arrangerò in un altro modo".

"Ma come siamo permalosi, non ho detto che non ti avrei aiutato, sto solo divertendomi a lasciarti friggere un po' nell'olio bollente dell'attesa. L'attesa è sempre la parte migliore di un incontro, non sai cosa succederà e questo ti mette a disagio, fa salire la tensione,..."

"Ehi, la pianti di fare il filosofo...sì o no? E' facile, basta pronunciare una sillaba e non serve molto tempo" conclusi desolato.

"Ok!" disse alla fine, "ringrazia la tua buona stella che mi hai preso in un buon momento, aspettami arrivo" .

"Ma se non sai dove sono?"esclamai sorpreso.

"Davvero credi che non sappia dove vanno i mocciosi come te a fare i solitari il sabato sera? Di sicuro sarai al Metropolytan, non muoverti da lì "e riappese senza salutarmi.

Ma come aveva fatto a sapere dove mi trovavo? Ero davvero così prevedibile?

Passarono 15 minuti e da lontano udii il rombo del motore di una moto, istintivamente seppi che era lui, avevo questa sensazione, chiara e forte; e fu così, in pochi minuti raggiunse il parcheggio dove lasciò la moto e con fare indolente venne verso di me.

"A quanto pare ho indovinato, che ci fai qui da solo in una bella serata come questa? Stai perdendo lo smalto amico, se vuoi ti posso fare un ripasso veloce sulla materia, sei ancora troppo giovane per dare forfait."

"A quanto pare (mi inserii nel discorso), sto facendo quello che stai facendo anche tu, non mi sembra di vedere un largo seguito di vamp che ti scodinzola dietro, per cui non farmi la morale".

"Ma che ne sai di dove sono stato e cosa ho fatto finora?"

"Niente e nemmeno voglio saperlo, non perdiamo tempo con queste stupidaggini, quando uscirai con Gwen?"

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