CAPITOLO 94 - SEBASTIAN

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SEBASTIAN

Ero seduto nel salotto di casa mia e stavo ammirando il bellissimo albero di Natale che Nonna aveva voluto addobbare per la grandissima serata della vigilia. Non mi ricordavo il tempo che la casa fosse aperta e dedicata ad una serata mondana, di solito tranne le stanze che venivano usate, il resto della casa restava chiuso in un silenzio anomalo, le persiane accostate per non far entrare nemmeno la luce del sole. Nonostante fosse poco frequentata la casa era sempre pulita . i pavimenti lucidi, i tappeti smacchiati, i quadri brillanti senza alcuna traccia di polvere.

Era quasi mezzogiorno, ma nonna aveva detto che avremmo ritardato un po' per il pranzo, lei voleva che a quel tavolo fossimo tutti presenti, ed in quel momento due ospiti, anzi tre, erano affaccendati a risolvere qualche problemino. Nonna dopo l'esplosione di Penny, aveva preso sulle sue ginocchia Lorelai, ci aveva chiesto di accomodarci e ci aveva raccontato che cosa era accaduto, da quando aveva ricevuto poco prima la telefonata di Bruce.

"Vi vedo molto sconvolti da quanto è successo, vorrei aiutarvi a capire la situazione. Qui è proprio il caso di dire che niente è come sembra" aggiunse strizzandoci l'occhio ed iniziò il suo racconto..

"Poco fa come sapete ho ricevuto una telefonata da Bruce, non l'avevo mai sentito così agitato e confuso, la sua indecisione a parlare era palese, avrebbe voluto e nello stesso tempo avvertivo il suo timore ad esternare una richiesta che gli stava a cuore. Conosco da poco quel ragazzo, ma durante la sua fuga dopo il litigio con Penny, l'ho contattato al telefono e....."

Interruppi Nonna Ester esclamando..."ma nonna perché non me l'hai mai detto che a te aveva risposto! Lo sai quanto eravamo preoccupati per lui!" Aggiunsi profondamente rammaricato.

"Sebastian" mi rispose la nonna, "non l'ho fatto perché glielo avevo promesso ed io mantengo sempre una promessa, lui aveva bisogno di restare da solo per fare ordine nella sua vita, spero che tu lo possa capire".

Non capivo molto questo discorso, però annui e Nonna riprese a parlare.

"Come stavo dicendo prima di essere interrotta" e marcò le ultime parole guardandomi negli occhi, "parlando con lui l'ho convinto a non rimanere da solo chissà dove, sperduto in un posto remoto e sicuramente disagiato conoscendo le sue possibilità economiche e l'ho invitato a soggiornare temporaneamente presso la struttura - Il centro delle farfalle - di cui sono diventata da poco la presidentessa. E' un titolo di riconoscenza di cui hanno voluto insignirmi a titolo di ringraziamento per le generose offerte che ogni anno elargisco a quei bambini, così come al centro pediatrico del nostro ospedale".

"Amo troppo questi pargoletti" aggiunse accarezzando i codini di Lorelai. La bambina stava ascoltando ad occhi sgranati, era molto attenta, forse le sembrava il racconto di una fiaba o forse nessuno si era mai occupato così tanto di lei da tenerla sulle ginocchia e sorriderle. Di solito non amavo molto i bambini, erano chiassosi, pesanti da sopportare, piagnucolosi, (di sicuro stavo descrivendo me da piccolo), ma dopo aver conosciuto Lorelai, i miei principi stavano cambiando, quella bambina così innocente, vispa, ed allegra mi aveva toccato nel profondo.

La guardai, aveva le guance leggermente arrossate; poco prima, avevo cercato di farle togliere il cappottino che indossava, in casa la temperatura era più che confortevole e con quell'indumento anche se non era molto pesante , avrebbe avuto caldo, ma lei non aveva voluto..

Chissà perché mi ero chiesto. Anche Allyson aveva provato con la grazia che contraddistingue il mondo femminile ossia le aveva parlato dolcemente, ma il risultato era stato lo stesso.

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