CAPITOLO 24 -SEBASTIAN - BRUCE

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SEBASTIAN

Erano passati sei lunghi giorni, sei giorni in cui avevo sperato di vedere Allyson, ma inutilmente, lei non era apparsa, nemmeno per darmi uno schiaffo o per insultarmi; anche se poteva sembrare strano, quella ragazza mi mancava, dentro di me avevo capito che era la persona giusta, solo che spinto dall'entusiasmo avevo sbagliato tutto e l'avevo persa ancora prima di cominciare. Il ricordo del suo bacio casto ed innocente, ma non per questo meno piacevole, mi perseguitava, a volte mi giravo di scatto perché pensavo di aver sentito la sua voce, ma erano solo illusioni create dalla mia mente che non voleva abbandonare l'idea che un giorno l'avrei ritrovata.

Se fosse andata veramente così, questa volta  avrei fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per trattenerla accanto a me.

Ma dove potevo cercarla? Niente indirizzo, niente telefono, niente di niente, nessuno nella cittadina la conosceva, non avevo nemmeno la fotografia da mostrare, la sola descrizione anche se accurata non era sufficiente.

Per tutta la settimana ero rimasto isolato dal resto della classe; ormai i miei due amici (ma non so se potevo chiamarli ancora così), avevano perso le speranze di riavermi in forma come un tempo, la scomparsa di Allyson ed il rifiuto di Bruce, mi avevano segnato profondamente. Pur vedendolo ogni giorno, non gli avevo più rivolto la parola, per giorni mi ero sentito sotto osservazione, sapevo che mi stava guardando, ma caparbiamente insistevo a non incontrare i suoi occhi.

In fondo cosa avevo fatto di sbagliato? Avrei voluto diventare suo amico, ma avevo capito che gli amici lui li sceglieva da solo ed io non rientravo nella sua cerchia, il fatto che fossimo totalmente diversi e che vivessimo esperienze differenti, erano tutte scuse che Bruce usava per tenermi lontano dal suo mondo, probabilmente nell'ambiente che frequentava aveva una reputazione da difendere e farsi vedere con me poteva rovinarla.

Era assurdo solo pensare una cosa simile, ma io per mia fortuna non conoscevo quelle situazioni di difficoltà che invece dovevano costellare il suo cammino, visto il mio comportamento avrà sicuramente pensato che le sue convinzioni erano fondate e che l'abisso che esisteva tra noi era troppo ampio per non essere considerato; ero tornato ad essere il ragazzino viziato che la stupida fama che mi circondava aveva contribuito a diffondere. Per tutti ero il classico belloccio ricco e viziato che trascorreva le sue giornate a scuola con l'unico scopo di rimorchiare ragazze, una diversa ogni sera, ogni settimana al massimo. In verità le cose non stavano proprio così, io a scuola ci andavo perché volevo studiare ed i miei voti lo dicevano chiaramente, sì avevo uno stuolo di oche del campidoglio che mi avrebbero seguito in capo al mondo solo se avessi schioccato le dita, ma nessuno sapeva che dentro di me io volevo solo una ragazza da amare che mi capisse e con la quale condividere quello che mi apparteneva.

Se questi desideri fossero usciti allo scoperto la mia reputazione di donnaiolo impenitente sarebbe sparita in un batti baleno, ma non ne ero sicuro, nessuno l'avrebbe creduto possibile visti i trascorsi poco edificanti e il numero imprecisato di ragazze che era entrato ed uscito dalla mia camera da letto ad ogni ora del giorno e della notte.

Ma io stavo cambiando, questo era un dato di fatto, mi ero stufato di divertimenti sfrenati fine a se stessi, avevo bisogno di pace e tranquillità; forse mi stavo ammalando pensai sorridendo dentro di me, perfino la nonna nei suoi momenti di lucidità si era preoccupata vedendomi tutte le sere in casa da solo.

"Sebastian" mi aveva apostrofato:- "Che ti succede ragazzo? Non stai bene? Hai qualche problema a scuola o con qualche ragazza? Perché non me ne parli?"

Lei e Bruce potevano appartenere allo stesso club, quello di chi fa domande senza attendere risposte, questo modo di fare ti impediva di seguire un filo logico nella risposta, perché nel momento che stavi per rispondere alla prima domanda, la seconda ti presentava uno scenario completamente diverso in cui la risposta che ti eri preparato non era più necessaria.

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