CAPITOLO 8 : SEBASTIAN - ALLYSON

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SEBASTIAN

Quella mattina mi ero svegliato di buon umore, mi ero preparato per il primo giorno di scuola, avevo preso lo zaino, ero passato da nonna Ester per un saluto veloce, ed ero andato in garage dove "Apocalypse" mi aspettava per la corsa mattutina, Dovevo raggiungere Alan e Oliver al bar Metropolitan vicino alla High School per fare colazione.

Era andato tutto bene, avevo rivisto i miei due amici fidati ed oltre a loro anche altri compagni di classe, ci eravamo incontrati e ridendo avevamo raccontato le solite cazzate e battute che noi maschi ci scambiamo nei nostri incontri.

Tutto regolare , ma poi ero entrato in classe....... -

Entrai per ultimo dopo Alan ed Oliver, e ci dirigemmo insieme come al solito verso l'ultima fila a ridosso del muro, erano cinque anni che quelli erano i nostri posti, ci appartenevano e tutti lo sapevano; per questo non ci preoccupavamo ogni anno di entrare in classe prima per timore che qualcuno potesse usurpare quei posti; nello stesso momento che Oliver iniziò a parlare, il mio sguardo venne attirato come un magnete verso una figura seduta sul fondo della classe, aveva il capo chino, stava leggendo qualcosa, e nei capelli aveva una fascia elastica rossa, la pettinatura era diversa, ma qualcosa mi diceva che quella ragazza era la famosa "rana incazzata" con la quale mi ero scontrato qualche settimana prima.

Non era possibile, qualcuno mi voleva far arrabbiare sul serio, che strani tiri ti gioca il destino pensai, ma avendo capito che Oliver l'aveva riconosciuta e stava per commettere un errore, lo placcai subito impedendogli di continuare. L'atteggiamento migliore da tenere in quel momento era grande indifferenza e freddo distacco, la sorpresa mi aveva scagliato il cervello contro il muro, in questa situazione non potevo agire d'istinto, ma dovevo prendermi del tempo per riflettere. Ero entrato in un mondo parallelo, attraverso l'ovatta che mi circondava sentivo delle voci in sottofondo, ma non riuscivo a percepire le parole e soprattutto non riuscivo a dare una forma logica ai pensieri.

Ad un tratto sentii solo la campanella suonare ed il professore dire : "ragazzi, per oggi le lezioni sono finite, ma dovete andare tutti nell'aula magna per una grande assemblea scolastica".

Erano le 10,30. Raccolsi il mio zaino e seguii i miei due amici in direzione dell'Aula Magna al primo piano. Passando vicino alle ragazze sentii Oliver sussurrare alle ragazze e "per ragazze" intendo Lisa e Tiffany un : "Ci vediamo in Aula Magna".

ALLYSON

Non sapevo dov'era l'aula Magna, Guardai verso Lisa e Tiffany che si stavano alzando dai loro banchi, e chiesi gentilmente: "mi potete indicare come raggiungere l'Aula Magna?".

"E' sufficiente che ci segui "dissero in coro.

"Io....veramente prima devo andare in bagno....poi vi raggiungo".

"Sicura?" Mi chiesero ancora...."Certo" risposi con un sorriso anche se dentro di me sentivo il cuore stretto in una morsa.

" Bene! Allora devi tornare al primo piano e poi....segui gli altri studenti, appuntamento lì".

"Grazie" dissi , "adesso vado" e mi avviai fuori dall'aula.

Sentii Lisa chiamarmi: -" Allyson dammi il numero del tuo telefonino altrimenti come farai a trovarci? Allyson!!!!"

Feci finta di non aver sentito e mi allontanai correndo verso i bagni. Nel bagno c'erano due ragazze che si stavano ritoccando il rossetto, appena uscite, mi appoggiai ad un lavandino aprii il rubinetto e misi i polsi a contatto con l'acqua fredda, sentivo caldo ed avevo la testa in confusione. Tante domande brulicavano nella mia mente, perché aveva fatto finta di non riconoscermi? E perché aveva bloccato il suo amico che stava per rivelarlo? Sicuramente voleva farmela pagare in un altro modo e la cosa mi fece arrabbiare, avevo iniziato male il primo giorno di scuola, anche le mie due amiche mi avevano guardato con curiosità, sicuramente avevano intuito che qualcosa non andava per il verso giusto e quanto prima sarebbero tornate all'attacco; per ora allontanandomi con la scusa del bagno avevo evitato di rispondere ; avrei cercato di pensare a qualche scusa plausibile, più tardi, a mente fredda quando i pensieri si fossero riordinati secondo uno schema logico.

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