CAPITOLO 32 - ALLYSON

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ALLYSON:

Chissà che cosa era successo a Michael, sicuramente qualche impegno urgente l'aveva trattenuto, il giorno prima salutandoci, dopo aver gustato quel succulento piatto di risotto ci eravamo dati appuntamento per il giorno dopo alla fine delle lezioni, ma invece del suo viso sorridente e spensierato mi ero trovata davanti il viso rugoso del bidello che brontolando mi aveva dato un biglietto dicendomi che qualcuno l'aveva lasciato per me.

Non avevo potuto sapere di più perché era sparito così velocemente come era apparso.

Leggendo il biglietto avevo capito chi l'aveva lasciato e perché, il messaggio era chiaro, Michael aveva avuto un impegno e mi aspettava a casa a pranzo. Mi aveva promesso le lasagne, e io ci avevo pensato tutta la mattina , soprattutto nell'intervallo, mentre sbocconcellavo malvolentieri la mia solita mela.

Mi avviai allegramente , la strada anche se lunga non mi sembrò faticosa, le gambe si può dire che camminavano da sole seguendo le indicazioni del mio stomaco che sicuro di quello che avrebbe ingurgitato di lì a poco, non stava più nella pelle dalla felicità e lo comunicava pubblicamente con dei rumori poco simpatici.

Erano quasi le 13.30 quando arrivai all'incrocio che portava alla cascina di Michael, ormai ero quasi arrivata, certo che lo zaino quel giorno era particolarmente pesante, tornando a casa avrei preso l'autobus, non avevo voglia di fare a piedi il resto della strada con la pancia piena.

Arrivai trafelata nel cortile, la porta della cucina era chiusa, forse Michael era già dentro occupato a dare gli ultimi ritocchi al pranzo, tolsi lo zaino e mi precipitai dentro gridando felice il suo nome.

"Michael Michael sono arrivata, ti avverto sono stanca morta ed ho una fame da lupi".

Le parole mi morirono sulle labbra quando dal divano vidi apparire la fisionomia di Bruce Donovan. Non so l'espressione che avevo dipinto sulla faccia in quel momento, ma mi sentivo andare a fuoco, il cuore batteva incessante nel petto e nelle orecchie stordendomi con quel rumore, gli occhi spalancati fissavano attoniti lo sguardo sardonico di Bruce Donovan. Impossibile. Si trattava sicuramente di un incubo. Ero proprio messa male adesso vedevo quei due dappertutto.

"Ciao Allyson, ti stavo aspettando". Disse con voce piatta.

"Tu?" Esclamai, "che ci fai qui, come sei entrato? Avrai sicuramente scardinato la porta, mi hai seguita vero? Maledizione" aggiunsi  "non sono stata attenta e sono caduta in trappola".

"Le donne" continuò lui in risposta, "come avrei potuto seguirti se ero qui prima di te?"

"Non lo so, e non mi interessa, avrai sicuramente architettato qualche imbroglio a mie spese", poi mi guardai intorno e gridai, "avanti Touch esci fuori coccodrillo, tanto ti ho scoperto".

"Touch non è qui" proclamò Bruce con tono deciso.

"Non ci credo" replicai, "voi due siete diventati come il gatto e la volpe, dove ci stai tu , nella tua ombra prima o poi apparirà anche lui".

"Ti stai sbagliando Allyson ti ripeto che Touch non è qui e non sa nemmeno che io sono qua".

La mia espressione scettica gli fece aggiungere, "ma sei di coccio? Non puoi per una dannata volta smettere di vedere nemici dappertutto? Non sei il centro dell'universo Allyson, non pensare che tutti non abbiano altro da fare che inseguirti, per una volta potresti essere ragionevole e soprattutto smettere di fare domande su domande senza dare la possibilità di rispondere, Non è il modo di comportarsi in società".

"E chi se ne frega? Proprio tu mi parli di comportamento corretto, tu l'essere più pericoloso di Burlington, il puttaniere che ha collezionato amanti di ogni genere, bionde brune rosse, giovani, meno giovani, possibile che ti vadano bene tutte le scarpe?"

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