CAPITOLO 23: SEBASTIAN - ALLYSON

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SEBASTIAN:

Era sabato, sarebbe stata una splendida giornata se avessi visto Allyson entrare dal cancello.

Aver incontrato Bruce ed aver parlato con lui, (in realtà era lui che aveva gestito la conversazione) mi aveva fatto piacere, anche le sue prese in giro erano gradevoli, non mi sentivo offeso solo perché pensava diversamente da me ed aveva il coraggio di dirmelo in faccia senza tante moine, non capivo il perché, ma ogni giorno sentivo nascere per lui del rispetto profondo. Dalle poche cose che si era lasciato sfuggire avevo intuito che la sua era stata una vita difficile, era amareggiato con il mondo intero e soprattutto con quelli come me che secondo lui avevano vissuto nella bambagia al calore di una famiglia.

Non era stato proprio così, sicuramente non mi erano mancate le cose materiali, ma crescendo avevo capito che invece di un giocattolo nuovo o di un motorino, avrei gradito un abbraccio sincero, avrei preferito tornare a casa e trovare un ambiente caldo, fatto d'amore in cui sentirsi tutelati, protetti, amati.

Non volevo essere triste, avevo un compito da svolgere, dovevo convincere Anthony a passarmi il compito di scienze, Bruce contava su di me, non potevo farmi scappare l'occasione di dimostrargli che valevo qualcosa anche io.

Entrammo in classe uno di seguito all'altro.

Istintivamente lanciai uno sguardo verso il banco di Allyson, era desolatamente vuoto. Mi bloccai all'istante, tanto che Bruce mi rovinò addosso non aspettandosi che mi sarei fermato.

" Touch? Che succede? Vuoi morire giovane? Si può sapere che ti è preso?"

Faceva sempre tante domande tutte insieme, era un suo vizio, non aspettava nemmeno la risposta perciò alcune me le dimenticavo.

"Allyson non c'è" risposi con voce piatta. 

Ero sconsolato, ormai la cosa era certa, prima avevo vissuto con la speranza che fosse già in classe, ma adesso dovevo fare i conti con la realtà. Lei non c'era, aveva minacciato che non sarebbe più venuta e aveva mantenuto la sua promessa.

Era tutta colpa nostra, mia e di Bruce, ero rimasto spiazzato, e non sapevo che fare.

Fu come sempre Bruce a scuotermi dallo stato apatico in cui ero caduto.

Con il suo fare scanzonato mi attaccò:- "E allora? Ti sei bevuto il cervello, quella ragazza ti ha trasformato in un pappamolla, svegliati non è ancora ora di andare in letargo siamo solo a settembre. Va bene non è venuta, potrebbero esserci molti motivi, come ti ho già detto affrontiamo giorno per giorno ora per ora quello che succede. Ricordati che c'è sempre una risposta a tutto, non devi mai lasciarti abbattere dagli imprevisti, devi imparare a conviverci e trarre anche da essi un insegnamento".

"Adesso sei diventato anche un filosofo" lo canzonai.

In risposta mi mostrò il dito medio , mi superò e andò a sedersi al suo banco.

L'avevo fatto arrabbiare ed io che pensavo di avergli fatto un complimento. Sbagliavo sempre tutto, dovevo imparare a collegare la bocca al cervello, se avessi ragionato probabilmente non sarei uscito con quella stupidaggine.

Uffa! Fino a pochi giorni prima mi piaceva la mia vita, i miei amici, ero sempre allegro, sempre sulla cresta dell'onda, ma in questi ultimi giorni ero diventato un solitario, ero malinconico, se ne era accorta anche la nonna, vedevo la vita in bianco e nero, con qualche spruzzata di grigio, In quasi una settimana non ero mai uscito la sera, me ne stavo a leggere un libro o a guardare un film.

Se qualcuno me l'avesse detto, non ci avrei mai creduto, ma era la semplice verità.

Tornai con la testa a scuola, avevo due ore per organizzare tutto, dovevo parlare con Anthony, purtroppo il professore di Arte era appena entrato, avrei dovuto rimandare il tutto durante la ricreazione.

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