CAPITOLO 92 - BRUCE

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BRUCE

Ero abbastanza confuso, quando ero entrato nel centro per prendere Lorelai avevo lasciato un Michael attivo, responsabile, tranquillo e quando ero tornato una ventina di minuti più tardi, non l'avevo più riconosciuto, al suo posto avevo visto mio malgrado la controfigura di Touch. Giuro che non avrei mai lontanamente pensato che un giorno avrei potuto arrivare a formulare su di lui un simile giudizio.

Una sensazione che ormai avevo imparato a riconoscere mi spingeva a credere che il mio amico si fosse preso una bella cotta per la ragazza seduta dietro di me. Quando li avevo visti insieme alla festa della vigilia mi erano sembrati troppo indifferenti l'uno all'altra, niente sguardi rubati, toccate e fughe, due conoscenti, no, rettifico, due amici che per puro caso sono stati invitati alla medesima festa.

Qualcosa non mi quadrava, ma non avevo avuto il tempo materiale per occuparmi di quelle sensazioni, avevo rivisto la mia gattina dopo tanti giorni e la mia testa era esplosa, ero stato catturato nella sua rete argentata e mi ero completamente dimenticato dove fossi. Vedevo solo lei, volevo solo stare con lei, anche se per l'ennesima volta avevo dovuto reprimere i miei sentimenti per non destare sospetti nel resto degli invitati.

Uno sguardo in più, un ballo un po' più passionale, avrebbero potuto destare in quei benpensanti il sospetto che l'erede del patrimonio Carrington , si fosse invaghita di un bellissimo anonimo sconosciuto. Avevo girato da solo per il salone a volte affiancato da touch che mi presentava ad alcune di quelle persone di cui avevo volontariamente dimenticato fattezze e nome dopo aver rivolto a loro il più falso dei miei sorrisi. Essere stato l'ufficiale accompagnatore di Donna Ester aveva contribuito a sollevarmi da rispondere a domande indiscrete in cui era nascosto il solito, insidioso, trabocchetto.

Fai attenzione mi aveva raccomandato lei, quando scenderemo lo scalone ci troveremo circondati da un nido di vipere e da un groviglio di serpenti pronti a sputare il loro veleno con il sorriso sulle labbra.

Tu non ti preoccupare, stai lontano da loro o affiancati a Sebastian, mio nipote sembra uno sprovveduto, ma in queste circostanze ha molto intuito e ti toglierà dalle situazioni più compromettenti.

Sii il mio bellissimo accompagnatore che questa sera ha voluto offrire ad una povera vecchia il suo braccio fermo per scendere le scale.

Subito avevo ribadito, che dice Donna Ester? Io sono felice di stare al suo fianco, lei è una persona adorabile, determinata ed ho il presentimento che costretta potrebbe diventare spietata.

Hai ragione ragazzo, hai indovinato, se qualcuno sfiorasse una delle persone a cui tengo molto , vedresti questa anziana signora trasformarsi in un bulldozer e stendere al tappeto il malcapitato ed in questa cerchia di persone Bruce...ci sei anche tu.

Le sue parole mi avevano reso felice, per la prima volta qualcuno pensava che fossi degno della sua attenzione, ero sempre il solito scanzonato , senzatetto, miserabile Bruce Donovan , ma con una marcia in più, l'affetto sincero di quella donna.

Dovevo tanto a lei, era intervenuta al mio grido d'aiuto e aveva capito cosa significasse per me aiutare quella bambina , quella fragile creatura, sola al mondo come me.

Un leggero picchiettare sul braccio mi indusse a ritornare tra gli occupanti di quella macchina, guardai la bambina accovacciata tra le mie gambe che in quel momento mi stava osservando con la fronte corrucciata.

Mi venne da sorridere, sembrava che stesse cercando di risolvere nella sua testolina un problema più grosso di lei.

"Che c'è piccolina?" Le chiesi dolcemente facendole una lieve carezza sul capo.

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