CAPITOLO 86 - MICHAEL

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MICHAEL:

Osservai Bruce scendere dall'autobus sommerso dallo scroscio di applausi e complimenti per la manovra azzardata che aveva intrapreso salvando  gli astanti da una lunga permanenza sulla strada provinciale di Burlington, in attesa di soccorsi che non sarebbero mai arrivati. 

Dopotutto era il giorno di Natale!.

Ero molto fiero di lui, avevo iniziato a conoscerlo, cautamente si stava aprendo e stava diventando la persona che probabilmente era sempre stata , ma che per un certo periodo della sua vita aveva nascosto sotto una corazza indistruttibile, dentro alla quale aveva rinchiuso il suo cuore e  le emozioni più forti per non soffrire.

Qualcosa avevo intuito dai discorsi di Allyson, avevo capito che non fosse il mostro che lei aveva dipinto all'inizio, quando poi l'avevo conosciuto quel giorno fuori dalla scuola, in un solo istante avevo capito guardandolo negli occhi che il suo era un comportamento voluto, una maschera che aveva indossato, si era creato una reputazione oscura, il suo nome faceva tremare i perbenisti che lo vedevano come il fumo negli occhi; se invece non si fossero fermati alle apparenze o alle chiacchiere di un paese pettegolo ed opportunista, come avevo fatto io, ma anche Touch, Allyson Miriam e Penny , tutti avrebbero potuto constatare che sotto quei panni si nascondeva una persona speciale, altruista, generosa, protettiva. La vita era stata brutale con lui, non gli aveva regalato nulla, rinchiuso per anni nel caldo ma solitario bozzolo del "Mondo delle farfalle" era stato gettato al compimento del diciottesimo anno di età, in una realtà che non conosceva, e che non l'aveva accolto.

Respinto da tutti, senza soldi, senza un lavoro, senza un'istruzione completa, senza famiglia, non si era arreso, si era rimboccato le maniche e per sopravvivere in quel paese di ipocriti e benpensanti, aveva iniziato a costruirsi il muro dentro il quale ancorare i propri sentimenti, il suo sguardo determinato e duro associato al suo carattere sfrontato e spigoloso avevano contribuito a creare quell'aurea negativa che lo circondava e che gli faceva da schermo protettivo, da rifugio, per non crollare.

In realtà era solo un ragazzo cresciuto troppo in fretta in compagnia della sua solitudine che aveva un bisogno immenso di amare e di essere amato. Con Penny aveva ritrovato la voglia di ridere, le aveva aperto il suo cuore, aveva mille speranze , mille progetti, la sua mente era in continua fibrillazione, aveva cercato di dimenticarla quando lei l'aveva platealmente rifiutato, si era nuovamente isolato e rinchiuso a riccio, ma era troppo tardi, ormai nel suo cuore c'era un unico nome scritto a caratteri cubitali, "Penelope".

Se Penelope fosse stata una ragazza qualunque sarei stato molto felice per lui, ma la realtà era un'altra e nonostante tutti facessimo finta che non esistesse, molto presto avrebbe bussato alla porta, facendoci scontrare tutti contro un muro di cemento dove non c'erano fessure o crepe in cui introdursi furtivamente, un muro compatto, indistruttibile, tutte le speranze si sarebbero sfracellate e sarebbero rimaste impresse in quel cemento grigio.

Touch in questo aveva avuto ragione, lui conosceva abbastanza e sicuramente più di noi il mondo in cui viveva Penelope; ai nostri occhi quello che ci aveva raccontato sembrava una burla, uno scherzo del destino, una farsa per attori mediocri, insomma non eravamo nel Medioevo, avevamo raggiunto il mondo della civiltà, esisteva la libertà di parola , la libertà di consenso, la libertà di pensiero; era tutto vero, ma in quel mondo erano tutte parole urlate al vento, noi non eravamo responsabili di immensi patrimoni finanziari, non conoscevamo le sordide manovre che all'oscuro venivano gestite all'interno di quei facoltosi palazzi. Lì dentro in quegli eleganti e freddi uffici fastosi nella loro opulenza si decidevano le sorti delle persone.

La sorte di Penelope era stata decisa anni prima, il padre , il potente Carrington, uno dei pilastri nel campo dell'editoria dello stato e non solo, aveva comprato la sua innocenza e la sua ingenuità ricoprendola di regali , di abiti, di gioielli, tutto quello che solo immaginava, due minuti dopo era a sua disposizione, non c'erano limiti a quello che avrebbe potuto chiedere, tranne spezzare le catene che la tenevano legata a doppio filo alla sua promessa, estorta quando lei ancora non sapeva cosa potesse essere l'amore, non l'aveva mai conosciuto, aveva frequentato tanti bambocci viziati e immaturi come lei , sembrava che la sua vita fosse invidiabile vista da fuori, poi un giorno, aveva conosciuto Bruce, un vero uomo, i loro occhi si erano scontrati e tutto era sparito, la ricchezza, la sontuosità, gli abiti , i gioielli, aveva capito che la sua falsa vita in cui tutto le era permesso e concesso, in realtà era una gabbia dorata della quale lei non possedeva la chiave per evadere.

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