CAPITOLO 5: ALLYSON

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ALLYSON:

Avevo finito di pranzare, insalata , hamburger e una mela, il mio "lauto pasto", la mamma aveva cucinato ed ora si apprestava ad andare in ospedale per il turno di lavoro dalle 14.00 alle 22,00.

Si mise una giacca pesante e dandomi un bacio "volante" corse via.

Ero rimasta sola, nel pomeriggio avrei dovuto fare quella commissione, andare a "Villa Paradise", ma era ancora presto, andai in camera per leggere i documenti che avevo ritirato in segreteria, a quel pensiero mi tornò in mente l'incontro con quei ragazzi. Devo ammettere che ero rimasta impressionata da quel ragazzo con gli occhi turchesi, mi ero persa guardandolo, dopo essere rimasta folgorata l'avevo guardato meglio ed avevo notato un fondo di malinconia che traspariva dalla sua espressione, era durato poco, poi l'arroganza e la presunzione avevano preso il sopravvento trasformando il suo sorriso in un ghigno malefico e cattivo.

Anche i suoi amici erano dei bei ragazzi , chissà che classe frequentavano, sicuramente l'ultimo anno...mio Dio! pensai, speriamo di non essere in classe insieme altrimenti sarebbe stato un inferno.

Se ero fortunata non l'avrei più rivisto , perché la scuola era molto grande e ci sarebbero stati tanti studenti.

Consultai i documenti, i corsi erano tanti, erano interessanti ma sarebbero stati impegnativi, non mi preoccupavo, avevo tanto tempo per studiare, non avevo amici da frequentare, non avevo nemmeno un computer e nemmeno un telefonino. Dovevo essere l'unica ragazza a non possedere questi oggetti, ma finora era una spesa che non potevo permettermi, stavo risparmiando con le mance che mi davano le signore per i miei schizzi, se continuava così forse a Natale avrei potuto farmi un regalo e sicuramente sarei corsa al centro commerciale e avrei acquistato un telefono .

Mancavano solo alcuni mesi e ce l'avrei fatta.

Verso le 16.00 presi la cartelletta con i documenti da consegnare ai signori Stewart e mi avviai verso "Villa Paradise". Era una giornata fredda ma bella senza vento, così decisi di raggiungere il luogo a piedi. Giunta davanti al grande cancello bianco suonai il campanello...una voce disse:

"Chi è? "

"Sono Allyson la figlia di Carol, devo consegnare dei documenti."

"Bene" riprese la voce, "vieni dentro adesso ti apro".

Sentii un suono metallico ed il cancello si aprì.

Entrai e mi diressi verso il cottage in pietra che si intravedeva tra le piante, per metà era ricoperto di edera, alle finestre c'erano delle tendine bianche e sui davanzali erano appoggiati vasi di begonie colorate. tutto intorno c'erano arbusti ad alto fusto, cespugli di sempreverdi ed aiuole ben curate. Sotto il portico vicino all'entrata c'era un bellissimo dondolo in legno con dei grossi cuscini color ciclamino, mentre di fronte al dondolo un tavolino con alcuni sgabelli faceva intuire che nelle belle giornate di sole ai signori Stewart piaceva pranzare all'aperto.

Una porta si aprì ed una signora comparve sull'uscio, aveva i capelli neri spruzzati di grigio sulle tempie, il taglio era corto e le dava un'aria sbarazzina , doveva avere quasi 60 anni, era di media statura ed aveva un sorriso aperto che ti metteva a tuo agio.

"Ciao Allyson, piacere di conoscerti," disse la donna

"Buongiorno a lei Mary" risposi ricordandomi il nome.

"Entra a sederti con noi, facci compagnia, stavamo per bere una cioccolata calda".

"Grazie" dissi "con molto piacere", ed entrai nella cucina, un uomo era seduto al tavolo e due tazze erano appoggiate sul ripiano ; "questa è Allyson" mi presentò la signora al marito, "è stata molto gentile a venire a portarci le tue analisi non credi?"

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