CAPITOLO 83 - BRUCE

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BRUCE:

Ma cos'era successo? Io avevo scherzato come al solito, mi piaceva prenderlo un po' in giro, non riuscivo a capire lo strano comportamento a cui avevo assistito. Probabilmente avevo commesso un errore, avrei dovuto tenere per me quello che pensavo, ma non sarei stato io...ero già cambiato molto negli ultimi tempi, non potevano chiedermi di diventare un'altra persona.

"Bruce, perché gli hai parlato così?" La voce dolce di Penny mi costrinse a guardarla:

"Penny", risposi, "non mi sembra di essermi comportato così male...avanti che gli ho detto? Pensavo capisse che era una battuta, ma forse hai ragione tu, io non conosco questo mondo e non ne farò mai parte, per cui attenderò che rientri nel salone, gli farò le mie scuse e me ne andrò".

"Che dici? Sei impazzito? Non rovinare questa serata, resta calmo, lascia passare del tempo, poi vedrai che vi chiarirete".

"No Penny , io non resto in una casa che non mi appartiene, me ne torno a casa mia, sei libera di seguirmi o di rimanere".

"Bruce! adesso basta! Anche tu soffri della stessa malattia di Sebastian!"

"Ma che stai dicendo? Di che malattia parli?"

"Sei permaloso, quanto lui, siete amici, ma è sufficiente uno sguardo, una parola per buttare tutto all'aria!"

"Stai sbagliando, tu sarai sua amica, io non sono un suo amico e l'ha appena dimostrato, hai sentito cosa ha detto:- Se non ti vado bene come sono evita di frequentarmi, quelle parole hanno un solo significato per me, cioè in parole povere: sei a casa mia, cerca di ricordarlo, altrimenti vattene altrove, ed è quello che intendo fare".

"Bruce, non reagire così" mi disse Allyson, "sono sicura che Sebastian non intendeva essere scortese, lo sai a volte agisce d'impulso, ma si pente subito dopo, datevi il tempo di spiegare cosa ha scatenato tutto questo, devi sapere che lui ti considera davvero un suo amico, nei giorni che sei stato via , ha sentito la tua mancanza, ti avrà scritto decine di messaggi come tutti noi del resto a cui tu non hai mai risposto, ma nonostante ciò ha sempre rispettato la tua scelta di estraniarti da tutti pur non condividendola".

"Allyson" la bloccai, "noi siamo molto diversi, è vero nonostante all'inizio non avessi una buona opinione di lui e del suo mondo ho lasciato che si avvicinasse a me, ma la durezza del tono con cui ha pronunciato le ultime parole, mi ha ferito, scusatemi, ma non me la sento di festeggiare qui il giorno di Natale. Avevi ragione Miriam, noi due non apparteniamo a questo mondo , avrei dovuto venire via con te quando me l'hai chiesto, tu capisci sempre quando è il momento di uscire di scena".

"Cosa vuoi dire?" S'intromise Penny? "Mi stai dicendo che tutto quello che abbiamo vissuto prima non vale niente? Anche io appartengo al mondo di Touch che non è il tuo. Guardami Bruce, stai respingendo anche me? E' questo il senso delle tue parole?"

La guardavo e non riuscivo a rispondere, lei rappresentava tutto per me, ma aveva ragione, lei non apparteneva al mio mondo, le avevo detto di venire con me, ma chi volevo incantare? Dove avrei potuto portarla in quella fredda notte? A casa mia, quattro mura spoglie, fredde, senza nessuna comodità o al mondo delle farfalle dove avevo alloggiato negli ultimi tempi?

Ero stato uno stupido a credere che avrebbe potuto funzionare. Quando l'avevo vista bellissima ma triste avevo creduto davvero che insieme saremmo stati felici, ma se analizzavo le cose a freddo mi accorgevo dell'abisso che c'era tra noi e che ci avrebbe allontanato inesorabilmente.

"Allora? Sto aspettando una risposta Bruce, non mi sembra così difficile, devi solo pronunciare un monosillabo. Vuoi che ti ripeta la domanda?"

Feci di no con la testa, ero diviso , avevo appena avuto il mio attimo di felicità e lo stavo di nuovo perdendo, alla fine scelsi di non parlare, lasciavo a lei l'opportunità di scegliere, io non potevo farlo, mi sarebbe costato troppo; perché mi ero innamorato perdutamente della ragazza che non avrebbe mai potuto essere mia? Continuavo a convincermi che tutto nella vita è possibile, bisogna solo avere il coraggio di provare, ma non era così, quella serata era stata fantastica, ma non apparteneva a me, avevo vissuto per qualche istante qualcosa che non era nelle mie corde, mi era piaciuto, ma poi ero stato brutalmente messo davanti all'evidenza e quella mi piaceva un po' di meno. L'orgoglio mi imponeva di andarmene, ma il cuore mi supplicava di rimanere, cosa dovevo fare, quale dei due sentimenti avrei dovuto ascoltare? Ero ad un bivio cruciale e non sapevo cosa decidere. Non volevo fare colpi di testa, c'era troppo in gioco.

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